La Didattica a distanza è in un’istituzione che dovrebbe fungere da livella (tutti uguali davanti alla schermo). È diventata invece un feroce meccanismo divisivo che premia il privilegio (di avere un computer, una casa grande, una famiglia attenta) e si accanisce contro i più fragili (lo spiegavamo qui).
Su Repubblica Claudia De Lillo spiega che, come non siamo stati in grado di proteggere gli anziani nella prima fase della pandemia, adesso rischiamo di fallire anche con i bambini. I soldi per evitarlo ci sarebbero: 17 miliardi del Pnrr, a cui si aggiungono 900 milioni della manovra finanziaria per il settore dell’istruzione.
Tuttavia un utilizzo frammentario in un rivolo di progetti slegati rischia di annacquare un patrimonio unico. Occorre quindi investire nell’organico, nelle persone che la scuola la fanno quotidianamente, negli edifici che la scuola la accolgono e in una politica che metta al primo posto bambini e adolescenti. Una strada che a nostro avviso potrebbe anche essere seguita anche ricorrendo ai Patti educativi di comunità, di cui Secondo Welfare ha raccontato qui e qui.