Come ha ricordato Maurizio Ambrosini in un recente articolo, il Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi nel suo discorso programmatico pronunciato lo scorso 17 febbraio di fronte al Senato, ha parlato dei principali temi che il suo Governo si propone di affrontare, ma non di immigrazione, sbarchi di migranti e richiedenti asilo. Nella replica, sollecitato dagli interventi di alcuni senatori, si è scusato per non aver trattato esplicitamente il dossier immigrazione, dichiarando:
"La risposta più efficace e duratura passa per una piena assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni europee. Permane la contrapposizione tra Stati di frontiera esterna, e Stati del Nord e dell’Est Europa, principalmente preoccupati di evitare i cosiddetti movimenti secondari. L’Italia, appoggiata anche da alcuni Paesi mediterranei, come la Spagna, la Grecia, Cipro e Malta, propone come concreta misura di solidarietà un meccanismo obbligatorio di redistribuzione dei migranti pro quota".
Sorprende, come l’ex governatore della Banca Centrale Europea, sicuramente attento ai dati statistici e non solo di carattere economico e monetario, abbia potuto fare un’affermazione di questo tipo. Ambrosini nell’articolo sopra citato ricorda infatti che “le poche parole che ha dedicato all’argomento si sono limitate (…) alla retorica di un ingiusto sovraccarico di rifugiati sulle spalle del nostro Paese, non proprio confermata dai dati: 3,4 rifugiati ogni 1000 abitanti in Italia, contro 25 per la Svezia, 14 per la Germania, 6 per la Francia.”
Le richieste di asilo in Europa: i numeri
I dati pubblicati da Eurostat, riferiti alle richieste di asilo nei Paesi europei nel 2020 confermano una tendenza che vede l’Italia, con 26.535 domande, all’ultimo posto nell’accoglienza dei migranti tra gli Stati più grandi, addirittura preceduta dalla Grecia che – con una popolazione pari ad un sesto dell’Italia e un PIL pari a un decimo di quello italiano – ha ricevuto ben 40.560 domande. Forse la Grecia avrebbe più ragioni per invocare meccanismi di solidarietà e redistribuzione da parte dei partner europei.
Per rimanere sulla realtà dei numeri, nel 2020 come negli anni precedenti, la Germania ha continuato a rappresentare la meta privilegiata dei migranti in Europa: quasi il 20% di loro ha fatto richiesta di asilo nel Paese centroeuropeo. Seguono Francia e Spagna, rispettivamente con 93.475 e 88.525 rifugiati, mentre il Regno Unito con 31.410 domande si pone alle spalle della Grecia e precede l’Italia.
Figura 1. Numero richieste di asilo in alcuni Paesi europei, anno 2020
Fonte: Eurostat
Importante, se rapportato alla dimensione dei Paesi coinvolti, è poi il flusso verso Belgio, Svezia e Olanda con circa 15.000 domande ciascuno, mentre l’Austria e la Svizzera si attestano rispettivamente a 13.640 e 11.540. Sorprende il numero di richieste nella piccola Cipro che, a fronte di una popolazione di 880.000 abitanti ha ricevuto ben 7.000 richieste di asilo.
Il rapporto tra richieste di asilo e e popolazione
La pretestuosità dell’atteggiamento dei governanti e dei media italiani emerge in tutta la sua evidenza anche confrontando il numero di richieste di protezione nei vari partner dell’Unione con quello degli abitanti o ancora meglio riferendolo al Prodotto Interno Lordo, l’indice più utilizzato per misurare la ricchezza di un Paese. Per quanto riguarda il primo indicatore, riferito alla percentuale di richieste di asilo sul numero di abitanti, si passa dallo 0,79% di Cipro allo 0,04% italiano. Nel mezzo sono presenti dieci Paesi con percentuali maggiori di quelle riscontrate nel nostro Paese.
Figura 2. Rapporto percentuale tra residenti e richieste di asilo in alcuni Paesi europei, anno 2020
Fonte: Eurostat
Il secondo indicatore ottenuto dividendo il PIL per il numero di richiedenti vede l’Italia al secondo posto, dopo il Regno Unito, per disponibilità di prodotto, con 62 milioni di euro pro capite, mentre nel caso della Grecia il rapporto si riduce a circa 4,6 milioni. Come per l’indicatore riferito agli abitanti, gli altri dieci partner considerati si collocano nelle posizioni intermedie.
Ovviamente, Paesi come la Germania e la Francia pur avendo una ricchezza superiore a quella italiana, ma con una quota maggiore di persone accolte, hanno una disponibilità di PIL per rifugiato inferiore al nostro Paese.
Questo articolo è stato redatto nell’ambito del progetto di ricerca MINPLUS, progetto Interreg Italia-Svizzera a cui partecipa anche Secondo Welfare.