Sono più di 2 milioni le colf, le badanti e le baby-sitter in servizio nelle famiglie italiane, 800mila delle quali lavorano con contratto regolare (purtroppo il 60% di chi svolge un lavoro domestico per conto terzi lo fa tuttora “in nero”, ovvero senza coperture previdenziali né contributive) e 910mila senza permesso valido. Si tratta dell’1,25% del nostro Pil e dell’8,2% del totale dei lavoratori italiani: un comparto forte della nostra economia, nel quale però non esiste ancora un sistema di agevolazioni fiscali adeguato per chi assume ma solo minime forme di detrazioni e deduzione dei costi.
Sono questi alcuni dei dati contenuti nel Libro Bianco del lavoro domestico "Famiglia, lavoro e abitazione", presentato lo scorso 7 maggio a Roma nella sala Parlamentino del Cnel da Assindatcolf (Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico) e da Effe (Federazione europea dei datori di lavoro domestico).
Secondo il rapporto quello della colf e della cosiddetta badante è un lavoro di grande rilevanza sociale, di indispensabile supporto alle famiglie e – non ultimo – di inclusione delle popolazioni migranti, visto che la stragrande maggioranza degli addetti è di origine straniera (oltre che di genere femminile nell’88,3% dei casi): collaboratrici domestiche, caregiver familiari e “tate” che in Italia sono soprattutto filippine, cingalesi, pachistane o provenienti da Paesi dell’Est Europa nonché, in misura minore, dall’Africa (in totale il 73,1% è originario di Paesi non Ue).
Il rapporto. Badanti, patrimonio da tutelare
Fulvio Fulvi, Avvenire, 8 maggio 2019