Lo scorso 22 marzo è stato approvato il primo “Piano per gli interventi e i servizi sociali di contrasto alla povertà”. Il piano è frutto del lavoro della “Rete della protezione e dell’inclusione sociale”, un organismo previsto dal decreto legislativo (n. 147 del 15 settembre 2017) che ha attuato il Reddito di Inclusione (REI). Questo organo, presieduto dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali, riunisce gli assessori delle regioni e di alcuni comuni individuati dall’ANCI e i responsabili territoriali delle politiche sociali.
Il Piano costituisce lo strumento programmatico per l’utilizzo della quota del Fondo povertà destinata al rafforzamento degli interventi e dei servizi territoriali rivolti ai beneficiari REI e rappresenta un elemento essenziale per il funzionamento della nuova misura di contrasto alla povertà.
Le risorse disponibili
Il Fondo Povertà è permanente e stanzia, per i servizi da erogare a livello locale e connessi all’attuazione REI, circa 300 milioni di euro nel 2018 che salgono a 470 milioni dal 2020 e per gli anni successivi. Se a queste risorse si aggiungono quelle comunitarie per le politiche di sostegno alle persone più deboli e quelle rivolte alle persone in povertà estrema, i territori potranno contare (a regime) su oltre 700 milioni di euro l’anno. Il piano e i livelli essenziali delle prestazioni.
Il piano e i livelli essenziali delle prestazioni
Con l’istituzione del REI e la definizione del piano, per la prima volta (da quando è stata introdotta, nel 2001, la riforma del Titolo V della Costituzione), le prestazioni sociali acquisiscono la natura di Livelli essenziali delle prestazioni. L’idea è quella di accompagnare la famiglia in tutto il percorso nei servizi che va dalla richiesta delle informazioni all’uscita dalla condizione di povertà. In questo quadro, il decreto che ha attuato il REI ha definito quali livelli essenziali delle prestazioni:
- I servizi volti a garantire l’informazione e l’accesso al REI
- La valutazione multidimensionale del bisogno, che consiste in un’analisi dei fattori di vulnerabilità della famiglia e identifica i possibili percorsi verso l’autonomia
- Il progetto personalizzato che definisce gli obiettivi generali e i risultati da raggiungere tramite specifici sostegni, assicurati dai servizi e da impegni che il nucleo familiare assume in accordo con i servizi sociali territoriali.
Con riferimento all’accesso ai servizi, l’obiettivo individuato del Piano prevede l’attivazione di un numero congruo di “punti per l’accesso al REI”, ovvero di uffici chiaramente identificati nel territorio, in cui i cittadini possono ricevere informazioni, consulenza, orientamento e, se necessario, assistenza nella presentazione della domanda. Nello specifico il piano prevede l’attivazione di un punto di accesso ogni 40mila abitanti.
Per garantire la valutazione multidimensionale del bisogno, che è una funzione tipicamente svolta dal servizio sociale professionale, il piano mira ad assicurare, nel primo triennio di attuazione del REI, almeno un assistente sociale ogni 5mila abitanti.
Per quanto riguarda il progetto personalizzato, il piano prevede infine che almeno un servizio (come ad esempio la partecipazione a tirocini per l’inclusione, assistenza domiciliare, sostegno socio-educativo, sostegno genitoriale, mediazione culturale, pronto intervento sociale) sia attivato ogni qual volta si presenti una situazione di bisogno complessa. Il piano ha previsto inoltre l’attivazione di percorsi di sostegno alla genitorialità quando nel nucleo familiare è presente un bambino o una bambina nei primi mille giorni della sua vita.
Il prossimo step: i piani regionali
Nelle prossime settimane, la Conferenza Unificata (Governo-Regioni-Comuni) dovrà approvare il Piano nazionale e questo aprirà la strada ai successivi piani regionali. Attraverso la pianificazione regionale, ciascuna regione indicherà le azioni di rafforzamento specifiche previste per ciascun territorio.
In particolare, i piani regionali dovranno disciplinare le forme di collaborazione e cooperazione utili a promuovere la progettazione unitaria, il lavoro multidimenzionale sui beneficiari e il rafforzamento del lavoro in rete. Su questo fronte due sono gli elementi su cui il piano pone l’attenzione: 1) gli ambiti di programmazione del comparto sociale, sanitario e delle politiche del lavoro devono essere omogenei a livello territoriale; 2) nella programmazione e realizzazione degli interventi si deve tener conto delle attività che il Terzo Settore realizza nei singoli territori.