Tra gennaio e maggio, primi cinque mesi di operatività, le domande per il Rei – il Reddito di inclusione messo in piedi dal governo Gentiloni per combattere la povertà con un assegno massimo di 540 euro al mese (in media 300 euro) e un percorso di reinserimento sociale – hanno toccato quota 380 mila. Ma quasi la metà delle richieste, come riporta la Repubblica, è stata respinta dall’Inps, perché priva dei requisiti di legge. In particolare, quello reddituale calcolato nell’Isre (un pezzo dell’Isee) e che deve essere sotto i 3 mila euro.
«Il dato certifica che lo strumento ha creato aspettative, al punto che molte persone povere, ma non così povere, l’hanno richiesto pur senza ottenerlo», ha sottolineato Cristiano Gori, coordinatore dell’Alleanza contro la povertà in Italia. «Un motivo in più per allargare la misura».
Dal primo luglio in realtà la platea sarà selezionata in base ai soli criteri reddituali. Mentre decadranno quelli legati allo status famigliare, come la presenza di minori, disabili, donne in gravidanza o un disoccupato over 55. Questo garantirà un più facile accesso. Le domande respinte perché sin qui non ricomprese in queste tipologie saranno riesaminate. Ma i limiti di Isee e Isre resteranno.
380 mila richieste per il reddito d’inclusione
Vita, 22 giugno 2018