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Lo scorso 3 Novembre, la Caritas ha pubblicato il volume “Nel Paese dei Neet. Rapporto di ricerca sui giovani Neet in condizione di povertà ed esclusione sociale” scritto da Walter Nanni e Serena Quarta.

Il volume presenta i principali risultati di una ricerca che ha riguardato i giovani Neet che si rivolgono ai Centri di Ascolto Caritas. L’indagine si è posta l’obiettivo di approfondire la duplice condizione di svantaggio di quei giovani che provengono da contesti di disagio sociale e povertà economica e sono “Not in Employment, Education and Training”, ovvero sono esclusi da percorsi di studio e formazione oltreché dal lavoro. L’indagine è stata sviluppata attraverso:

  • un’analisi statistica che ha riguardato 1.749 Neet utenti dei servizi Caritas
  • 51 interviste in profondità, distribuite per macro aree territoriali
  • 3 esperienze di shadowing (una tecnica qualitativa di osservazione che deriva dall’antropologia culturale)

 


I Neet nei Centri di Ascolto Caritas

Nel periodo compreso fra il 15 settembre e il 15 dicembre 2015, ai Centri di Ascolto Caritas di 80 diocesi italiane si sono rivolti complessivamente 1.749 Neet. Questi giovani hanno un’età compresa fra 18 e 34 anni e sono perlopiù stranieri (77,4% del totale). Fra i Neet stranieri troviamo principalmente uomini (56,2%), mentre i Neet italiani sono prevalentemente donne (poco più del 60%).

Il livello di formazione dei Neet è piuttosto basso. Quasi la metà di questi giovani possiede solo la licenza di scuola media inferiore e ben l’8,6% è analfabeta o privo di un titolo di studio. Solo il 4,9% del totale dei Neet ha conseguito un titolo di studio universitario. Di questi il 4% è straniero e lo 0,9% italiano.

Oltre il sessanta percento dei Neet italiani denuncia la presenza di “gravi problemi legati alla sfera occupazionale”, mentre tale segnalazione interessa solo il 42% degli stranieri. Anche la povertà economica è segnalata come problema più dagli italiani (63,0%) che dagli stranieri (46,2%). In particolare, nel caso degli italiani i problemi si concentrano attorno alla sfera dei bisogni primari (reddito, casa e lavoro). Nel caso degli stranieri invece emergono problematiche relative alla condizione di migrante (22,3%) e alla sfera educativa e formativa (15,7%). I Neet che si rivolgono ai Centri di Ascolto richiedono prevalentemente beni e servizi materiali (31,7%). A queste richieste seguono quelle relative ai sussidi economici (9,4%) e al lavoro (8,7%).


Le interviste in profondità

I Neet intervistati, sottolinea il volume,  sono privi di ambizioni professionali e di progettualità lavorative. I percorsi formativi dai quali provengono sono spesso frammentati, incompleti, anche a causa della “debole genitorialità” che ha accompagnato il loro percorso di crescita. Infatti, nei momenti delle grandi scelte formative, i genitori di questi ragazzi non sono stati in grado di indirizzarli e guidarli, verso percorsi formativi ed educativi ma hanno piuttosto privilegiato un precoce inserimento nel mondo del lavoro. Contemporaneamente, emerge che anche l’istituzione scolastica non è stata in grado di interagire con le famiglie per orientare e accompagnare questi ragazzi nella scelta o nella ri‐conversione di percorsi scolastici fallimentari.

Le interviste hanno evidenziato poi che i Neet in condizione di povertà faticano ad analizzare la realtà in cui vivono. In sostanza, come emerge dal volume, questi ragazzi appaiono rassegnati, immobili e poco propositivi rispetto a un futuro verso il quale non riescono a proiettarsi.

Diversa appare invece la condizione delle donne Neet che sono fuori dall’istruzione, dalla formazione e dal lavoro per accudire e assistere uno o più componenti della famiglia di appartenenza. In questo caso, tale condizione, pur essendo la causa di esclusione dall’istruzione e dal lavoro, è fonte di identità e sostegno psicologico.

Infine, nel caso dei Neet di origine straniera le situazioni di criticità derivano sia da confusione e incertezza (personale e familiare) sia da fattori legati al contesto migratorio. Nel caso degli stranieri, la conclusione prematura dei percorsi scolastici e l’inserimento precoce nel mondo del lavoro sono imposti da motivi economici, e non da un atteggiamento negativo dei genitori rispetto alla scuola.


Le proposte di intervento

Il volume contiene infine alcune proposte di intervento frutto di un percorso di auditing, che ha visto la partecipazione di 40 testimoni privilegiati, provenienti dall’ambito Caritas, Cnos‐Fap dei Salesiani e Pastorale Giovanile CEI. Le tabelle che seguono riportano tali proposte.

 

Tabella 1. Le proposte di intervento in materia di lavoro e inserimento lavorativo, formazione professionale, scuola – educazione
Fonte: Elaborazione su “Sintesi indagine” pp. 3-4

 

Tabella 2. Le proposte di intervento in materia di orientamento, accompagnamento e tutoraggio, cultura, risorse e territorio, supporto alla persona, assistenza socialeFonte: Elaborazione su “Sintesi indagine” pp. 3-4