Il 16 marzo 2022 la Ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti e il Presidente di UNI – Ente Italiano di Normazione – Giuseppe Rossi presentarono la prassi di riferimento UNI/PdR 125:2022. Le linee guida ivi contenute (di cui parlammo qui) erano riferite all’impiego di “indicatori prestazionali” per offrire elementi oggettivi da utilizzare per la valutazione sia delle politiche di un’impresa circa la parità di genere sia del suo sistema di gestione. Alla certificazione della parità di genere erano stati inoltre destinati 10 milioni di euro dal PNRR nell’ambito della Missione 5 (Inclusione e Coesione).
Come racconta l’economista Azzurra Rinaldi su La Svolta, il testo del nuovo Codice degli appalti trasmesso dal Governo Meloni alle Camere non contiene alcun riferimento alla certificazione per la parità di genere così come prevista dall’art. 46 bis del Codice delle pari opportunità. Sembrerebbe quindi saltare l’obbligatorietà della Certificazione di Parità di Genere per la partecipazione alle Gare d’appalto, discrimine che rimane a discrezione delle singole Pubbliche Amministrazioni.
Come sottolineato dall’ex Ministra Bonetti, siamo tornati a parlare di donne come soggetti svantaggiati. In questo senso, inoltre, non si sta tenendo conto di quello che sono i parametri dei criteri Esg, di quanto siano a rischio alcuni fondi PNRR, ma anche del fatto che le donne siano le prime a pagare in termini di politiche di inclusione. E questo, ancora una volta, costituisce un freno per la nostra crescita economica.