Recentemente vi abbiamo parlato di Exar Social Value Solutions, agenzia del lavoro e impresa sociale piemontese che si contraddistingue per favorire l’inserimento professionale dei rifugiati e sostenere così il loro processo d’integrazione in Italia. Il lavoro fatto da questa realtà è stato notato da UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che le ha recentemente assegnato il premio “Working for Refugee Integration 2019”.
Una delle relazioni più forti che Exar ha stretto negli anni sul territorio è quella con Lumacheria Italiana, un’impresa innovativa che ha avviato percorsi professionalizzanti e di inserimento lavorativo di rifugiati.
Per approfondire questa esperienza abbiamo voluto raccogliere la testimonianza diretta di Lumacheria Italiana incontrando Simone Sampò e Donato Mangino, rispettivamente Presidente e Vicepresidente di Lumacheria Italiana e dell’Istituto Internazionale di Elicicoltura. Il loro punto di vista si aggiunge a quello di Exar, arricchendo il racconto sul delicato tema dell’inserimento lavorativo e dell’inclusione sociale dei rifugiati che giungono nel nostro Paese.
Simone, ci puoi raccontare brevemente cos’è Lumacheria Italiana e di cosa si occupa?
Noi partiamo dall’agricoltura. Abbiamo creato un allevamento sostenibile di chiocciole a Cherasco, in provincia di Cuneo, che non inquina: infatti abbiamo scelto di non usare fitofarmaci e adoperiamo pochissima acqua. Proponiamo un’alternativa senza sprechi: utilizziamo i gusci, le uova, la carne e la bava. Spaziamo dalla farmaceutica, alla cosmetica, dalla gastronomia alla ricerca e sviluppo, toccando 13 ambiti diversi dell’economia. Ma non solo: mettiamo i microchip nelle chiocciole per testare il grado di inquinamento dei terreni, stiamo portando la blockchain negli impianti per fare mappature e tracciature, abbiamo cominciato a creare la figura dell’imprenditore digitale agricolo, guardiamo al sociale per aiutare i ragazzi a reinventarsi e proponiamo progetti di didattica per i bambini. Grazie alla chiocciola abbiamo superato il concetto di economia circolare e creato un sistema che dà vita ad una filosofia: quella dell’economia elicoidale.
Donato, nei giorni scorsi abbiamo parlato di Exar Social Value Solutions e del suo progetto per sostenere l’occupazione e l’accoglienza dei rifugiati e richiedenti asilo. Come siete venuti in contatto con loro?
Siamo entrati in contatto con Exar per caso ma come dice Jorge Luis Borges, “noi definiamo ‘caso’ la nostra incapacità di concepire l’immenso meccanismo delle casualità”. Quindi era destino che ci incontrassimo! Per fortuna! Infatti con il tempo abbiamo scoperto di avere molte relazioni, conoscenze in comune e le stesse sensibilità su temi importanti.
E come si delinea la collaborazione voi ed Exar?
Noi insieme ad Exar stiamo dimostrando che si può creare un percorso di empowerment delle persone. Ma anche della stessa azienda. Non facciamo un’operazione di assistenzialismo ma cerchiamo di creare figure professionali spendibili nell’ambito dell’elicicoltura, non solo nella nostra impresa o nel nostro Paese. Con la nostra esperienza raccontiamo ad altri elicicoltori che questi percorsi di inserimento professionale si possono fare, qui e in altre regioni, assieme a realtà come quelle di Exar. Per questo mi piacerebbe portare la nostra testimonianza in una delle prossime edizioni del premio UNHCR.
Nel concreto come contribuisce Lumacheria Italiana al processo di inserimento lavorativo dei rifugiati? Quale percorso trovano da voi?
Siamo impegnati nel sociale aiutando le persone a reinventarsi. Questo è importante, tutto quello che proponiamo lo facciamo per ridare dignità alle persone. Abbiamo anche portato l’elicicoltura fuori dall’Europa, ad esempio in Marocco e in Senegal, dando la possibilità alle persone di formarsi e acquisire competenze anche fuori dall’Italia. La dignità non si può trovare solo in Europa, ma in qualsiasi posto. Vogliamo creare un’impresa che rispetti l’ambiente e le persone. Il progetto che abbiamo portato avanti con Exar è interessantissimo perché diamo la possibilità a persone con forti difficoltà nei loro percorsi di vita, di formarsi. Di solito sono più loro che danno a noi che viceversa: sono molto efficienti e appassionati al lavoro che fanno. Piano piano stanno facendo gli step necessari per diventare degli operatori elicicoli. È chiaro che hanno le loro difficoltà e bisogna saperli comprendere, così come gli investitori devono ancora comprendere le potenzialità di tutto questo. Ma ci stiamo provando.