Gli assistenti sociali del Comune di Milano rischiano di essere sopraffatti dall’onere di gestire l’Assegno di inclusione (la misura che ha sostituito il Reddito di Cittadinanza) a discapito di altri interventi come le emergenze abitative e la protezione degli anziani. La legge prevede infatti che i Servizi sociali dei Comuni debbano prendere in carico i beneficiari dell’assegno entro 120 giorni dalla richiesta, mettendo così a dura prova il personale già oberato di lavoro. È un problema importante, di cui abbiamo parlato in tempi non sospetti qui, nell’ambito del nostro Focus sulle assistenti sociali.
L’assessore al Welfare di Palazzo Marino, Lamberto Bertolè, critica questa normativa, sottolineando che gran parte del tempo degli assistenti sociali viene assorbito dalla burocrazia dell’Assegno di inclusione anziché dall’assistenza diretta alle persone in difficoltà. Nella sola Milano sono 7.800 le procedure attivate e la situazione peraltro è destinata a peggiorare visto che la norma prevede anche un monitoraggio ogni 90 giorni, aggiungendo ulteriori compiti amministrativi agli operatori (oberati anche perché sono pochi rispetto alle necessità).
Per queste ragioni, come scrive il Corriere della Sera, è urgente coinvolgere i Comuni nel riesaminare l’Assegno di inclusione, così da evitare di sovraccaricare ulteriormente il personale e garantire un adeguato supporto alle persone vulnerabili.