In due mesi di “quarantena” le famiglie italiane al di sotto della soglia di povertà potrebbero aumentare di circa 260mila unità. Impedendo a milioni di persone di recarsi al lavoro e imponendo la chiusura della quasi totalità delle imprese e degli esercizi commerciali, le misure di distanziamento sociale hanno inevitabilmente un terribile impatto economico (oltre che sociale e psicologico), determinando la drastica riduzione dei flussi di reddito delle famiglie.
I più colpiti sono i redditi da lavoro indipendente (liberi professionisti, ristoratori etc.) e quelli dei lavoratori a tempo determinato, ma anche i redditi di molti lavoratori a tempo indeterminato posti in cassa integrazione straordinaria o in congedo straordinario.
Quante sono le famiglie italiane a rischio di povertà? Per quanto tempo il risparmio privato sarà in grado di sostenere i livelli di consumo delle famiglie economicamente più fragili? Il rischio di povertà e la resilienza finanziaria delle famiglie sono distribuiti in maniera uniforme sul territorio nazionale o sono concentrati in alcune aree del Paese? A porsi queste domande è un interessante articolo de Il Sole 24 Ore.
Aumenta il rischio concreto della povertà
Il Sole 24 Ore, 26 marzo 2020