Lunedì 7 novembre si è tenuto a Treviso l’incontro "Imprese e lavoro alleati per competere 2011", organizzato da Unindustria Treviso per presentare un progetto di welfare territoriale realizzato in collaborazione con i sindacati della Provincia.
La firma del protocollo di intesa del febbraio 2011 tra Unindustria e le rappresentanze sindacali provinciali segna l’inizio di una sfida condivisa per lo sviluppo del territorio e inaugura una nuova stagione delle relazioni industriali, a superamento delle “spinte conservatrici” ancora prevalenti in molti contesti.
Per fare questo, Unindustria Treviso e le parti sindacali della Provincia, con la consulenza tecnica degli studi De Filippo & Associati e Tolomeo Studi & Ricerche, hanno elaborato un programma pluriennale che si articola in tre aree di intervento: promuovere formazione, orientamento e lavoro per i giovani; agevolare la creazione di sistemi di welfare aziendale e territoriale; favorire il reimpiego di lavoratori in mobilità attraverso la riqualificazione delle risorse umane. Nasce così il progetto “Fare insieme”, per cui Unindustria Treviso investirà un milione e mezzo di euro per il solo 2012.
Le iniziative di “Fare insieme”
Le iniziative di “Fare insieme”
Nell’ambito del supporto all’istruzione tecnico-professionale, il progetto prevede, a partire da novembre 2011, testimonianze aziendali presso le scuole e visite degli studenti in azienda, incontri con i docenti e i dirigenti scolastici, e attività di formazione nell’ambito della sicurezza, in collaborazione con l’INAIL, e del design industriale e della moda, condivise con l’Università IUAV di Venezia. Da gennaio 2012 inizierà una campagna di sensibilizzazione all’assunzione dei giovani nelle imprese che includerà anche l’assegnazione del premio “aggiungi un posto in fabbrica 2012”.
In tema di welfare aziendale, Unindustria agisce come attore collettivo per dare la possibilità alle PMI del territorio di usufruire di agevolazioni e servizi normalmente riservati, per questione di costi e possibilità organizzative, alle grandi aziende. Inizia così a prendere forma l’impegno, iniziato con il Protocollo d’intesa del febbraio 2011 firmato con le organizzazioni sindacali della Provincia, di negoziare convenzioni con assicurazioni, fondi sanitari, grande distribuzione e altri, per offrire “pacchetti” di beni e servizi che potranno essere inseriti all’interno di accordi aziendali. La negoziazione territoriale definirà invece i contenuti degli schemi di accordo per i diversi settori produttivi, scegliendo anche i servizi di welfare aziendale più utili ai lavoratori delle diverse categorie. Il prossimo passo sarà un incontro pubblico per la presentazione di un “contratto tipo”.
Il progetto di riqualificazione delle risorse umane, condiviso con Cgil, Cisl e Uil, prevede il coinvolgimento di 130 lavoratori in mobilità appartenenti ad aziende associate e aderenti a Fondimpresa, che parteciperanno ad un percorso di formazione di 400 ore con rilascio di certificati, con un’indennità di partecipazione ed eventuali stage in azienda. Per i disoccupati con alte professionalità sono previsti invece, con il co-finanziamento della Regione Veneto e del Fondo Sociale Europeo, corsi e stage in azienda.
Impresa e lavoro devono operare insieme, per aiutare i cittadini a superare la difficile congiuntura economica, cercando di estendere quei benefici tipici dei sistemi di welfare aziendale delle grandi imprese anche ai dipendenti delle PMI. Non uno “smantellamento” dei diritti, come racconta il presidente di Unindustria Treviso Alessandro Vardanega, ma un patto per lo sviluppo che si traduca in impegno concreto da entrambe le parti. I guadagni in termini di produttività ed efficienza, spiega Vardanega, sono insieme alla leva fiscale l’unica via per ottenere riconoscimenti retributivi e risorse per programmi di welfare aziendale.
Il segretario generale Cisl Treviso Franco Lorenzon, presente in rappresentanza anche di Cgil e Uil, ricorda che il territorio trevigiano è, fin dalla contrattazione degli anni ‘60-’70, all’avanguardia per quanto riguarda la sperimentazione di progetti per la coesione sociale. Questo “patto per lo sviluppo” necessita ancora tuttavia della realizzazione degli schemi di accordo per i diversi settori produttivi, e dell’attuazione finale nelle aziende.
Manlio Lostuzzi, Vicedirettore generale Assicurazioni Generali, ribadisce l’importanza del dialogo con le parti sociali, anche per quanto riguarda la scelta del “pacchetto” di prestazioni vincolate che deve essere offerto dalle assicurazioni sanitarie in base al Decreto Sacconi sui Fondi sanitari integrativi. Il provvedimento dispone, infatti, che una quota non inferiore al 20% del totale delle risorse destinate alla copertura delle prestazioni sia riservata ad assistenza odontoiatrica, assistenza socio-sanitaria per i soggetti non autosufficienti, e recupero della salute e riabilitazione per soggetti temporaneamente inabilitati da malattia o infortunio. Quale parte di questo 20% debba essere riservata a ciascuna area, e se tutte debbano essere presenti, rimane a discrezione del Fondo (vedi le condizioni).
Un fondo sanitario integrativo a livello provinciale avrebbe il vantaggio di essere rivolto ad una popolazione più omogenea dal punto di vista dell’utilizzo delle prestazioni, con un conseguente miglioramento nelle erogazioni, e sarebbe utile per favorire l’accesso dei dipendenti delle PMI ai benefici. Lostuzzi menziona anche la prevenzione, un tema su cui sarebbe opportuno sensibilizzare gli italiani.
Il vicepresidente di Unindustria Treviso Giorgio Zanchetta ammette di aver dovuto affrontare la perplessità iniziale dei molti che temono un eccesso di invasione sindacale. Scetticismo superato grazie all’attenzione alle persone che contraddistingue gli imprenditori della zona e alla rassicurazione circa la volontarietà dell’adesione all’iniziativa. Zanchetta ribadisce però la necessità di valorizzare i contratti aziendali non soltanto per predisporre sistemi di welfare aziendale, ma anche come strumento di competitività per l’impresa tramite il coinvolgimento attivo dei dipendenti nel raggiungimento degli obiettivi.
Invitato a condividere l’esperienza del famosissimo “modello Luxottica”, Piergiorgio Angeli, direttore delle relazioni industriali del Gruppo, ha spiegato come le sfide della globalizzazione, in termini di costi e flessibilità del lavoro, non possano prescindere dalle relazioni industriali. Non solo il welfare aziendale ha portato a diminuzione dell’assenteismo e aumento delle prestazioni, ma anche al supporto dei sindacati sul tema della performance.
L’intervento finale è stato affidato al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Maurizio Sacconi, che ha parlato della necessità di creare, specialmente in questo periodo, condizioni favorevoli perché il privato mobiliti le proprie risorse per creare nuove occasioni di crescita e occupazione. La leva delle relazioni industriali, ha ribadito il Ministro, è di cruciale importanza per “liberare la vitalità del Paese”. La Provincia di Treviso rappresenta un caso di “complessità virtuosa” che, grazie anche alla normativa fiscale generosa per quanto riguarda il trattamento della componente di salario riconducibile alla produttività, può portare a termine quell’evoluzione competitiva che concilia flessibilità nella produzione e sicurezza per i lavoratori. Sacconi auspica che il settore privato entri come parte attiva in aree di intervento come la formazione e il ricollocamento, che non possono più appartenere solo alla funzione pubblica. Le aziende devono, infatti, “entrare nelle scuole” e partecipare alla formazione, anche grazie al nuovo sistema di apprendistato, mentre ammortizzatori sociali integrativi devono essere realizzati attraverso la bilateralità. La dimensione aziendale deve diventare infine un luogo di piena condivisione dei risultati tra imprenditore e lavoratore, anche attraverso l’utilizzo di strumenti come il welfare aziendale. Quest’ultimo deve diventare parte di una filiera di servizi alla persona e alla famiglia, in un’ottica integrativa e non sostitutiva di ciò che già esiste. Uno sforzo che deve avvenire in piena collaborazione con le istituzioni del territorio, ma allo stesso tempo senza basarsi esclusivamente sul bilancio pubblico.
I bisogni della popolazione della Provincia di Treviso – Tolomeo Studi & Ricerche
Paolo Feltrin evidenzia, durante la presentazione dello studio (link), alcune caratteristiche del territorio della Provincia. Il primo dato, di natura socio-economica, riguarda la crescita demografica dell’ultimo decennio: concentrata nelle aree industriali, la crescita è stata trainata dalla componente immigrata, che aumenterà secondo le previsioni con una media del 3% annuo dal 2015 al 2020, a fronte di un calo della componente italiana dello 0,2%. La ricchezza prodotta cresce a Treviso e nel Veneto, nonostante la forte contrazione nel 2009, più del livello nazionale. La dimensione media delle imprese è progressivamente calata, anche se con differenze tra settori.
Anche le famiglie cambiano: sono aumentati i nuclei monoparentali, mentre cresce la presenza degli anziani in famiglia. Dopo le spese per l’abitazione, le quote maggiori di spesa sono occupate da alimentari e trasporti. La fascia di età più critica rispetto ai servizi all’infanzia è quella 0-2 anni, mentre le altre, meglio “coperte” dalle scuole, necessitano di servizi integrativi e aggiuntivi. La popolazione anziana, in forte crescita, richiede maggiore supporto alle spese sanitarie e specialmente odontoiatriche, le più onerose per le famiglie.
Le iniziative di welfare aziendale sono suddivisibili in base ai beneficiari (determinate categorie o tutti i lavoratori), la durata dell’intervento (una tantum o di lungo periodo), i destinatari finali (il lavoratore o la famiglia), e le dimensioni del trasferimento al lavoratore.
Fonte dell’immagine: presentazione Tolomeo Studi & Ricerche
Programmi di welfare a scala aziendale e territoriale – De Filippo & Associati
La presentazione di Angelo De Filippo colloca il welfare aziendale, come fenomeno significativo per l’economia territoriale e sintomo di una nuova visione “antropocentrica”, all’interno di un nuovo modello di relazioni industriali. In questo contesto le associazioni hanno un ruolo cruciale di predisposizione, aggregazione e diffusione di un’opportunità per le PMI, ed in sinergia con il territorio.
Le norme fiscali agevolano queste pratiche: un costo aziendale di 100 euro determinerebbe un incremento netto del salario di circa 45 euro, contro una iniziativa di welfare del valore di circa 130. Perché il welfare aziendale diventi un valore condiviso nel lungo periodo è necessario però che nasca dalla concertazione tra dipendenti e sindacato, territorio di riferimento e azionista. Una governance solida, che si appoggi al quadro normativo che incoraggia le iniziative di welfare già dagli anni ’70.
Le PMI hanno più difficoltà a trarre vantaggio da questo quadro sociale ed economico, a causa dell’assenza di best practice a cui fare riferimento e della mancanza di strutture organizzative e di competenze interne necessarie alla predisposizione dei servizi. Da questo deriva la necessità di avere un supporto esterno, che però può contribuire ad aumentare il costo dei servizi. Il rischio è quello di acuire le differenze tra i lavoratori, con “isole felici” rappresentate dalle grandi imprese, a cui si contrappongono PMI che non riescono a offrire gli stessi servizi. Le risposte possono venire dai sindacati, che attraverso la contrattazione di secondo livello dimostrano crescente sensibilità ai temi di welfare aziendale, dalle associazioni industriali, nel promuovere modelli organizzativi, e dalle istituzioni a livello centrale e decentrato, che favoriscono l’adozione di soluzioni innovative. Un esempio è il bando di finanziamento emesso lo scorso agosto dalla Regione Lombardia per le PMI e la creazione di “reti” sul territorio: 5 milioni di euro stanziati per finanziare, con un contributo massimo di 200.000 euro a fondo perduto, iniziative innovative per la conciliazione tra famiglia e lavoratore nelle PMI lombarde.
Fonte dell’immagine: presentazione De Filippo & Associati