Stai camminando nelle strade affollate in centro città, magari ti fermi a osservare le luci e ti gusti l’aria di festa osservando le vetrine e schivando la folla. Una mano, dal basso, cattura la tua attenzione: sta chiedendo l’elemosina. In un bicchiere di carta ci sono delle monetine. Ti chiedi: faccio un gesto simbolico per sentirmi in pace, oppure vado avanti?
Incontrare persone che vivono per strada spesso non ci lascia indifferenti. Un “barbone“, un “vagabondo“, un “clochard“. Qualsiasi sia l’immagine a cui fa riferimento la tua mente, si tratta di una condizione umana che difficilmente vorresti sperimentare.
Le persone che vivono per strada, infatti, si trovano quotidianamente esposte al rischio di subire violenze, essere derubate o addirittura morire assiderate. Non avere un posto dove vivere determina una condizione di vulnerabilità estrema a prescindere dal periodo dell’anno. Ma tra dicembre e febbraio, quando le temperature diventano più pungenti, questa diventa più difficile e drammatica. Anche se, forse, permette di uscire dalla condizione di invisibilità.
L’inverno è sicuramente un periodo dell’anno in cui l’esposizione al rischio si amplifica, e si inizia a parlare di “emergenza freddo“. Anche se emergenza non è. I riflettori vengono accesi ciclicamente su questo problema che, in fondo, è strutturale e va affrontato in maniera sistematica. In questo senso sono molte le associazioni che denunciano l’insufficienza cronica di soluzioni per rispondere ai bisogni delle persone che vivono per strada.
Di chi stiamo parlando?
Una persona senza dimora è “un soggetto in stato di povertà materiale ed immateriale, portatore di un disagio complesso, dinamico e multiforme, che non si esaurisce alla sola sfera dei bisogni primari ma che investe l’intera sfera delle necessità e delle aspettative della persona, specie sotto il profilo relazionale, emotivo ed affettivo” secondo Fio.PSD.
La Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora è un’associazione che raggruppa enti pubblici e del privato sociale che offrirono servizi alle persone senza dimora sul territorio nazionale. Il suo Osservatorio mappa i decessi grazie alle segnalazioni delle organizzazioni. Ad oggi sono 361 le persone senza dimora morte nel 2022.
«I dati, purtroppo, confermano la costante di un morto al giorno, una dimensione della tragedia mai vista in questi anni», ha commentato su Avvenire Michele Ferraris, responsabile della comunicazione della Fio.Psd. Il picco raggiunto quest’anno è infatti il più alto registrato negli ultimi cinque anni.
L’aumento dei decessi, secondo Ferraris, può essere ricondotto in parte all’aumento della povertà in generale in Italia. Come ha riportato il 21° Rapporto Caritas su povertà ed esclusione sociale, “L’anello debole”, nel 2021 la povertà si è confermata ai suoi massimi storici, toccati nel 2020.
Arginare il fenomeno
Amministrazioni comunali, provinciali o regionali di fronte a questo fenomeno si attivano per cercare una soluzioni concrete. L’obiettivo è sempre quello di poter offrire un numero di posti letto sufficienti a rispondere alla domanda territoriale almeno nelle notti più fredde rispondendo alla cosiddetta “emergenza”.
Fio.PSD riporta che lo sforzo compiuto per rispondere alle situazioni di grave marginalità è però molto cresciuto. “La capacità di affiancare a servizi più tradizionali, come le mense, i dormitori e la distribuzione, indispensabili per tamponare situazioni emergenziali, anche progetti innovativi che hanno un orizzonte temporale sul lungo periodo, è un importante segnale di cambiamento di prospettiva nei confronti del tema della homelessness“. E, come vi avevamo raccontato, le azioni sono più incisive quando si attiva una rete di coordinamento pubblico-privato.
Gli enti che compongono la Federazione offrono servizi “in grado di intercettare e agganciare anche quelle fasce di povertà diverse dalla homelessness classica“. Sono imprese sociali, organizzazioni di volontariato, fondazioni, enti religiosi civilmente riconosciuti, enti pubblici e associazioni che offrono servizi come accompagnamento ai servizi sul territorio, accoglienza notturna in dormitori, Housing First, Housing Led, distribuzione indumenti e accoglienza diurna.
Guardare agli “invisibili”
A Milano, un ente impegnato in tal senso è Fondazione Progetto Arca. Nata nel 1994 dal desiderio di aiutare concretamente le persone in stato di indigenza, attualmente offre servizi a persone senza dimora, migranti, soggetti con dipendenze e famiglie fragili, anche a livello internazionale.
Alessandro Preti dello staff dell’area volontariato ci ha raccontato che tutte le sere, dal lunedì al venerdì, volontari e volontarie si ritrovano presso il magazzino della Fondazione. Qui “preparano delle ceste con beni di prima necessità che possono essere i saponi, spazzolini, e alcune volte anche i vestiti“, oltre a cibo secco o in scatola. Spesso i volontari sanno già di cosa hanno bisogno le persone, “perché ogni uscita notturna ha un giro predisposto con dei beneficiari che ormai i volontari conoscono e con cui hanno creato anche un legame“.
Ogni sera, quindi, parte un furgone pieno di beni preparati in anticipo, “ma anche con i pasti caldi che vengono preparati da un locale che collabora con noi“, spiega ancora Preti. In base al giorno della settimana si fa un giro diverso: “un giorno ovest, un giorno sud, un giorno in centro” e via dicendo, passando dalle persone senza dimora offrendo beni utili e ascolto. Non può mancare “il rapporto umano“: ascoltare le persone e, nel caso emergano delle necessità specifiche, aiutarle indicandogli figure competenti.
Senza dimora: cosa si può fare
Con Secondo Welfare ci siamo occupati spesso di senza dimora. In questo caso lo facciamo anche per ricordare che chiunque può fare qualcosa per contribuire ad affrontare questa situazione. Questo articolo è infatti il secondo (qui il primo) della nostra campagna natalizia con cui vogliamo creare una sorta di “lista di regali solidali” da cui prendere spunto per donare il proprio tempo o il proprio denaro a chi potrebbe averne bisogno.
In questo senso, per quanto riguarda le persone senza dimora ci si può organizzare anche individualmente per donare beni di prima necessità. Come racconta Alessandro, poi, “diventare volontari è semplice“. Non è richiesto nessun tipo di preparazione particolare, basta entrare in contatto con la Fondazione Progetto Arca e fare un percorso per diventare collaboratori, che viene avviato circa quattro volte all’anno.
Come in Arca, però, sono tante le realtà in cui si può rendersi utili e offrire il proprio tempo. Entrare in contatto è semplice: qui puoi conoscerne qualcuna. Infine, sostenere le organizzazioni che quotidianamente lavorano a stretto contatto con le persone senza dimora può permettere di garantire loro un sostegno più attento e, per certi versi, specializzato. Si può fare quindi una donazione alle organizzazioni nazionali che tutto l’anno coordinano gli interventi a supporto delle persone senza dimora: qui ne puoi trovare alcune.