Luca Cigna, autore del Working Paper “Welfare bilaterale e territori: la bilateralità artigiana prima e dopo la crisi Covid-19”, ci racconta alcuni degli elementi più rilevanti del suo lavoro di ricerca.
Qual è il ruolo del welfare artigiano nel rispondere ai bisogni del settore, facendosi carico di importanti funzioni nei campi di sanità, sostegno al reddito e conciliazione tra vita e lavoro? Il secondo working paper pubblicato da MEFOP Spa in collaborazione con Percorsi di secondo welfare (qui il primo) esplora il sistema bilaterale dell’artigianato, analizzando le politiche introdotte dagli enti territoriali in risposta ai cambiamenti nel sistema istituzionale, nel mercato del lavoro e nella società degli ultimi anni. Oltre a mappare le prestazioni offerte dalle organizzazioni territoriali, il paper traccia un quadro delle risposte della bilateralità artigiana durante l’emergenza Covid-19. Di fronte a una crisi rivelatasi un vero e proprio “stress test” per tutto il comparto, gli enti hanno dimostrato una forte capacità di adattamento, ampliando in breve tempo il ventaglio di prestazioni disponibili per proteggere i lavoratori da rischi sociali e sanitari. Il Working Paper si basa sulle evidenze raccolte tramite 15 questionari e interviste semi-strutturate somministrate agli enti del settore con l’obiettivo di ricostruire l’offerta locale, metterne in luce le principali caratteristiche ed effettuare comparazioni tra regioni.
Specificità ed evoluzioni della bilateralità artigiana
Il comparto artigiano rappresenta da sempre un punto di riferimento nel sistema della bilateralità. Nel corso dei decenni, la creazione di organizzazioni bilaterali su base regionale ha permesso l’integrazione del reddito in un settore caratterizzato da una forte intermittenza lavorativa. Nella sua storia, il sistema si è dimostrato solidamente ancorato nel territorio e capace di garantire un ampio ventaglio di interventi sia in settori “core”, come quello del sostegno al reddito, sia emergenti, come ad esempio la formazione professionale.
Negli ultimi 10 anni, il welfare artigiano ha poi attraversato un processo di riorganizzazione funzionale ed amministrativa, con la progressiva delega di alcune responsabilità a fondi centralizzati: si tratta del Fondo di assistenza sanitaria integrativa San.Arti. (creato nel 2012) e del Fondo bilaterale alternativo per l’artigianato Fsba (2016). La predisposizione dei due fondi era orientata da un lato a rispondere in maniera più efficace alle esigenze dei lavoratori, dall’altro a migliorare l’efficienza e la sostenibilità del sistema bilaterale artigiano, evitando inutili “doppioni” tra l’offerta regionale e quella nazionale.
Dal punto di vista anagrafico, la totalità degli enti intervistati vede la partecipazione delle tre principali sigle sindacali (CGIL, CISL e UIL). Tra le organizzazioni datoriali, CNA e Confartigianato si confermano le sigle più rappresentative. La ricerca rileva una forte variazione nei tassi di adesione agli enti bilaterali, con un range che va dall’11% in Sicilia a oltre il 90% in Veneto. 6 regioni dispongono di uffici territoriali, mentre 4 si affidano a fondi di welfare locali per ampliare il pacchetto di prestazioni: Bolzano, Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna.
L’offerta di welfare bilaterale
Dalla ricerca emerge il tentativo degli enti territoriali di integrare l’offerta di welfare dei fondi nazionali: negli ultimi anni gli enti hanno gradualmente ridotto le misure negli ambiti coperti da Fsba e San.Arti. per dedicare maggiori risorse ed energie a quelle aree che rimangono “scoperte”, in primis le politiche per la famiglia e conciliazione. Non a caso, l’ambito di famiglia e conciliazione vanta l’offerta territoriale più comprensiva e generosa nonché più frequente: su 15 enti coinvolti, ben 13 offrono prestazioni in questo ambito.
Nel campo di famiglia e conciliazione, le misure più diffuse sono i contributi per il nido, i bonus per nascite e adozioni e i rimborsi per scuole per l’infanzia. Non di rado gli enti offrono anche congedi di maternità o parentali per agevolare la conciliazione tra vita personale e lavoro. Inoltre, 6 enti regionali hanno adottato prestazioni relative all’assistenza dei familiari con disabilità e 4 offrono misure dedicate alla non autosufficienza. Tuttavia, la copertura nel campo di famiglia e conciliazione rimane fortemente differenziata per aree geografiche: se alcune regioni del Nord, come la Lombardia e l’Emilia-Romagna, offrono un’ampia gamma di misure di sostegno al reddito familiare e conciliazione vita-lavoro, le regioni del Sud Italia concentrano la propria offerta sui sostegni economici, con poche eccezioni (ad esempio l’ente pugliese). Nelle interviste, ben 13 enti su 15 si dicono fiduciosi di un’espansione del welfare bilaterale nell’area di famiglia e conciliazione nel corso dei prossimi anni.
L’ambito sanitario è storicamente quello meno sviluppato. Solo 5 enti offrono prestazioni in questo settore, 3 dei quali attraverso fondi sanitari dedicati. Nella maggior parte dei casi, si tratta di prestazioni complementari o aggiuntive rispetto all’offerta del fondo nazionale San.Arti (ad esempio rimborsi per protesi oculistiche o per l’estensione del periodo di comporto). Lombardia e Veneto offrono rimborsi per il ricovero dei genitori anziani in strutture di cura e per trattamenti in caso di non autosufficienza temporanea o consolidata. L’offerta nell’ambito del sostegno al reddito presenta invece un quadro più omogeneo. Su 11 enti attivi in questo settore, 5 offrono misure relative alla sospensione delle attività e della discontinuità produttiva e 5 a sostegni economici per eventi eccezionali. Pur rappresentando, a detta degli intervistati, il “core business” degli enti artigiani nel passato, la riforma degli ammortizzatori sociali avrebbe incoraggiato una riconfigurazione delle prestazioni di sostegno al reddito a livello locale. Questa posizione emerge chiaramente dai colloqui con i responsabili, secondo cui Fsba rappresenta “uno strumento più efficiente, efficace e sostanzioso”, in grado di offrire “molto di più di quello che possiamo fare [noi]”.
Gli enti bilaterali artigiani di fronte al Covid-19
L’ultima parte del working paper è dedicata alle risposte degli enti territoriali alla crisi del Covid-19. Con la recente riforma del sistema bilaterale, gli enti si sono fatti carico delle prestazioni relative alla sospensione temporanea dell’attività. In caso di crisi o eventi straordinari, gli enti bilaterali sono tenuti a garantire l’erogazione di una prestazione equivalente alla cassa integrazione ordinaria. Nel corso della prima ondata del Covid-19, gli enti artigiani hanno fatto fronte a un forte incremento del numero di richieste di iscrizione e di erogazione di assegni, per un valore complessivo di diverse centinaia di milioni di euro. Nonostante le iniziali difficoltà organizzative, gli enti hanno risposto efficacemente alla sfida del Coronavirus, emettendo i trasferimenti in tempi relativamente rapidi rispetto ad altri comparti. Inoltre, in linea con l’invito delle parti sociali il 26 febbraio 2020, oltre all’assegno ordinario 5 enti hanno deciso di amministrare “specifici interventi a favore di lavoratori e imprese per fronteggiare il Coronavirus”. Lombardia, Piemonte, Sicilia, Bolzano e Veneto hanno adottato misure come rimborsi per l’acquisto di dispositivi di protezione, bonus per la sanificazione degli ambienti e per trattamenti sanitari, o ancora indennità straordinarie per lavoratori positivi o estensione di congedi di maternità o parentali.