Una delega al Governo per contrastare la povertà, passando dal riordino delle misure già in vigore e soprattutto dall’intoroduzione del reddito di inclusione, il pivot intorno al quale il governo Renzi prima, e Gentiloni ora, tiene a bada il problema di chi non arriva a fine mese. Come ha spiegato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, dopo l’approvazione della delega – prevista per giovedì mattina – da parte del Senato, il dicastero dovrà procedere spedito verso l’adozione dell’unico decreto attuativo necessario per mettere in pista la misura.
Il reddito di inclusione prevede una dotazione di 1,6 miliardi, che saranno distribuiti solo dopo la prova dei mezzi: l’Isee sarà necessario per accedere al supporto. Il ministro punta a raggiungere 400mila famiglie con figli minori a carico, cioè 1,77 milioni di persone. L’assegno mensile dovrebbe ammontare a 480 euro, probabilmente trasferiti ai destinatari in forma di carta prepagata. Nel solco del difficile rilancio delle politiche attive, chi riceverà il sostegno dovrà sottoscrivere un "patto con la comunità", che va dal buon comportamento civico all’accettazione delle proposte di lavoro che possono essere girate dagli sportelli regionali.
Questa card prepagata potrebbe essere però un rimedio limitato. Riferendo in Parlamento sui progetti di legge sul tema, il presidente dell’Istat Giorgio Alleva ha spiegato che nel 2015 circa il 6% delle famiglie residenti in italia era in condizione di povertà assoluta. Sono cioè persone che spendono meno di quello che – secondo la statistica – è necessario per vivere con sufficiente agio. Il fenomeno appare più diffuso nel Mezzogiorno e tra le famiglie con tre o più figli minori che, nonostante siano destinatarie di misure apposite come l’assegno per il nucleo familiare, sono in povertà assoluta nel 18% dei casi.
In arrivo il reddito di inclusione per 1,8 milioni di persone. Ma i poveri "assoluti" sono 4,6 milioni
La Repubblica, 8 marzo 2017