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Lo scorso settembre a Napoli si è tenuta la XVI Conferenza ESPAnet Italia. Di seguito proponiamo la sintesi di uno dei paper  presentati durante la sessione dedicata alla salute mentale delle nuove generazioni, che crediamo di valore per approfondire il tema del benessere psicologico a scuola (e non solo).

Negli ultimi anni la ricerca sociale si è impegnata a comprendere la relazione fra benessere e povertà dei minori, che va oltre la deprivazione economica e riguarda l’assenza di risorse soggettive utili per lo sviluppo di capacità psico-cognitive. Tale forma di povertà ha effetti negativi sul consolidamento del benessere psicofisico in età adulta. In questa prospettiva, il presente articolo presenta i principali risultati della ricerca “Il mondo della vita di bambini/e e adolescenti in Alto Adige – una ricerca partecipativa” condotta dal Centro di competenza Lavoro Sociale e Politiche sociali della Libera Università di Bolzano, che si è posto l’obiettivo di definire i bisogni e individuare delle strategie a sostegno dei minori attraverso il loro diretto coinvolgimento.

Povertà e benessere dei minori: quale relazione?

È importante comprendere il rapporto fra la povertà e il benessere dei minori perché parlare di povertà sociale1 significa parlare di benessere nelle fasi di vita successive all’infanzia e all’adolescenza le quali rimangono fondamentali per lo sviluppo psico-cognitivo e sociale di un minore. L’intersezione fra fattori sociali, materiali e benessere definisce la povertà in termini sociali. L’istruzione, il livello culturale, la qualità della vita, la partecipazione civica, l’accesso ai diritti e il benessere sia relazionale sia psicologico sono fattori da considerarsi al pari del reddito e del patrimonio, perché l’assenza o la scarsa presenza di questi fattori grava su di uno stato di povertà e sul rischio di povertà.

Definita in questi termini, la povertà influenza la capacità di stare bene in compagnia o da soli, in un contesto scolastico o anche extrascolastico.  Avere le risorse necessarie per affrontare uno stato di malessere dipende dallo sviluppo di capacità che ci consentono di affrontare i periodi di stress e di trarne vantaggio senza sopperirvi; il benessere è un processo2 e non uno stato e si compone di vari fattori, fra cui l’emotività, l’autodeterminazione, lo sviluppo personale e le relazioni interpersonali.

Benessere a scuola: la valutazione educativa può fare la differenza?

Secondo  dati Istat, a partire dal 2021, come conseguenza della pandemia, il rischio di povertà o esclusione sociale ha colpito il 28,8% dei bambini e ragazzi di età inferiore a 16 anni, a fronte del 24,4% sul totale della popolazione. Inoltre, la chiusura delle scuole ha contribuito all’aumento di un impoverimento in termini cognitivi e socio-emozionali soprattutto a carico dei minori: trattasi di un vero e proprio “learning loss” (Save the Children, 2022).

La povertà e il rischio di povertà possono inoltre esporre sia le famiglie che i minori a un crescente aumento di vulnerabilità sociale con la conseguente tendenza all’ esclusione sociale dei minori, la quale dipende anche dall’unione di fattori sociali, economici, culturali e individuali. Ecco perché parlare di spazi di partecipazione che coinvolgono esperienze positive di socialità è diventato un fattore importante nella costruzione del benessere sociale di un minore.

I risultati della ricerca in Alto Adige: il bisogno di raccontare

I dati post-pandemia sull’incremento della povertà dei minori in Italia hanno portato ad analizzare il rapporto fra povertà e benessere anche in regioni italiane dove il rischio di povertà è meno evidente, come per esempio l’Alto Adige.  Nel contesto altoatesino è possibile notare come il benessere economico possa determinare un minore livello di povertà materiale ma ciò non significa anche che ci sia una riduzione di povertà sociale e un conseguente miglioramento del benessere collettivo dei minori.

La ricerca “Il mondo della vita di bambini/e e adolescenti in Alto Adige – una ricerca partecipativa” ha permesso di raccontare la percezione del benessere e della povertà di un gruppo di giovani in età scolare (dai 15 ai 18 anni). Dalle parole dei giovani emerge chiaramente la necessità di avere spazi sicuri in cui poter stare con gli altri e svolgere attività nel tempo libero. L’importanza di ritagliarsi un posto ideale, uno spazio che sia fisico e simbolico in cui sentirsi liberi e in grado di esprimere le proprie idee, che dia significato più profondo alla relazione: incontrarsi al parco, o non incontrarsi, scegliere di isolarsi, socializzare a scuola o nei centri giovanili, queste attività costruiscono le basi del benessere sociale nell’ ambiente di vita di un minore.

Disagio giovanile: smettiamola di dare tutte le colpe al digitale

Il non avere accesso a forme di partecipazione in cui sentirsi sicuri e sereni si traduce dunque in un maggiore stress psicologico, sociale e relazionale: non solo ansia per il futuro, ma anche insicurezza sociale che deriva dai ritmi molto impegnativi delle performance scolastiche, e una riduzione di contesti di socialità considerati sicuri in cui poter costruire relazioni interpersonali nel tempo libero. Povertà, nelle parole di una studentessa intervistata, significa “non poter fare qualcosa perché non sto bene fisicamente o mentalmente e non solo perché non ho il benessere materiale per farlo”.  L’importanza di normalizzare le emozioni (soprattutto quelle più negative), di pensare a problemi che sono difficili da raccontare in modo costruttivo e come garantire servizi di salute mentale nelle scuole, sono stati altri elementi  centrali della ricerca.

Il ruolo dei centri giovanili nella costruzione di opportunità di benessere

L’insicurezza sociale influisce molto sul bisogno dei minori di avere spazi sicuri in cui partecipare e condividere esperienze; per questo motivo è  opportuno che i centri di aggregazione giovanile offrano uno spazio in cui sia possibile sperimentare relazioni più profonde e affettivamente più valide rispetto ad esperienze che riguardano la socializzazione su di un’ampia scala.

Salute mentale di bambini e adolescenti: il ruolo delle fondazioni 

I centri giovanili con finalità ludico-pratiche rivestono un ruolo centrale nella costruzione di spazi sentiti e percepiti come liberi e sicuri. La potenzialità dei centri giovanili in termini di aggregazione educativo-sociale è da considerarsi complementare all’attività scolastica ed importante resta il dialogo fra la scuola e gli ambienti  extra-scolastici. La funzione dei centri è da inquadrare nella prospettiva delle politiche di contrasto alla povertà: si tratta infatti di strutture fondamentali nei  territori dal momento che  forniscono servizi, per l’appunto nel tempo libero dei giovani, offrendo spazi di partecipazione in cui i giovani possono dedicarsi ad attività creative.

Come sostenere il benessere delle nuove generazioni?

Lavorare insieme per la costruzione del benessere di bambini e adolescenti significa predisporre di spazi di ascolto collettaneo o individuale, creare una rete di comunità domandandosi: “cosa possiamo fornire, quali opportunità di benessere per i giovani?” Investire nel benessere dell’infanzia è diventato un fattore strutturale delle politiche di welfare sociale orientate al welfare generativo che tengono conto della centralità della persona (Cesareo et al, 2019). Non solo politiche sociali ma soprattutto riconoscimento dei diritti, diritto al tempo libero e al riposo, come sanciti dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia, diventano centrali nella costruzione di società più inclusive e orientate al miglioramento del benessere collettivo.

Per approfondire:

  • Cesareo, V. Pavesi, N. (2019) (a cura di) Il welfare responsabile alla prova, Vita e Pensiero, Milano.
  • Antonovsky, A. (2022) The Handbook of Salutogenesis, ed. Maurice B. Mittelmark. (1987). «The salutogenic perspective: Toward a new view of health and illness» in Advances, 4(1), 47–55.

Note

  1. Amartya Sen economista e filosofo è il principale studioso di povertà che guarda all’intersezione di più fattori, non solo materiali, per lo sviluppo delle capacità cognitive e sociali; la povertà come questione sociale è stata affrontata da Enrica Morlicchio, professoressa di Sociologia generale, nel manuale Sociologia della povertà, ed. Il Mulino (2012).
  2. Nella prospettiva salutogenica di Antonovsky, la salute e la malattia sono dimensioni che si  intrecciano in processo continuo.
Foto di copertina: Generata con DALL·E di OpenAI su prompt di Secondo Welfare