Entro sei anni, l’Italia dovrebbe garantire posti negli asili nido per almeno 45 bambini su 100, come stabilito dal Consiglio dell’UE. Tuttavia, questo obiettivo sembra difficile da raggiungere, considerando che il nostro Paese non ha ancora raggiunto il precedente target del 33% fissato nel 2002 a Lisbona. Secondo i dati Openpolis del 2023, attualmente in Italia ci sono solo 28 posti ogni cento bambini, un lieve aumento rispetto ai 27,2 del 2020, ma ancora ben lontano dall’obiettivo del 33%. E ancor di più dal nuovo 45%.
Come possiamo invertire il trend? Il tema è affrontato in un articolo di Greta Sclaunich pubblicato sul Corriere della Sera, anche grazie al punto di vista di Franca Maino, professoressa di Scienze politiche dell’Università Statale di Milano e direttrice di Percorsi di secondo welfare, Alessandro Rosina, professore ordinario di demografia all’Università Cattolica di Milano e di Mariella Luciani, dirigente del settore Politiche sociali del Comune di Como.
Maino, in particolare, ha spiegato a Sclaunich l’importanza di inserire i nidi nel contesto delle politiche territoriali: “I nidi vanno messi in relazione con le altre politiche del territorio: il rischio, in caso contrario, è di avere una struttura che non si riempie”. Per i bambini e le bambine, questa sarebbe un’occasione persa; “gli studi confermano che questo tipo di investimento fa un’enorme differenza sul resto della vita. È anche grazie ai nidi che si contrasta il rischio di povertà educativa che poi diventa materiale”.
Maino insiste anche sull’importanza della formazione delle educatrici per garantire l’apertura delle strutture. Un aspetto cruciale per offrire un servizio che risponda alle esigenze dei lavoratori di oggi. Un interessante esperimento proviene da Como, di cui abbiamo recentemente raccontato anche sul nostro portale, dove quest’anno sarà possibile portare i bambini al nido comunale anche nel mese di agosto.