Esiste un modello che intende coinvolgere e mobilitare la società civile costruendo con cura le relazioni di accoglienza in famiglia in un contesto di comunità più ampio. È stato adottato da Refugees Welcome Italia con l’Albo delle Famiglie Accoglienti di Roma attivato insieme all’assessorato alle Politiche sociali e alla Salute della Capitale, di cui in questi giorni sono stati presentati alcuni dati.
L’attività dell’Albo – di cui vi avevamo raccontato già a maggio 2022 e, più recentemente, in un approfondimento sull’accoglienza degli ucraini a un anno dallo scoppio della guerra – è iniziata a marzo 2022. In quei giorni a Roma stavano arrivando migliaia di persone rifugiate dall’Ucraina e molte ne sarebbero arrivate nei mesi seguenti. Circa 1.000 cittadini romani hanno dato la loro disponibilità ad accoglierle in casa propria. “Ogni famiglia è stata accuratamente profilata per valutarne l’idoneità all’accoglienza. Sono stati analizzati gli elementi di adeguatezza dell’abitazione all’accoglienza, ma anche la verifica della corrispondenza delle aspettative, e della comprensione di cosa significhi un’accoglienza interculturale” spiega Fabiana Musicco, Presidente di Refugees Welcome Italia. Nel 2022 le convivenze attivate grazie allo strumento dell’Albo delle Famiglie Accoglienti di Roma sono state 91, per un totale di 163 persone ospitate di cui 53 minori.
La principale sfida per il 2023 sarà quella di diffondere capillarmente l’Albo sul territorio della città rendendo questo modello – testato principalmente in funzione dell’emergenza ucraina – strutturale e includendo per quanto più possibile persone di altre nazionalità. Questa scelta, spiega ancora Musicco, si basa sul fatto che “con il tempo abbiamo sviluppato una metodologia di lavoro che si fonda sulla mobilitazione della società civile” e che prevede “un accompagnamento costante nel tempo da parte degli attivisti e del nostro team”. Secondo la Presidente di Refugees Welcome “l’Albo delle Famiglie Accoglienti di Roma rappresenta un unicum a livello internazionale” che potrebbe ora essere preso ad esempio anche da altre altre città europee. In Italia, intanto, Crescono i Comuni che stanno sperimentando strumenti simili, come Ravenna, Bergamo e Bari.