I vincoli per l’accesso sono troppi, le domande rifiutate oscillano fra il 40% e l’80% di quelle presentate. Di fatto sono stati esclusi i nuclei familiari più giovani, con un solo figlio, che invece, nelle intenzioni originali, il Sostegno per l’Inclusione Attiva (SIA) puntava a sostenere. A dirlo in un comunicato è Nicoletta Teodosi, presidente del Collegamento Italiano di Lotta alla Povertà (CILAP), sezione italiana della European Anti Poverty Network (EAPN): “c’è qualcosa che non va e non vorremmo che la causa fosse sempre attribuita ai potenziali beneficiari che compilano domande mendaci”.
Come funziona il SIA
Il Sostegno per l’inclusione attiva si rivolge a famiglie in condizioni disagiate in cui è presente un minore, un figlio disabile o una donna in stato di gravidanza accertata.
La misura prevede l’erogazione di un beneficio economico condizionato all’adesione a un progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa. Tale beneficio è proporzionale al numero di componenti familiari e va da 80 euro, previsti per i nuclei composti da un solo membro, a 400 euro, nel caso di famiglie con cinque o più componenti. Per accedere al SIA il nucleo famigliare deve presentare alcune caratteristiche (qui elencate) e essere sottoposto a una valutazione multidimensionale del bisogno, che tiene conto dei carichi familiari, della situazione economica e di quella lavorativa.
Come previsto dalla Legge di Stabilità 2016 (art. 1, commi 386-388), le risorse destinate al SIA sono pari a 750 milioni. Ad esse vanno inoltre aggiunte le risorse del Fondo Sociale Europeo, e in particolare del primo Programma Operativo Nazionale dedicato interamente all’inclusione sociale (PON inclusione), cui possono accedere i Comuni. Si tratta di circa 1,2 miliardi di euro da destinare al potenziamento della rete dei servizi sociali e la loro collaborazione con gli altri attori territoriali (Asl, scuola, servizi per l’impiego ecc.).
Problemi riscontrati
Le osservazioni del CILAP, che arrivano a circa 3 mesi dall’entrata in vigore della misura, hanno come base i feedback che l’associazione riceve dai Comuni e dalle organizzazioni associate. Secondo le rilevazioni effettuate, il nucleo familiare tipo che richiede il SIA è composto da genitori che hanno in media 30/35 anni sono disoccupati o sotto-occupati, hanno uno o due figli e un Isee sotto i 3.000 euro. Chi invece non può richiedere la misura – continua la Teodisi – sono le persone più avanti con l’età che, pur essendo anch’esse fortemente deprivate, non posseggono i requisiti per accedere al SIA. A questi, dunque, non rimane che rivolgersi ai Comuni che però, come è noto, versano in condizioni critiche e sono spesso nell’impossibilità di andare incontro alle loro esigenze.
I tempi per valutare la misura, continua la presidente, sono ancora prematuri. È infatti necessario aspettare che siano operativi i progetti personalizzati (la parte attiva della misura), ma è altrettanto chiaro che per l’attivazione di questi progetti è necessario costruire una governance territoriale che promuova la costruzione di politiche integrate e su questo punto non mancano le difficoltà. Governance che al momento sembra mancare.
Ai problemi legati ai vincoli che regolano l’accesso al SIA, infatti, si aggiungono quelli operativi e gestionali che riguardano ad esempio il rapporto fra gli enti locali e l’INPS. Per poter inserire le domande, gli operatori (di norma gli assistenti sociali) devono richiedere l’estensione del PIN personale del richiedente. Tutto sarebbe certamente più semplice se ci fosse un PIN da attribuire al Comune. Come se non bastasse la piattaforma INPS è spesso bloccata, senza che gli operatori ne sappiano le ragioni.
Le richieste al Governo
Pur comprendendo gli sforzi fatti finora dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per implementare la misura, i risultati attuali appaiono deludenti. Pertanto per il 2017 il CILAP auspica la revisione delle condizionalità e l’ampliamento della platea ai nuclei con un solo figlio, in attesa che anche l’Italia si doti del reddito minimo adeguato per chi è solo, non ha figli, vive sotto la soglia di povertà o ne è a rischio.
Riferimenti
Il comunicato di CILAP sul SIA