Nella seduta dello scorso 18 aprile, la Giunta della Regione Lombardia ha approvato il "nuovo" Reddito di Autonomia, che si rivolge alle famiglie in condizione di vulnerabilità socio economica, ed in particolare ai soggetti fragili come anziani e disabili. Il pacchetto di misure lanciato lo scorso autunno e sperimentato nei primi mesi del 2016 entra quindi in una nuova fase. Con i primi provvedimenti di attuazione dello scorso 29 aprile l’Esecutivo ha confermato gran parte delle misure, rivedendo tuttavia alcuni dei criteri di funzionamento e prevedendo, in alcuni casi, risorse aggiuntive. Abbiamo discusso dei contenuti del nuovo pacchetto con Paola Gilardoni, Segretario della CISL Lombardia.
Può spiegarci quali sono i principali interventi previsti dal “nuovo” Reddito di Autonomia e quali sono le principali differenze rispetto al precedente pacchetto di misure
Per prima cosa sul fronte del sostegno alla famiglia è stato previsto un contributo economico di 1.800 euro per ciascun figlio, ripartito in un arco temporale compreso tra i sei mesi prima del parto fino ai primi sei mesi di vita del bambino, con la predisposizione di un progetto personalizzato promosso dai Consultori accreditati, dai Centri di Aiuto alla Vita, in concorso con i servizi sociali del comune.
Si tratta di un riconoscimento economico che nel precedente pacchetto di misure era previsto solo a partire dal secondo figlio, mentre ora si estende anche ai primi figli. Inoltre, contrariamente a quanto previsto dal “vecchio” pacchetto, il contributo economico è riconosciuto anche in caso di adozione, a partire dall’ingresso del bambino in famiglia. È stato poi introdotto un contributo regionale a integrazione delle agevolazioni già previste dai comuni per l’accesso ai servizi per l’infanzia, nidi e micro nidi. Per l’accesso agli interventi di sostegno alla natalità, alla famiglia e ai servizi per l’infanzia è stato poi modificato il requisito della residenza. Se prima era necessario che entrambi i genitori fossero residenti in Lombardia da almeno cinque anni, ora è sufficiente che un solo genitore risponda a questo requisito.
La Delibera ha poi confermato il voucher fino a 400 euro al mese per 12 mensilità destinato ad anziani over 75 anni con compromissione funzionale lieve e a disabili over 16 anni. Nell’ambito degli interventi di politiche attive per il lavoro, invece, è stato confermato il contributo fino a 1.800 euro destinato ai disoccupati da oltre 36 mesi.
In generale, il nuovo pacchetto ha esteso la platea dei beneficiari, per poter accedere a tutte queste misure è stata infatti prevista una soglia Isee comune, pari a 20 mila euro annui. Si noti che nel caso dei voucher la soglia di accesso è stata raddoppiata rispetto al precedente intervento che aveva fissato tale soglia a 10.000 euro annui.
L’unica misura che si conferma invariata rispetto allo scorso autunno è l’eliminazione dei super ticket sanitari per coloro che hanno un reddito fiscale famigliare sotto i 18.000 euro annui. Su questo punto riconfermiamo le nostre perplessità. Innanzitutto questa misura presenta una soglia di reddito eccessivamente bassa che porta a escludere lavoratrici, lavoratori e pensionati. Inoltre, abbiamo ancora in corso un confronto con L’Assesorato al Welfare per ridurre in modo significativo la compartecipazione alla spesa sanitaria per tutti i cittadini lombardi.
In sintesi, quali sono gli aspetti positivi del nuovo intervento?
Rispetto alle deliberazioni dello scorso ottobre c’è stato un incremento delle risorse disponibili anche se dei 64 milioni di euro inizialmente annunciati dalla Regione per il bonus famiglia e la misura nidi gratis, nei provvedimenti di attuazione deliberati dalla Giunta lo scorso 29 aprile ne vengono stanziati 40. Si tratta di un primo passo ma è importante che siano effettivamente stanziate risorse adeguate per poter strutturare un sistema di tutele rivolto alle famiglie fragili
Nel complesso poi, le misure per il 2016 recepiscono alcune delle osservazioni che abbiamo presentato e tengono conto degli esiti emersi nel confronto presso l’Assessorato. Questo, in particolare se consideriamo il riconoscimento economico in caso di nascita fin dal primo figlio, l’ampliamento della platea dei potenziali beneficiari ottenuto uniformando la soglia Isee a 20 mila euro, il potenziamento dei servizi per l’infanzia (nidi e micro nidi). Infine, anche grazie alla nostra sollecitazione, è stata recuperata la clamorosa esclusione delle famiglie adottive dalla misura per la natalità. Tuttavia, resta ancora da capire la ragione per cui il contributo economico non sia riconosciuto fin dall’ingresso del bambino in famiglia, ovvero nella fase di affido pre-adottivo.
Cosa si può ancora fare per migliorare il Reddito di Autonomia?
Anche se è stato parzialmente corretto, riteniamo che sia ancora necessario intervenire sul requisito della residenza che regola l’accesso alle misure previste per la famiglia. La sua rimodulazione (ora è sufficiente che un solo genitore, e non più entrambi, sia residente in Lombardia da almeno 5 anni) è ancora limitante e discriminante. La revisione è necessaria, in particolare, in riferimento alle minorenni e alle donne sole in gravidanza, soggetti discriminati e penalizzati dai nuovi requisiti potendo in precedenza accedere alle misure del fondo “Nasko” con 2 anni di residenza in Lombardia.
Auspichiamo infine di poter proseguire il confronto presso l’Assessorato al Reddito di Autonomia e Inclusione Sociale rispetto all’attività di monitoraggio relativa all’applicazione delle misure e all’utilizzo delle risorse, al fine di valutare anche la ricaduta degli interventi. In particolare, sarà importante sollecitare sul territorio i soggetti deputati alla programmazione e gestione delle misure per una verifica della loro efficacia, compresi i Comuni, alla luce dell’accordo tra Regione e Anci Lombardia per l’attuazione della misura per l’accesso ai servizi per l’infanzia