Quando si pensa alla lotta alla fame nel mondo la mente corre ai Paesi africani. Alle famiglie che non hanno riso, acqua, patate. Ai pacchi di pasta lanciati dal cielo dalle Ong, alle raccolte fondi e ai progetti per la coltivazione nelle zone rurali più povere. In Italia la fame, quella che scava il viso e impedisce di camminare, è stata sconfitta da tempo ma sulla questione cibo, nutrizione e agricoltura sostenibile il Paese che ha inventato la tanto decantata «Dieta mediterranea» potrebbe fare di più.
Ragion per cui non brilliamo quando si tratta del secondo obiettivo green dell’Onu inserito nell’agenda 2030. L’Sdg che mira a «porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione». Certo qualche passo avanti è stato fatto, come registra l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) nel suo rapporto annuale.
Un primo elemento da cui partire è quello dell’accesso al cibo e della food security che comprende l’impossibilità economica di alcune famiglie di acquistare prodotti alimentari. Per capire l’entità del fenomeno ci vengono in aiuto i numeri: dei 5 milioni di poveri nel nostro Paese solo 2 milioni e 700 mila beneficiano di aiuti alimentari. Il che significa che tendiamo la mano a poco più della metà dei bisognosi e questo nonostante l’impegno quotidiano di organizzazioni come la Caritas.
Il miraggio del cibo sano e la povertà alimentare
Diana Cavalconi, Corriere della Sera, 7 novembre 2018