Affinché sia davvero efficace il Reddito di Cittadinanza (RdC) ha bisogno di una revisione complessiva, non solo di un “piccolo tagliando”. A dirlo è l’Alleanza contro la Povertà, che con un comunicato stampa ha reso nota la propria posizione sul testo della Legge di Bilancio approvata dal Consiglio dei Ministri, che ora sarà trasmesso al Parlamento.
L’Alleanza, che è composta da oltre 40 organizzazioni che quotidianamente sono impegnate nel contrasto all’indigenza, è sollevata dal fatto che nella bozza della Legge sia riconosciuta la necessità di mantenere uno strumento di contrasto alla povertà quale il Reddito di Cittadinanza. Tuttavia si è ben lontani dagli interventi utili a rafforzarne l’efficacia, che l’Alleanza aveva indicato poche settimane fa con 8 proposte specifiche, ci cui avevamo discusso con il portavoce Roberto Rossini.
La bozza della prossima Legge di Bilancio sembra infatti focalizzarsi sul percorso di inclusione lavorativa, trascurando aspetti altrettanto importanti per una misura che innanzitutto deve essere tarata in modo da sostenere adeguatamente le famiglie in forti difficoltà economiche. In questo senso, per l’Alleanza contro la povertà non è accettabile non intervenire sulla scala di equivalenza ISEE, sul discriminatorio vincolo di residenza di 10 anni per le famiglie di origine straniera e sullo stringente vincolo di accesso sul patrimonio mobiliare.
E affinché il RdC possa rafforzarsi quale fattivo strumento di contrasto alla povertà, spiega l’Alleanza, deve essere modificato per configurarsi come un vero in-work benefit, introducendo regole di compatibilità più favorevoli al mantenimento dell’occupazione rispetto a quanto avvenga oggi. Come ha recentemente ricordato Franca Maino il fenomeno dei working poor, coloro che pur lavorando faticano ad avere un entrate adeguate a rispondere alla proprie esigenze primarie, è infatti sempre più diffuso. In questo senso aiutare chi si trova in questa condizione diventa primario e occorrono interventi in tal senso.