Il Corriere della sera ha anticipato i contenuti del decreto legge che la Ministra del Lavoro Elvira Calderone dovrebbe portare al Consiglio dei ministri nelle prossime settimane per riformare il Reddito di Cittadinanza. Al posto dell’attuale misura dovrebbe arrivare MIA, la Misura di inclusione attiva.
Le platee della misura
Nel suo articolo Enrico Marro spiega che i potenziali beneficiari, in linea con quanto deciso con la manovra, verranno divisi in due platee: famiglie povere senza persone occupabili e famiglie con occupabili.
“Le prime” scrive Marro “sono quelle dove c’è almeno un minorenne o un anziano over 60 o un disabile”. Le seconde sono invece le famiglie “dove non ci sono queste situazioni ma almeno un soggetto tra 18 e 60 anni d’età. In sostanza, gli occupabili (stimati in 300 mila nuclei monofamiliari più 100 mila nuclei con più membri), che beneficiano dell’attuale Reddito al massimo per 7 mesi nel 2023 e comunque non oltre il 31 dicembre, scaduta la prestazione potranno presentare la domanda per la Mia: che però, per loro, sarà meno generosa e avrà una durata inferiore rispetto al Reddito di cittadinanza e anche alla Mia di cui beneficeranno le famiglie senza persone occupabili”.
Il criterio dell’occupabilità
Il criterio con cui viene definita l’occupabilità, di fatto, sembra rimanere lo stesso della misura temporanea già varata dal Governo per il 2023. Una scelta che Cristiano Gori, professore all’Università di Trento ed esperto di politiche contro la povertà, aveva criticato proprio sulle nostre pagine.
Gori aveva definito i nuovi criteri per stabilire l’occupabilità “sbilenchi” perché “nessun Paese in Europa li adotta in questo modo”. La logica, aveva spiegato il professore, “si basa sull’assunto che i beneficiari soggetti al limite degli otto mesi siano quelli potenzialmente inseribili al lavoro con più facilità e più rapidamente. Al contrario, è palese che la popolazione interessata non viene scelta in base a questa possibilità”.
Gli importi previsti
L’articolo del Corriere passa quindi a descrivere quali sono gli interventi pensati per occupabili e non occupabili.
I non occupabili dovrebbero ricevere importi simili a quelli del Reddito di Cittadinanza, anche se verrebbe abbassata la quota aggiuntiva nel caso in cui il beneficiario debba pagare l’affitto. Agli occupabili, invece, il sussidio verrebbe tagliato in maniera sostanziale. “Qui l’ipotesi che ha più chance è quella che vede l’assegno base ridotto a 375 euro“, scrive Marro, con una riduzione rispetto ai 500 euro massimi previsti dal Reddito di cittadinanza per un singolo.
A cambiare dovrebbe essere anche il tetto per aver diritto alla nuova Misura di inclusione attiva, che si abbasserà dagli attuali 9.360 euro a 7.200 euro. Si tratta di “un taglio di oltre 2 mila euro dell’indicatore della ricchezza familiare che rischia di far fuori una fetta significativa della platea di potenziali beneficiari, probabilmente un terzo”.
Marro sottolinea infine che “con la riforma del Reddito e della pensione di cittadinanza (quest’ultima di fatto assorbita nella Mia) il governo punterebbe a risparmiare complessivamente almeno 2-3 miliardi l’anno rispetto ai 7-8 spesi annualmente per il Reddito“, conclude l’articolo.
In attesa di conferme
I condizionali rimangono d’obbligo. Come detto in apertura, infatti, quelle relative a MIA sono solo anticipazioni di stampa di un provvedimento che ancora deve vedere la luce e che, quindi, potrebbe cambiare in maniera sostanziale, anche sulla base delle reazioni alle anticipazioni stesse. Nelle prossime settimane, come sempre, terremo monitorato il tema per segnalarvi i cambiamenti che interverranno sul fronte del contrasto alla povertà che, come sapete, seguiamo da lungo tempo.