In questi anni ActionAid ha monitorato i flussi di Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) ma anche le politiche di contrasto alla povertà in Italia, due binari che abbiamo sempre voluto fossero paralleli e mai concorrenziali tra loro, per contribuire a promuovere una visione organica e il più ampia possibile sul contrasto alla povertà. Due facce della stessa medaglia, fatta di disuguaglianze sociali e rapporti di potere non alla pari. Non è un caso che l’edizione di quest’anno del volume “L’Italia e la lotta alla povertà” (edito da Carocci) abbia come sottotitolo “un’agenda a 360 gradi”. Guardare all’Italia nella sua interezza, perché per avere un ruolo credibile e positivo nel mondo dobbiamo fare bene anche quando si tratta di scelte di politica nazionale.
Su entrambi i fronti, l’Italia non veste la maglia di campione. Nonostante le promesse di Renzi, di voler recuperare il terreno perduto, le risorse stanziate per la cooperazione internazionale sono ancora poche, solo lo 0,19% dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) in rapporto al Prodotto Nazionale Lordo (PNL) secondo i dati OCSE per il 2014, ben lontano dallo 0,7% concordato a livello internazionale.
Il nuovo impianto legislativo introdotto con la legge 125/2014 ha sicuramente dimostrato una nuova attenzione da parte del Governo al tema della cooperazione internazionale, e da parte sia del Governo che del parlamento per gli assetti istituzionali della cooperazione internazionale. Attenzione che si legge anche dalle dichiarazioni del premier alla III Conferenza internazionale sui finanziamenti allo sviluppo di Addis Abeba (luglio 2015), quando ha auspicato un «cambiamento radicale dell’APS del nostro paese che entro il 2017, quando l’Italia ospiterà il vertice del G7, sarà tra i più importanti all’interno della comunità G7. […] Entro il 2017 dobbiamo arrivare al quarto posto nel G7». Per ora però a queste attenzioni non seguono azioni concrete per il rispetto degli impegni in termini di volumi di risorse e il nostro paese vede così aumentare il divario dagli obiettivi internazionali e dalla media dei paesi OCSE/DAC e dell’Unione Europea.
Parallelamente con l’edizione di quest’anno del volume, ActionAid ha voluto analizzare anche le politiche nazionali di alcuni paesi europei che hanno uno “schema di reddito minimo” mettendo in luce come l’Italia – pur essendo insieme alla Grecia un paese in cui la crisi si è fatta sentire duramente – non si sia mai dotata di tale schema. In Europa, a cinque anni dal lancio della strategia “Europa 2020”, la povertà relativa e assoluta, invece di diminuire, è complessivamente aumentata. Le analisi di ActionAid consentono di avere una comprensione del fenomeno che evidenza ampie divergenze tra le politiche degli Stati dell’UE, che riguardano non solamente l’andamento dell’economia negli anni della crisi avviata nel 2007, ma le capacità degli Stati stessi di predisporre strumenti efficaci per contrastare l’aumento dei bisogni sociali della popolazione.
L’analisi dettagliata delle recenti scelte in Italia e Grecia ci ha fatto capire quanto, pur in presenza di gravi deterioramenti nell’andamento dell’economia e di forti condizionamenti da parte di attori esterni, le scelte politiche siano cruciali; e quindi responsabili del grado di protezione dei cittadini europei di fronte a bisogni crescenti e a nuovi rischi sociali. In Europa, sistemi di protezione sociale ampi e ben sviluppati contribuiscono ad alleviare le condizioni dei cittadini di fronte ai rischi sociali maggiori, come la malattia, l’anzianità, la disoccupazione e la non autosufficienza.
L’Europa fatica a trovare una strada unitaria per il contrasto alla povertà; il nostro paese sembra andare avanti con il freno a mano tirato. Un paese che sperimenta forti disuguaglianze al proprio interno può davvero giocare un ruolo credibile in termini di cooperazione allo sviluppo?
Senza mai diventare la priorità della politica durante diverse legislature, la lotta alla povertà in Italia è stata affrontata solo con misure categoriali: misure destinate ai disoccupati, agli anziani e così via. Quindi con politiche disegnate per far fronte a rischi diversi, ma che non rispondono al principio di universalità. Il dibattito attuale, che sul campo stiamo affrontando anche grazie alla partecipazione all’Alleanza contro la povertà, mostra invece come, per proteggere 4 milioni di poveri assoluti e far fronte al rischio che divengano povere 17 milioni di persone, il nostro paese abbia urgente bisogno di una misura universale e soprattutto stabile nel tempo. La proposta che emerge dall’analisi di ActionAid è quindi la necessità di fare scelte politiche coraggiose, cruciali per proteggere i cittadini. E’ necessario introdurre uno schema di reddito minimo e aumentare le risorse disponibili, ma soprattutto cominciare a prevedere misure stabili. Una strada coraggiosa, che promuova politiche realmente efficaci, bilanciando contributi economici e percorsi di inserimento sociale e lavorativo.
Riferimenti
ActionAid (2016), L’italia è la povertà nel mondo. Un’agenda a 360°, Carocci.