Lo scorso 8 marzo la Commissione Europea ha presentato una prima stesura del “Pilastro europeo dei diritti sociali”. Da allora si è avviato un processo di consultazione – fortemente voluto dal Presidente Juncker – con lo scopo di raccogliere indicazioni e posizioni delle altre istituzioni dell’Unione Europea, delle autorità e dei parlamenti nazionali, delle parti sociali, della società civile, degli esperti del mondo accademico e dei singoli cittadini.
A questo processo ha partecipato anche la Cisl che, il 20 ottobre scorso, ha presentato alla Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati un documento relativo proprio al Pilastro Sociale Europeo. Questa iniziativa – esito di un ampio lavoro coordinato, a cui hanno contribuito i Dipartimenti confederali e il Coordinamento per le politiche europee – ha avuto l’intento di riassumere le osservazioni e le proposte di Cisl relative alla dimensione sociale europea. Grazie al contributo di Maurizio Bernava, Segretario Nazionale di Cisl, vi presentiamo i punti principali del documento Cisl.
Gentile Segretario Bernava, come mai Cisl ha deciso di partecipare alle consultazioni promosse dalla Commissione Europea in merito al “Pilastro europeo dei diritti sociali”?
Noi, in quanto Cisl, abbiamo scelto di partecipare all’invito della Commissione Europea in modo da contribuire alla realizzazione di un Pilastro Sociale in grado di garantire crescita economica e inclusione sociale. Siamo convinti che soltanto l’interazione tra questi due fattori possa innescare processi reali di sviluppo. Credo che questo posso essere importante soprattutto in un momento – come quello attuale – fortemente caratterizzato da fenomeni di instabilità, non solo dal punto di vista economico ma anche dal punto di vista istituzionale.
La possibilità di presentare il nostro Documento alla Camera ha offerto l’opportunità di sottolineare la posizione complessiva di Cisl a favore di una Europa più sociale, rivolta ad una considerazione reale della dignità della persona, della libertà, della democrazia e dell’uguaglianza.
Quali sono i principali contenuti del Documento?
Il Rapporto è diviso in tre capitoli: il primo riguarda l’accesso al mercato del lavoro e le pari opportunità, il secondo l’equità delle condizioni di lavoro e, infine, il terzo il sistema di protezione sociale. All’interno del primo capitolo vengono trattati i temi del diritto alla formazione e all’apprendimento permanente, della tutela del lavoratore e del sostegno attivo all’occupazione. Proprio la disoccupazione rappresenta una delle problematiche più evidenti. In merito auspichiamo il mantenimento e l’attuazione della formula Garanzia Giovani, con la continuazione delle linee di bilancio oltre il 2016; crediamo inoltre che debba essere fatto uno sforzo maggiore per il sostegno di alcune fasce specifiche: i più giovani – in particolare la fascia under 30 –, i Neet, i disoccupati di lungo periodo e le persone con disabilità, le quali necessitano di adeguati strumenti e supporti, anche formativi, per la piena inclusione nel mercato del lavoro aperto.
Infine, non bisogna dimenticare la posizione della donna nel mercato del lavoro: le lavoratrici-madri debbono affrontare quotidianamente numerosi problemi dovuti dalla mancanza di strumenti per il sostegno della maternità. Secondo Cisl, il part-time e il lavoro agile, se realizzati nel pieno rispetto di tutti i diritti della lavoratrice, possono rappresentare degli elementi utili per agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
Il secondo capitolo analizza i temi della giusta retribuzione, della salute e sicurezza sul luogo di lavoro e del dialogo sociale e della partecipazione dei lavoratori. In questi ambiti, crediamo che sia necessario garantire in ogni contesto lavorativo tutti i diritti e le tutele nel rispetto della centralità della persona sul lavoro. A questo scopo, quando necessario, le parti sociali dovranno cooperare per l’introduzione di nuovi diritti per adeguarsi ai cambiamenti del mercato del lavoro.
Il terzo capitolo del Rapporto, se non sbaglio, è la parte in cui sono trattate le sfide più grandi di tutto il sistema di welfare italiano. Ci potrebbe esporre il pensiero di Cisl a riguardo?
Le dinamiche sociali e economiche negli ultimi anni hanno accresciuto la domanda di protezione e di promozione del benessere delle persone e delle famiglie. Sempre più spesso per rispondere ai bisogni espressi dai cittadini vi è la necessità di coordinare le diverse risposte istituzionali con quelle promosse dal privato e dalla società civile. In base a questi presupposti, il Rapporto di Cisl cerca di fare il punto della situazione su alcune aree essenziali del welfare italiano. Tra queste vi sono:
- Assistenza sanitaria. Le politiche per la tutela della salute sono uno strumento fondamentale per la coesione sociale e un potente traino per la crescita. Nonostante ciò, l’assistenza sanitaria è spesso considerata come un settore di spesa, con costi elevati, bassi livelli di produttività e diffuse inefficienze, oltre che con scarso ritorno per l’economia.
- Pensioni. Occorre lavorare per la costruzione di un diritto europeo alla previdenza capace di garantire mezzi idonei per far fronte ai bisogni reddituali nell’età anziana. Per ottenere questo risultato Cisl pensa sia necessario definire un quadro di parametri e indicatori che non sia solo finalizzato alla quadratura del cerchio dei conti pubblici, ma che individui standard minimi di adeguatezza delle prestazioni. Infine, favorire la creazione di fondi pensione di carattere collettivo facilitando l’adesione dei lavoratori e garantendo la portabilità dei diritti a livello europeo potrebbe essere fondamentale per garantire le prestazioni previdenziali future.
- Reddito minimo e povertà. L’Italia è uno dei pochi paesi europei che non ha uno strumento di sostegno per coloro che non dispongono delle risorse necessarie per un livello di vita dignitoso. Crediamo che l’istituzione di un reddito minimo possa essere un passo in avanti per il contrasto alla povertà e per il raggiungimento di una maggiore equità sociale.
- Disabilità. Le politiche rivolte alle persone con disabilità dovranno avere il compito primario di rendere pienamente attuata la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Unione Europea e dall’Italia stessa. Dovranno quindi essere garantiti i principi di libertà, sicurezza, accessibilità, in vista di una piena inclusione nella società.
- Non autosufficienza. Considerando i cambiamenti demografici in atto e quindi il numero crescente di persone anziane non autosufficienti, è quanto mai importante riconosce il diritto all’assistenza di lunga durata. In questa direzione, si devono valorizzare piani personalizzati di assistenza che garantiscano un servizio appropriato e di qualità.
- Cura dei bambini. E’ importante prevedere un intervento straordinario per consentire il pieno raggiungimento degli obiettivi di Barcellona del 2002 in relazione alla diffusione dei servizi socio-educativi alla prima infanzia, dato che in merito l’Italia è caratterizzata da profonde differenze tra Nord e Sud. Inoltre, si devono sostenere le famiglie – e in modo particolare le madri – attraverso la diffusione della flessibilità oraria e di altri strumenti organizzativi all’interno delle imprese.
- Alloggi. L’obiettivo delle “politiche dell’abitare” e del welfare abitativo deve essere quello di favorire gli investimenti per la creazione – soprattutto attraverso il recupero di strutture già esistenti – di un parco immobili per la locazione a canoni calmierati, producendo così un sostegno per le fasce più deboli.
Quali sono gli obiettivi che si vogliono raggiungere con l’istituzione di un “Pilastro Sociale Europeo”?
L’incapacità dell’Europa di agire come sistema integrato ha contributo alla formazione di risposte spesso inappropriate, miopi e frammentate – come ad esempio quelle di un eccessivo rigore contabile o di una mancata gestione integrata dei processi migratori – che hanno contribuito all’aumento delle asimmetrie economiche e sociali all’interno dei diversi Paesi.
Per raggiungere un livello di integrazione europea capace di assicurare una crescita coesa e competitiva, salvando l’Europa dai rischi della perdita della sua identità, è necessario assicurare elevati standard sociali e del lavoro e, inoltre, valorizzare un modello sociale fondato sul coinvolgimento di tutti gli attori sociali.
Date le condizioni attuali oggi diviene necessario concretizzare la “clausola sociale” del Trattato che fonda l’Unione Europea. Si dovrebbe quindi promuovere un elevato livello di occupazione, garantire un’adeguata protezione sociale, lottare contro l’esclusione sociale e favorire l’istruzione, la formazione e la tutela della salute umana.
Qual è, secondo Cisl, la direzione che l’Europa dovrebbe seguire per rispondere agli attuali bisogni sociali e, di conseguenza, costruire un “Pilastro Sociale Europeo”?
Per arrivare all’obiettivo della costruzione di un “Pilastro Sociale Europeo” è necessario che le istituzioni – nazionali e europee – si impegnino per il rafforzamento dei diritti e delle tutele sociali. Questo cambio di rotta può essere intrapreso solo costruendo un “Europa sociale”: quindi un’Europa non più basata su politiche di rigore economico, fiscal compact e di revisione della spesa ma fondata sui binomi crescita-inclusione sociale e investimento-sviluppo – ad esempio scorporando dai vincoli di bilancio gli investimenti pubblici, specie quelli sociali ed infrastrutturali e di ricerca e sviluppo, come prevede la golden rule –.
Come espresso anche dalla Confederazione Europea dei Sindacati – la CES – gli obiettivi generali del “Pilastro Sociale Europeo” dovranno essere volti alla realizzazione di una dimensione economica più equa, in modo particolare attraverso la creazione di lavoro, di qualità e di un sistema di protezione sociale in grado di rispondere alle nuove sfide e bisogni socio-economici. Ciò inoltre dovrà avvenire all’interno di un contesto capace di valorizzare il protagonismo delle parti sociali nel processo decisionale.
Per fare questo è necessario costruire un sistema efficace per la valutazione dell’impatto sociale delle politiche. I parametri e gli indici di comparazione utilizzati ai fini dell’armonizzazione, dell’integrazione e dell’equilibrio delle politiche sociali non possono essere analizzati esclusivamente attraverso una lente quantitativa. Il documento di Cisl, a riguardo, propone l’adozione di un sistema di benchmarking che consenta di integrare obiettivi minimi di adeguatezza delle prestazioni in termini sia quantitativi sia qualitativi.
Anche in funzione di ciò, è fondamentale lavorare ad un più preciso sistema di classificazione e contabilità a fini statistici della spesa sociale nei suoi diversi aggregati, utilizzando ed affinando i dati Eurostat. Questo consentirà una comparazione fra i sistemi previdenziali, sanitari e socio assistenziali dei vari paesi che non sia basata esclusivamente su elementi di costo.
Qual è il pensiero di Cisl in merito al futuro dell’Unione Europea da un punto di vista sociale?
Continuiamo a credere che l’Europa Federale sia la forma istituzionale adeguata a governare tutti i processi, incluso quello del rafforzamento della dimensione sociale. Ma siamo anche consapevoli che se non ci sarà una svolta culturale e civile europea e se non si arresteranno fenomeni come la chiusura delle frontiere, i protezionismi, dumping contrattuali e fiscali, il rischio di una disintegrazione di tutto ciò che l’Europa in 60 anni ha costruito sarà altissimo.
Solo un approccio integrato verso l’Unione Europea in grado di garantire stabilità e coesione del mercato del lavoro e del sistema di protezione sociale potrà ripristinare la fiducia dei cittadini nel progetto europeo. Secondo la linea di Cisl, la discussione sul Pilastro Europeo dei diritti sociali può portare ad un rafforzamento sostanziale dell’Unione, la quale tuttavia non può prescindere da una seria discussione strutturale sui propri meccanismi decisionali.
Riferimenti
Il rapporto completo di Cisl per il “Pilastro Sociale Europeo”