Le disuguaglianze in Italia sono cresciute: la pandemia è stato un acceleratore di problemi già presenti. E ora si aggiunge l’inflazione, che andrà a colpire chi è già in difficoltà. Come intervenire? Lo ha chiesto Paolo Baroni a Tito Boeri, direttore scientifico del Festival Internazionale dell’Economia di Torino (a cui interverrà anche la nostra Franca Maino).
Secondo l’ex Presidente di INPS “la prima cosa da fare è preoccuparsi dei livelli più bassi. Per cui in Italia è fondamentale affrontare seriamente la questione del salario minimo. È disdicevole che la cosa venga continuamente rinviata: questo è il momento“. Ma in che modo andrebbe costruito? Per i sindacati il riferimento sono i minimi fissati dai contratti nazionali, ma per Boeri questa “non è la soluzione, perché i contratti nazionali coprono una percentuale di lavoratori che è decrescente nel tempo. Oggi abbiamo già più di 3 milioni di lavoratori che hanno salari inferiori ai minimi stabiliti dalla contrattazione collettiva. Come in Germania anche in Italia i sindacati dovrebbero prendere atto che, a partire dai servizi, ci sono tantissimi lavoratori non coperti dai contratti collettivi”.
Per Boeri, dunque “dovremmo affidarci ad un salario minimo fissato per legge“. Quando questo avverrà bisognerà ripensare anche misure come il Reddito di Cittadinanza, mantenendo comunque una misura di reddito minimo garantito. In attesa del reddito minimo però, anche alla luce degli effetti della guerra, le aziende dovrebbero pagare di più i propri dipendenti “legando maggiormente salario e produttività“.