Nove studenti su dieci manifestano un forte disagio psicologico e importanti criticità sulla loro salute mentale a seguito della pandemia. È quanto emerge da “Chiedimi come sto”, l’indagine promossa a livello nazionale dalla Rete degli studenti medi, dall’Udu – Unione degli universitari e dal sindacato dei pensionati Spi-Cgil che ha cercato di tracciare la condizione psicologica dei e delle giovani a seguito della pandemia.
La ricerca ha coinvolto in un solo mese 30mila studenti e studentesse delle scuole superiori e dell’università in tutta Italia. Dai dati la situazione che emerge non è rosea. Il 28% degli studenti ha dichiarato di avere disturbi alimentari, il 16% dei quali innescati dalla pandemia, mentre il 14,5% ha avuto esperienze di autolesionismo, la metà in coincidenza del periodo pandemico. Il 10% ha assunto sostanze e il 12% ha abusato di alcol.
Anche sulla DAD – tema a cui Istat ha recentemente dedicato questa analisi e che Secondo Welfare sta seguendo con la serie #OltreLaDAD – sono emerse considerazioni interessanti. La didattica a distanza, in generale, ha prodotto diverse criticità accentuando il disagio psicologico e incidendo negativamente sulla salute mentale degli studenti. Impauriti e insicuri, il 60% degli studenti teme per la salute mentale propria e altrui. Il 90% degli studenti ritiene utile intervenire, e richiede che vi sia un supporto psicologico nella propria scuola e università.
Con l’indagine Chiedimi come sto i sindacati studenteschi Rete degli studenti medi e Udu – Unione degli universitari e quello dei pensionati Spi-Cgil continuano a lavorare alla realizzazione di un vero patto intergenerazionale per tenere uniti giovani e anziani e per rispondere alle forti diseguaglianze presenti nella nostra società. Molte delle quali, soprattutto sul fronte educativo, evidentemente sono state pesantemente acuite dalla crisi pandemica.