Il 26 novembre è stato presentato il rapporto di ricerca “Dall’adempimento all’innovazione: i 25 anni di EBA Bergamo” che ricostruisce i 25 anni di storia dell’Ente. Condotta nel corso del 2019 e completata a inizio 2020, la ricerca – la cui pubblicazione è slittata a causa del Covid – è stata presentata dall’autore, Mario Giaccone, commentata dal Prof. Luca Nogler (Università degli Studi di Trento) e ha visto l’intervento delle associazioni artigiane e delle organizzazioni sindacali socie.
L’Ente Bilaterale dell’Artigianato bergamasco e le sue specificità
EBA (Ente Bilaterale dell’Artigianato) Bergamo è un soggetto anomalo nel sistema della bilateralità artigiana. Innanzitutto per la sua storia. Nato nel 1994, quattro anni dopo Edilcassa – la cassa edile artigiana di Bergamo, con la quale condivide la sede -, si inserisce nelle peculiari vicende della bilateralità artigiana in Lombardia: ELBA, l’ente regionale lombardo dell’artigianato, fu istituito qualche mese prima dell’accordo interconfederale del luglio 1988 per dare risposta alla pressione dei territori. L’ente bergamasco ha inoltre anticipato il ridisegno della bilateralità lombarda del 2003, con l’istituzione degli EBA provinciali, svolgendo attività di sportello per conto di ELBA e promuovendone l’attività e i servizi fino al 2016. A tutt’oggi, è il solo ente bilaterale artigiano di livello provinciale nato per volontà autonoma delle parti sociali in Italia dopo il 1988.
La sua originalità maggiore sta nelle sue attività, concentrate sull’offerta di servizi reali alle imprese e ai lavoratori nel campo della formazione e della salute e sicurezza sul lavoro, oltre a offrire alle imprese socie la mutualizzazione di alcuni istituti di legge (malattia, infortunio e maternità). In sostanza, offre un sistema centralizzato su scala provinciale per la compliance di taluni istituti: questa si è rivelata la dimensione giusta per tenere assieme le diverse attività e, con alcuni accorgimenti e intuizioni, questi servizi producono beni pubblici e rispondono alle sfide competitive delle imprese artigiane. Questo punto è stato ribadito con forza dal Professor Nogler nel suo intervento.
L’impegno di EBA nella formazione professionale si concentra sull’obbligo formativo per i CFL (Contratti di Formazione e Lavoro) e, in seguito alla legge 196/1997, per gli apprendisti. Viene messo a punto un “modello leggero”: si svolge in aula la formazione trasversale e in azienda quella specialistica, specifica della mansione, per valorizzare la dimensione formativa nell’impresa artigiana, un modello accettato dai sindacati a condizione di formare tutti. La formazione viene svolta in collaborazione con la Provincia di Bergamo tramite la costituzione una ATS fra EBA e due centri di formazione professionale: gli interventi sono distribuiti sul territorio, assicurando il 100% dei lavoratori formati, dato raggiunto solo dalla Provincia Autonoma di Bolzano. Questo modello viene replicato per l’apprendistato, inizialmente nell’ambito del progetto quadro provinciale previsto dalla normativa regionale, affidato a Bergamo Sviluppo [originariamente Bergamo Formazione, struttura della locale Camera di Commercio, n.d.r.]: in questa esperienza EBA contribuisce con una propria expertise in sede di progettazione, ma l’enorme varietà di professioni del mondo artigiano male si adatta a un contenitore unico, che fa riferimento a un numero limitato di profili professionali.
Questo sistema è abbandonato dalla legge regionale 22/2006. EBA Bergamo si accredita così come agenzia formativa e l’expertise interna evolve da “compilatore di carte” a un’attività di progettazione vera e propria del piano formativo individuale (PFI) e del Piano individuale di dettaglio, che presuppone un’attività di diagnosi dei fabbisogni formativi, descrizione delle competenze professionali attese e graduazione e accompagnamento del percorso di apprendimento per tutta la durata dell’apprendistato, attività condivisa con le organizzazioni socie a livello di EBA. Questa figura, denominata “tutor esterno”, accompagna e supporta tanto l’apprendista quanto il “tutor interno” (di solito l’imprenditore): l’efficacia della sua azione si misura con un trend di crescita degli apprendistati professionalizzanti in provincia, passati dai 60 del 2009 ai 663 del 2018, con un picco di 753 nel 2016, in netta controtendenza con le dinamiche nazionali. La messa a punto di questo processo è stata accompagnata da una miriade di accordi che hanno aggiustato il tiro, fino a introdurre la possibilità di svolgere 16 ore di formazione specialistica in aula per rispondere alle sfide tecnologiche della manifattura digitale, superando così la dicotomia iniziale del “modello leggero”.
Dall’obbligazione all’innovazione
Nel campo della salute e sicurezza sul lavoro, EBA integra le tradizionali funzioni previste dalla bilateralità – l’attività degli Organismi Paritetici Territoriali Artigiani (OPTA) e dei Rappresentati Territoriali per la Sicurezza sul Lavoro (RLST) – con l’erogazione della formazione obbligatoria e un servizio di sorveglianza centralizzato alle imprese socie in regime di convenzione, assicurando a tutti i lavoratori almeno una visita l’anno. Questo permette di ricostruire con accuratezza il quadro epidemiologico e approfondire l’eventuale origine professionale di determinate patologie, i cui dati sono condivisi regolarmente con i servizi sanitari pubblici: questo ha consentito a questi ultimi di concentrarsi di volta in volta sui rischi emergenti, mettere a punto protocolli di intervento e, una volta validati con EBA e Edilcassa, lasciar loro la gestione e il monitoraggio.
In entrambi i casi, queste attività sono state sperimentate prima da Edilcassa, dove l’omogeneità settoriale ha facilitato l’introduzione delle innovazioni regolative, e trasferite in EBA con un paziente esercizio di messa a punto per l’incredibile varietà produttive delle imprese artigiane, dall’artigianato artistico a quello di servizio alla persona alla manifattura 4.0 integrata in supply chain globali.
La mutualizzazione degli adempimenti di legge si è rivelata una preziosa risorsa di informazioni. Si osserva una riduzione delle imprese e dei dipendenti colpiti da infortuni sul lavoro, scesi rispettivamente dal 10,5% nel 2006 al 3,3% nel 2018 e dal 4% allo 0,7%, dimostrando l’efficacia delle misure di EBA. D’altro canto, il crescente ricorso della mutualizzazione in caso di maternità (dal 3,7% delle aziende nel 2011 all’11,8% nel 2018) si dimostra una misura che, coordinata con la contribuzione di WILA [il fondo Welfare Integrativo Lombardo dell’Artigianato; n.d.r] per gli asili nido, migliora nettamente il work-life balance delle famiglie contrastando efficacemente atteggiamenti discriminatori nei confronti delle lavoratrici madri.
Pur coinvolgendo un numero abbastanza ridotto di imprese e lavoratori dell’artigianato bergamasco (circa il 7%), EBA Bergamo ha saputo interpretare come “vincoli benefici” quegli obblighi di legge spesso ritenuti un appesantimento amministrativo, producendo innovazione a beneficio di tutto il territorio provinciale. Questi esiti sono stati possibili per reciproca cessione di sovranità fra le associazioni artigiane prima, che hanno sempre operato unitariamente, e fra queste e i sindacati. Il metodo concertativo si è radicato ed entrato sempre più nel merito coinvolgendo tutti gli attori della provincia di Bergamo, che ha il suo punto più alto nel Tavolo per lo Sviluppo e la Competitività, avviato nel 2016 presso la Camera di Commercio.
Riferimenti