Secondo le recenti ricerche condotte da Rovati e Pesenti e presentate nel volume Food Bank, Food Poverty, sono 5 milioni e mezzo gli italiani in condizioni di povertà alimentare, di cui un milione e 300mila minori. Nonostante queste cifre, in Italia continua a mancare una politica pubblica nazionale di contrasto alla povertà alimentare. Una mancanza che negli anni è stata ricompresa, da una parte, nelle più generali misure di contrasto alla povertà (social card, carta acquisti, ecc.), dall’altra è stata delegata, più o meno esplicitamente, ed affrontata dal mondo del volontariato e della beneficienza. Sforzi importanti, che tuttavia hanno mostrato diversi limiti nel momento in cui l’indigenza, specialmente in conseguenza della crisi, ha iniziato ad assumere le cifre attuali.
Contemporaneamente, secondo quanto riporta l’osservatorio Waste Watcher, lo spreco domestico italiano nel 2014 è stato di 8,1 miliardi di euro. In Europa, secondo la Commissione europea, gli sprechi sarebbero quantificabili in 100 milioni di tonnellate l’anno: un numero mastodondico che tra l’altro non tiene conto delle perdite nella produzione agricola e i rigetti in mare di pesce. Un tema, quello dello spreco, che è al centro anche della Carta di Milano, la proposta di accordo mondiale per garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti voluta come eredità di Expo Milano 2015, che si concluderà proprio alla fine di questa settimana.
Tuttavia, al di là degli intenti e delle proposte per porre fine al fenomeno della povertà e dello spreco alimentare, già oggi emerge un elemento positivo: la vivacità della società civile, grazie alla quale stanno prendendo vita numerose iniziative basate sul virtuoso utilizzo delle eccedenze di produzione e sulla sinergia tra attori pubblici, privati e non profit – fino al coinvolgimento degli stessi cittadini – nella prospettiva del secondo welfare.
E’ questo il caso dell’efficiente raccolta delle eccedenze prodotte dalla filiera agroalimentare, recuperate ogni giorno da realtà caritative come il Banco Alimentare. O la nascita di nuove forme di sostegno ai più vulnerabili sviluppate dagli empori solidali, soggetti che grazie ad un’attenzione particolare ai nuovi bisogni stanno rinnovando i modelli di contrasto alla povertà integrando positivamente l’azione svolta dai soggetti più tradizionali. O, ancora, il ruolo assunto da un numero crescente di cittadini che sempre più spesso adottano modalità di approvvigionamento e consumo che consentano l’accesso, nonostante il “carovita”, a beni alimentari di qualità – attraverso ad esempio l’agricoltura urbana e dei gruppi di acquisto solidale – e che assumono “comportamenti sostenibili” indipendentemente da una personale condizione di bisogno (la c.d. socializzazione del bisogno). Fenomeni di nicchia che stanno tuttavia iniziando a diventare sempre più frequenti, anche grazie all’uso delle nuove tecnologie – in particolare per favorire lo scambio tra carenze e eccessi – e alla diffusione di una cultura attenta al tema.
Per approfondire questi ed altri argomenti, in occasione degli eventi promossi dall’Università degli Studi di Milano attraverso La Statale per Expo, il nostro laboratorio ha organizzato l’incontro “La povertà alimentare in Italia: le risposte del secondo welfare”. L’evento si terrà venerdì 30 ottobre, alle ore 10.00, presso la Sala Lauree della Facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali, in via Conservatorio 7. Nel corso dell’evento saranno presentati alcuni dati significativi sulla povertà alimentare nel nostro Paese e sarà chiesto ad alcuni degli esperti e protagonisti di raccontare le esperienze di secondo welfare messe in atto per affrontare tale fenomeno. Durante il convegno saranno presentati i principali contenuti del volume “Povertà alimentare in Italia: le risposte del secondo welfare”, edito da Il Mulino, che sarà disponibile dalla primavera 2016.
Riferimenti