Poche settimane fa Paolo Venturi ha pubblicato sul nostro sito un lungo e interessante articolo in cui sottolineava la necessità di investire in una nuova educazione all’imprenditorialità. In quel contributo emergeva come l’attuale momento storico si caratterizzi per un crescente rifiuto di un modello d’impresa basato sulla mera massimizzazione del profitto in favore di un modello centrato sul principio di reciprocità. "In questo senso" scriveva Venturi "sono soprattutto le giovani generazioni, e in particolare i cosiddetti millennials, a richiedere che l’imprenditorialità sia un percorso ibrido, ossia mosso dalla ricerca di una produzione di valore sociale e, al contempo, orientato dalla socialità."
Continuava Venturi: "parlare di sociale in ambito imprenditoriale non significa solamente far riferimento agli ambiti di attività in cui può operare l’impresa (welfare, solidarietà, …); il riferimento è connesso piuttosto alla capacità dell’imprenditore di produrre innovazione sociale, ovvero generare soluzioni nuove, più efficaci, efficienti e giuste di quelle esistenti in risposta a problemi di natura sociale. In altri termini, significa infrastrutturare l’impresa e le sue componenti attraverso logiche di condivisione e comunitarie".
"Ma perché questa non resti una tendenza occorre che ci sia una reale “educazione” ovvero un processo attraverso il quale la conoscenza, che già è insita in ogni persona, emerge (“educare”, dal latino “e-ducere”, etimologicamente significa infatti “condurre fuori”, far venire alla luce qualcosa che è nascosto). Nell’elaborazione di nuovi percorsi di educazione all’imprenditorialità, risulta pertanto strategico, promuovere e sperimentare esperienze imprenditoriali su base collettiva, collaborativa e cooperativa".
Sinceramente non sappiamo se al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca abbiano letto questi spunti di Venturi, fatto sta che quella dell’educazione all’imprenditorialità rappresenterà una delle 10 azioni che saranno varate dal MIUR nell’ambito del nuovo piano "Scuola aperta, inclusiva e innovativa". Sul piatto verranno messi complessivamente 830 milioni di euro (derivanti dal PON per la Scuola) per le seguenti azioni: Competenze di base, Competenze di cittadinanza globale, Cittadinanza europea, Patrimonio culturale artistico e paesaggistico, Cittadinanza e creatività digitali, Integrazione e accoglienza, Orientamento, Alternanza scuola-lavoro, Formazione degli adulti e, appunto, Educazione all’imprenditorialità, a cui saranno destinati 50 milioni di euro.
Come si può leggere nel comunicato stampa dal MIUR, dal 31 gennaio sul sito del Programma Operativo Nazionale è disponibile l’Avviso quadro – che definisce la strategia comune al pacchetto di misure presentate, fornisce alle istituzioni scolastiche le linee guida per partecipare ai singoli bandi e individua un metodo di lavoro che sarà seguito – a cui seguiranno 10 singoli Avvisi che saranno resi pubblici nei prossimi due mesi.
L’Avviso sull’educazione all’imprenditorialità, si legge nel comunicato, "ha l’obiettivo di fornire alle studentesse e agli studenti percorsi di educazione all’imprenditorialità, e all’autoimpiego, con attenzione a tutte le dimensioni dell’imprenditorialità: quella classica, quella a finalità sociale, quella cooperativa e di comunità. Nello specifico, le azioni saranno orientate a sviluppare l’autonomia e l’intraprendenza degli studenti, la capacità di risolvere problemi, di lavorare in squadra e di sviluppare il pensiero critico, l’adattabilità, la perseveranza e la resilienza".
Di fianco all’imprenditorialità "classica", dunque, ci saranno anche quelle "a finalità sociale, cooperative e di comunità". Prima di cantar vittoria, ovviamente, bisognerà leggere bene i contenuti dell’Avviso (che dovrebbe essere pubblicato il prossimo 8 marzo) ma certamente si tratta di un passo avanti importante per il nostro sistema dell’istruzione. In questo senso "il sociale", per la prima volta, sembra non essere più considerato il campo da gioco degli imprenditori "buoni ma sfigati", bensì un ambito in cui a pieno titolo si può investire, anche sul fronte educativo.