Lunedì 28 novembre, a Bologna presso il Palazzo Gnudi, si è tenuto il convegno per i 25 anni dell’EBER – Ente Bilaterale dell’Artigianato dell’Emilia Romagna. Nel corso della mattinata si sono ripercorsi gli eventi più significativi della storia dell’Ente Bilaterale e si è cercato di fare il punto della situazione sulla bilateralità nazionale e regionale. Di seguito vi riportiamo i punti salienti.
I 25 anni dell’EBER
Ha aperto l’incontro il Presidente dell’EBER, Giuseppe Vancini, con un intervento che ha ripercorso le tappe più importanti della storia dell’Ente Bilaterale emiliano-romagnolo. L’EBER nasce nel 1991 da un accordo fra le parti sociali emiliano-romagnole, con lo scopo di agire a sostegno delle imprese artigiane e dei loro lavoratori dipendenti: come ha ricordato lo stesso Presidente Giuseppe Vancini, l’EBER con il tempo è divenuto un vero e proprio ponte tra le due parti del mondo artigiano.
Nei suoi primi anni, l’Ente si è occupato principalmente della formazione dei dipendenti delle piccole e medie imprese artigiane dell’Emilia-Romagna e della regolamentazione del Fondo di Sostegno al Reddito: quest’ultimo rappresenta ancora oggi l’intervento principale dell’Ente. Un anno importante nella storia dell’EBER è il 1996, quando – a seguito dell’approvazione del Decreto Legislativo n. 494 del 14 agosto – sono istituiti gli organismi paritetici bilaterali, territoriali e regionali, per la promozione della salute e della sicurezza sul lavoro.
Negli ultimi anni l’EBER ha introdotto cospicui interventi in materia di welfare integrativo. Solo nel 2016 sono stati stanziati 3,2 milioni di euro per contributi rivolti ai dipendenti delle imprese artigiane e ai loro figli. Tra le novità più in vista in questo campo citiamo i contributi per la frequenza – da parte dei figli dei dipendenti che ne fanno richiesta – dell’asilo nido, delle scuole materne, delle scuole medie inferiori e superiori e dell’università.
La bilateralità in Italia
Nel corso del convegno, è stata presentata una ricerca (disponibile qui) – curata dal Prof. Michele Faioli (Università Roma Tor Vergata) e dal Prof. Pasquale Sandulli (Università Luiss G. Carli) e finanziata dalla Fondazione G. Brodolini – che offre un contributo per fare il punto sulla bilateralità in Italia.
La ricerca ha incluso la realizzazione di una survey, realizzata attraverso la somministrazione di questionari ai responsabili della bilateralità italiana che hanno aderito all’iniziativa (per un totale di 48 enti bilaterali). L’obiettivo principale dell’indagine è stato quello di individuare le peculiarità degli enti bilaterali italiani in termini di governance e di prestazioni offerte. La ricerca ha individuato tre punti che, secondo gli autori, fotografano la condizione della bilateralità in Italia e su cui sarebbe opportuno prevedere interventi migliorativi:
1. come primo punto, viene affermato che vi è la necessità del riconoscimento da parte delle istituzioni del ruolo svolto dalla bilateralità in ogni settore produttivo;
2. di seguito, si sostiene che sarebbe decisivo per gli enti bilaterali garantire maggiore flessibilità nella fruizione delle prestazioni destinate alle imprese e ai lavoratori. In questa direzione, gli enti bilaterali dovrebbero garantire una maggiore portabilità contribuita: dovrebbero consentire quindi una gestione più autonoma dei contributi versati;
3. infine, dovrebbe essere garantito a tutti il diritto alla prestazione: attualmente, in Italia, esiste una forte frammentazione territoriale e questo porta ad un profondo disequilibrio tra Nord e Sud. Solamente potenziando e sostenendo l’azione degli enti bilaterali del Meridione sarà possibile garantire a tutti i lavoratori e a tutte le imprese gli stessi diritti, sia in termini di rappresentanza sia in termini di interventi economici e sociali.
Le parti sociali e la bilateralità
In conclusione, è stata organizzata una tavola rotonda a cui hanno partecipato i rappresentanti di tutte le sigle sindacali e imprenditoriali che compongono l’EBER. Il tema del dibattito è stato il ruolo della bilateralità nella gestione delle relazioni industriali e il futuro dell’EBER.
Secondo i presenti, la bilateralità ha contribuito all’evoluzione delle relazioni industriali: grazie all’istituzione di un organo paritetico, in grado di essere presente su tutto il territorio regionale, è stato possibile soddisfare interessi esplicitamente condivisi. La collaborazione tra le parti sociali – fatta di dialogo e confronto – per una gestione congiunta delle problematiche rappresenterebbe quindi il Dna della bilateralità e dell’EBER. Gli enti bilaterali hanno contribuito inoltre a creare un sistema stabile di relazioni industriali anche in quelle realtà composte da un numero esiguo di dipendenti, diventando così in un importante strumento di partecipazione sociale.
Un altro punto sottolineato durante la tavola rotonda, è il forte legame esistente tra gli enti bilaterali – ed in particolare l’EBER – e il territorio. La bilateralità avrebbe infatti la capacità di realizzare interventi sulla base dei reali bisogni di un territorio: grazie alla loro vicinanza con le realtà locali, gli enti riescono a modellare il proprio agire in modo da valorizzare e sostenere il territorio. Questa forza deve rappresentare il punto di partenza per un rafforzamento futuro della bilateralità.
Il futuro della bilateralità e dell’EBER
Proprio in merito alle prospettive future, i rappresentanti della bilateralità artigiana si attendono profondi cambiamenti dovuti all’avvio del nuovo FSBA, Fondo di Solidarietà Bilaterale dell’Artigianato. Tale fondo si occuperà della distribuzione delle risorse – raccolte su base nazionale e non più regionale (come avvenuto sin dagli anni Ottanta) – che ogni singolo ente bilaterale destinerà al sostegno al reddito per le imprese artigiane locali. In questo modo, gli enti bilaterali regionali saranno chiamati a ridimensionare profondamente la loro possibilità di spesa e a interrogarsi sulla rimodulazione degli interventi.
In questo senso, secondo quanto emerso dall’incontro, una grande opportunità per il rilancio della bilateralità nel settore dell’artigianato è data proprio dal welfare: intervenire in campo sociale contribuirebbe infatti a restituire agli enti bilaterali dell’artigianato quel ruolo di primo piano che rischiano di perdere in seguito all’istituzione del FSBA. Si è quindi sottolineata l’importanza che l’EBER può avere nella realizzazione di un sistema di interventi sociali in grado di integrarsi coerentemente con il welfare pubblico regionale. Tali prestazioni, in parte già avviate, devono essere in grado di perfezionare e completare l’offerta del sistema pubblico in modo da offrire un concreto sostegno alle imprese, ai dipendenti e ai loro familiari, oltre che allo sviluppo sociale ed economico del territorio.
Riferimenti