Sviluppare soluzioni prototipali ad alto impatto sociale grazie alla collaborazione fra imprese piemontesi e gruppi multidisciplinari di studenti magistrali delle principali università torinesi è l’obiettivo di Impact Prototypes Labs (IP Labs). Il programma intende accompagnare aziende e studenti, grazie al supporto di esperti, in un percorso di qualificazione della sfida a impatto sociale. Si tratta di un’esperienza di apprendimento collettivo che vuole insegnare a posizionarsi nell’impact economy e a coglierne le opportunità sviluppando innovazione ad impatto sociale. Tutti questi termini vi generano confusione? Abbiamo chiesto a Caterina Soldi, Development & Program Manager di Cottino Social Impact Campus – ente organizzatore dell’iniziativa, di aiutarci a capire meglio di cosa si tratta.
Caterina, ci puoi spiegare cos’è Impact Prototypes Labs?
Il nostro è un sistema project based, che associa un’impresa ad un team multidisciplinare di studenti e li accompagna in un percorso di qualificazione di una sfida ad impatto sociale che si è posta l’azienda. Lo fa attraverso una formazione strutturata su innovazione e sostenibilità e una tutorship competente per poter monitorare l’evoluzione dei progetti.
Dopo il successo delle prime due edizioni, in cui sono stati presentati e sviluppati più di 30 progetti ad impatto sociale, proposti da altrettante imprese selezionate e coinvolti circa 130 studenti, Impact Prototypes Labs nella sua terza edizione (che sarà aperta fino al 31 gennaio 2023) intende coinvolgere 50 imprese e 200 studenti. Si tratta di traguardo ambizioso, che ci siamo dati perché possiamo basarci su ecosistema fatto di competenze e reputazione: oltre a Cottino Social Impact Campus ci sono Politecnico di Torino, Università degli Studi di Torino, Collegio Renato Einaudi, Camera di Commercio di Torino, Unicredit, Unigens, Unione Industriale Torino, API Torino, Confindustria Canavese, Yes4To e Torino Social Impact. Sono realtà che hanno colto la sfida della impact economy e si impegnano ad accompagnare lo sviluppo delle imprese piemontesi e degli studenti, appunto, nella grande e cruciale sfida dell’innovazione ad impatto sociale. Non si tratta di una sfida semplice: la governance di questo progetto vede la presenza di più di 50 persone tra steering commitee, comitato scientifico e gruppo di lavoro, docenti e tutorship.
Con IP Labs ci diamo un obiettivo generale che è lanciare e facilitare un processo di apprendimento collettivo fra i partner e i partecipanti, imprese e studenti, per imparare insieme a posizionarsi nell’impact economy e a coglierne le opportunità, sviluppando innovazione ad impatto sociale. Ma in questa edizione abbiamo anche un obiettivo specifico: prototipare nuovi modelli di business, modelli organizzativi, processi e competenze, prodotti/servizi che coniughino obiettivi di profittabilità e posizionamento sul mercato con la realizzazione di un impatto sociale intenzionale, addizionale e misurabile.
Ci racconti meglio come funziona il progetto?
Impact Prototypes Labs è un investimento collettivo e modulato in base all’effort che ciascun partner può portare all’interno del programma.
È un investimento formativo a più livelli, corrispondenti ai due target. Da un lato le imprese, che sono accompagnate dal Cottino Social Impact Campus e dai partner nello sviluppo di know how e consapevolezza di quanto ad oggi non si possa più prescindere da innovazione e sostenibilità come driver reciproci di sviluppo imprenditoriale e sociale. Dall’altro gli studenti, accompagnati dai docenti dei team scientifici degli atenei coinvolti in un percorso didattico fatto di contenuti, competenze, visione, tutoraggio per capitalizzare al meglio l’esperienza progettuale con le imprese e i tutor.
Per le imprese è, inoltre, un investimento fatto di motivazione e impegno nel seguire il proprio a progetto a impatto e gli studenti, perché l’esperienza sia completa e soddisfacente per entrambi, ed una fee minima di 1.000 euro a fronte di un beneficio stimato di almeno 10.000 euro ad impresa, reso possibile grazie ai main partner IP Labs. Al contempo per gli studenti che si candideranno è un investimento di tempo ed energie da cui però avranno in cambio di un’esperienza professionale abitiliante e trasformativa che li farà crescere in consapevolezza e competenze trasversali e verticali, molto utili nell’approccio al mondo del lavoro.
IP Labs è quindi un investimento collettivo in cui tutti si impegnano come attori di una società inclusiva, dinamica e responsabile in cui le imprese e i giovani sono due asset fondamentali per realizzare innovazione ad impatto sociale. L’impatto di IP Labs si evidenzia nella sua intenzionalità forte di voler creare un programma di apprendimento collettivo che nella sua natura collaborativa e cooperativa fra i partner, imprese e studenti coinvolti, che crei le condizioni per lo sviluppo di una cultura manageriale ad impatto sociale e si sostanzi nei progetti che nasceranno all’interno di questo processo. Gli effetti di questa terza edizione peraltro potranno essere monitorati dal Centro di Competenza per la Misurazione e Valutazione dell’Impatto Sociale, voluto da Camera di Commercio di Torino, Torino Social Impact e Fondazione Cottino, di cui il Cottino Social Impact Campus sarà Hub&Spoke.
Tra i partecipanti selezioneremo una rosa di finalisti che parteciperanno all’Impact Day, l’evento finale in cui verrà eletto il progetto che meglio avrà interpretato e rappresentato questa edizione degli IP Labs.
A tuo avviso quali sono gli aspetti più interessanti di questa edizione di Impact Prototypes Labs?
Le due edizioni precedenti e la nostra mission ci hanno convinto della necessità di valorizzare ulteriormente la componente S degli ESG in questa edizione, senza rinunciare all’importanza della E e della G, ma dando un nuovo senso di quanto sia cruciale far crescere nel tessuto imprenditoriale l’importanza strategica dell’innovazione ad impatto sociale. Una sfida ambiziosa che si riflette in tre elementi innovativi e cruciali dell’edizione 22/23: la multidisciplinarità, le quattro aree di sviluppo e la qualificazione della sfida.
Per quanto riguarda la multidisciplinarità, aprire IP Labs a studenti del Politecnico di Torino, dell’Università degli Studi di Torino e del Collegio Renato Einaudi significa credere nel valore aggiunto che le loro visioni, i loro approcci didattici e le nuove competenze generate siano un driver fondamentale di sviluppo.
Inoltre, per indirizzare al meglio le imprese, ci siamo chiesti quali aree di sviluppo evidenziare per aiutarli a inquadrare al meglio le loro sfide e ne abbiamo individuate quattro: modello di business, modello organizzativo e competenze, processi operativi, prodotto/servizio. Sono per noi i punti di partenza per attivare un percorso circolare di innovazione ad impatto sociale. Le imprese che si candideranno ad IP Labs potranno profilare il proprio progetto o la loro idea sulla base di queste quattro aree, ma potranno anche aver necessità di una guida, di un indirizzo che farà parte della qualificazione della sfida; un’altra grande innovazione di questa edizione.
In tal senso, per raggiungere gli obiettivi della terza edizione la fase di qualificazione della sfida sarà cruciale ed agita attraverso workshop dedicati alle imprese e alle loro idee di innovazione ad impatto sociale a cura del Cottino Social Impact Campus. Un lavoro che farà dell’ascolto delle esigenze delle imprese e i settori in cui operano, nel contesto e nello scenario globale in materia di sostenibilità ed ESG, l’induction della loro partecipazione alla terza edizione.
E c’è poi un’attenzione particolare alla formazione, giusto?
Esatto. In questa edizione ci sarà un effort maggiore sulla formazione, tanto per le imprese che per gli studenti.
Per le prime, Cottino Social Impact Campus aumenterà il suo effort con l’obiettivo di aiutarle ad affrontare le difficoltà che riscontrano in un contesto che impone loro di essere sempre più competitive, ma al contempo necessita di una maggiore comprensione di quanto e come la sostenibilità e l’innovazione possano essere due reciproci driver del successo sostenibile e in tutta la loro catena del valore. Gli studenti potranno sviluppare ed acquisire nuove competenze, coltivare visioni e valori, beneficiare della multidisciplinarità per scoprire approcci diversi e capitalizzare al meglio la loro esperienza in IP Labs. Un lavoro importante, guidato da due comitati scientifici presieduti dal Prof. Giuseppe Scellato ed il suo team, per il Politecnico di Torino e dal Prof. Filippo Barbera ed il suo team per l’Università degli Studi di Torino; Collegio Einaudi comparteciperà con una grande attenzione in tema di soft skills che sono al centro del loro obiettivo didattico.
Puoi raccontarci qualche storia particolarmente interessante delle precedenti edizioni?
Mi viene in mente il Centro Agroalimentare Torino, che ha partecipato alla seconda edizione di IP Labs con l’idea di riutilizzare e rimettere in circolo i prodotti ortofrutticoli rimasti invenduti al dettaglio per realizzarne prodotti a medio-lunga conservazione impiegando risorse umane a rischio di esclusione sociale. Il progetto ha sviluppato impatto sociale perché ha permesso la rigenerazione di prodotti edibili e ridotto gli sprechi alimentari; al contempo ha favorito l’inclusione sociale e il reinserimento lavorativo e permesso di redistribuire il prodotto finito alle persone in condizioni di vulnerabilità.
Oppure il caso di Laser s.r.l., azienda informatica di Strambino, in provincia di Torino, che ha realizzato per IP Labs un progetto rivolto agli adolescenti affetti da diabete di tipo 1 e alle loro famiglie, con l’obiettivo di favorire l’integrazione alimentare, sia dentro che fuori l’ambiente scolastico, tramite l’utilizzo di un’app dedicata. Il progetto, vincitore della seconda edizione di IP Labs, ha generato impatto sociale favorendo l’integrazione tra contesti differenti, operando per contrastare l’esclusione sociale e incentivando l’auto-responsabilizzazione.
Se guardo più indietro, alla prima edizione, mi viene in mente Sales s.r.l. BCorp, che è un’azienda del settore cartotecnico con un progetto mirato a sviluppare welfare aziendale partendo dai bisogni dei propri dipendenti. Il progetto, che è stato ad oggi prototipato e da quest’anno concretizzato con un accordo sindacale, ha permesso il confronto interno tra direzione e dipendenti per comprendere bisogni e necessità tramite una call interna, ha affrontato in modo pratico il tema dello sviluppo della cultura d’impresa e favorito l’inclusione e la partecipazione dei dipendenti nel processo decisionale dell’azienda.