Il 10 novembre presso la Cooperativa Gerico si è svolto il primo appuntamento di un percorso di capacity building rivolto alle organizzazioni del territorio di Novara coinvolte nelle dinamiche relative all’accoglienza e all’integrazione di minori stranieri non accompagnati, neomaggiorenni (ex Msna) e giovani richiedenti asilo. Il luogo non è stato scelto a caso. Gerico è infatti sede di una sartoria sociale a cui si sono poi affiancati un orto urbano, un housing sociale e un ottimo ristorante sociale al suo debutto che coinvolgono attivamente persone migranti.
Il percorso, organizzato e condotto da Secondo Welfare insieme a Codici Ricerca e Intervento, si rivolge a servizi sociali pubblici, cooperative che gestiscono l’accoglienza, comunità educative per minori alle agenzie informative, organizzazioni di volontariato e associazioni imprenditoriali. Di seguito vi raccontiamo come è andato il primo incontro, riportando alcuni temi emersi durante il confronto che possono essere utili a riflessioni più ampie sul fronte dell’accoglienza.
Il progetto e le organizzazioni coinvolte
L’incontro si è svolto nell’ambito del progetto Interreg Italia-Svizzera Minplus. Il progetto volgerà alla conclusione nei prossimi mesi e in questi anni ha prodotto molti materiali rispetto al tema dell’accoglienza e dell’integrazione. Dal rapporto di ricerca sulle buone pratiche di accoglienza e integrazione realizzate in Piemonte e in Canton Ticino, curato da Secondo Welfare, agli strumenti di auto-valutazione frutto del percorso di co-progettazione facilitato dai ricercatori di Codici Ricerca e Intervento.
Durante la mattinata del 10 novembre hanno partecipato all’incontro referenti dei servizi sociali del Comune di Novara, di alcune Comunità educative per minori del territorio (come la Comunità S. Lucia e la Comunità Samuel), agenzie formative e per il lavoro (come Filos Formazione ed Enaip), importanti organizzazioni di volontariato (come la Caritas e la Comunità di S.Egidio), del CPIA, di Confartigianato e Confcooperative, enti gestori dell’accoglienza come Integra (che gestisce il centro di accoglienza nel multietnico quartiere di Sant’Agabio).
Tutti gli attori sono accomunati dall’interesse verso il tema dell’integrazione. Un tema non trascurabile in una città che ha una lunga storia d’immigrazione e che rappresenta uno dei comuni piemontesi con il più alto numero di Msna in Piemonte (il secondo dopo il capoluogo torinese)
L’incontro è stato coordinato da chi scrive, insieme ad Andrea Rampini di Codici Ricerca e Intervento, ed è stato reso possibile dallo sforzo organizzativo di Filos Formazione, partner del progetto Minplus. L’incontro, il primo di un percorso che prevede (almeno) due incontri, ha avuto un duplice obiettivo: fare il punto della situazione e scaldare i motori per avviare un percorso improntato al consolidamento di pratiche collaborative inter-istituzionali e multi-attore a livello territoriale.
I temi affrontati
In primo luogo, ci si è soffermati sui punti di forza e le criticità che caratterizzano l’accoglienza. Lo scenario pandemico ha prolungato, nelle prime fasi i tempi dell’accoglienza e i percorsi di accompagnamento dei ragazzi stranieri. Dall’altro ha ridotto le opportunità di inserimento lavorativo e, ancor prima, quelle di socializzazione.
Altre criticità riguardano ad esempio l’apprendimento della lingua, che spesso necessità di tempi molto più lunghi di quelli previsti. Si è sottolineato, a tal proposito, non solo l’importanza di irrobustire i percorsi di apprendimento dell’italiano ma anche quelli della figura professionale del mediatore culturale e linguistico. Figura, in molti casi, capace di fare la differenza nei percorsi di accompagnamento all’autonomia dei giovani migranti.
Altre criticità sottolineate durante l’incontro riguardano l’inserimento abitativo. La questione casa rappresenta infatti un problema comune ad ampie fasce della popolazione della città, ma può comportare ulteriori difficoltà per i migranti, spesso in condizioni di maggiore precarietà.
Si è inoltre discusso della necessità, in taluni casi, di rafforzare i progetti d’integrazione che accompagnano il prosieguo amministrativo oltre la maggiore età. In questo difficile contesto, la società civile può giocare un ruolo di grande importanza. In particolare in un quadro di collaborazione con l’insieme di attori che fanno parte della rete interistituzionale e inter-organizzativa del territorio. Da questo punto di vista, la nascita dell’associazione dei tutori volontari piemontesi è un segnale molto positivo.
Le prospettive per il futuro
In conclusione, si è riflettuto sulla necessità di rafforzare, consolidare e formalizzare il lavoro di rete, a livello locale e territoriale. Le ragioni sono molteplici: avere una maggiore forza nell’interlocuzione con livelli decisionali sovra-comunali; avere una maggiore capacità di attrarre risorse; avere maggiori opportunità di scambiarsi informazioni, conoscenze, strumenti operativi e individuare soluzioni condivise. A questo proposito, si è immaginato di prevedere sia momenti di taglio più ampio e trasversale, sia tavoli tematici più operativi e specifici.
In poche parole, si è trattato di una ripartenza promettente. Il secondo appuntamento previsto per il 23 novembre prevede il coinvolgimento dei partecipanti in attività laboratoriali, volte a testare strumenti di autovalutazione relativi alle forme di collaborazione e alle modalità di comunicazione. Con l’obiettivo che dal progetto Minplus nascano nuovi percorsi.