Da tempo la Pubblica Amministrazione sta cercando di adeguarsi per permettere la sperimentazione e la successiva messa a regime di percorsi di lavoro agile per i propri dipendenti. I dati pubblicati nell’ottobre del 2018 dall’Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano (ne abbiamo parlato qui) ci dicono che la macchina è avviata, ma la strada da fare è ancora molta. Secondo i dati del Politenico solo l’8% degli enti pubblici ha avviato nel 2018 progetti strutturati di smart working (in crescita rispetto al 5% del 2017) e un 1% lo ha fatto in modo informale. Tuttavia nel 36% dei casi lo smart working nelle Pubbliche Amministrazioni è completamente assente e il 7% non è nemmeno interessata alla questione. Non possiamo dire che il bilancio sia particoalrmente ad oggi positivo, ma grazie a un quadro legislativo favorevole la direzione sembra quella giuta, anche grazie a progetti ad hoc come VeLa.
Il quadro legislativo di riferimento
In Italia è la legge 81/2017 – Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato – ad aver regolamento per la prima volta lo smart working. Il Capo II afferma che l’intento del provvedimento è quello di “incrementare la competitività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”, promuovendo il lavoro agile “quale modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli, obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro”.
Il testo definisce inoltre le modalità di esecuzione della prestazione lavorativa che deve essere svolta “in parte all’interno di locali aziendali e in parte all’esterno senza una postazione fissa, entro i soli limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale, derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva”. La normativaprevede anche che sia onere del datore di lavoro garantire la salute e la sicurezza del lavoratore agile e che il lavoratore abbia “diritto alla tutela contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali dipendenti da rischi connessi alla prestazione lavorativa resa all’esterno dei locali aziendali”.
Progetto Vela: un’esperienza di rinnovamento della PA
In linea con la normativa nazionale e con le indicazioni del Parlamento europeo, il Progetto VeLA (acronimo di Veloce Leggero Agile) è orientato alla diffusione di modalità di lavoro agile partendo da una buona pratica frutto confronto tra esperienze esistenti e tra amministrazioni. VeLA – finanziato dal PON governance e capacità istituzionale 2014-2020 nell’ambito del primo avviso per il finanziamento di interventi volti al trasferimento, all’evoluzione e alla diffusione di buone pratiche attraverso Open Community PA 2020 – si è proposto di produrre un "kit di riuso" da rendere disponibile ad altre Amministrazioni interessate ad introdurre lo smart working.
Il progetto è iniziato a maggio 2018 e si è concluso poche settimane fa, a giugno 2019. Durante i 14 mesi di attività i 9 enti partner – Regione Emilia-Romagna (ente capofila), Regione Lazio, Regione Piemonte, Regione Veneto, Regione Friuli Venezia Giulia, Città Metropolitana e Comune di Bologna, UTI delle Valli e delle Dolomiti Friulane – hanno collaborato nella ideazione e sperimentazione del kit. Nel concreto di sono formati 9 Leading Group per un totale di 80 persone coinvolte, 7 gruppi di lavoro sui temi del kit di riuso, 1 comitato scientifico che ha guidato e validato le attività di progetto. Diverse sono state poi le attività di formazione, comunicazione, promozione e coinvolgimento in eventi tematici di Dirigenti e membri dei Leading Group. Questa esperienza ha dato vita ad una vera e propria community, il cui obiettivo è quello di espandersi includendo nuove amministrazioni che manifesteranno interesse nell’utilizzo del kit.
Il kit di riuso
Il kit di VeLa, disponibile dal 31 luglio 2019 e scaricabile qui, contiene strumenti utili alla realizzazione delle fasi di preparazione, introduzione e monitoraggio dello smart working ed è utilizzabile da parte delle Amministrazioni Pubbliche interessate a implementare un progetto di lavoro agile. Nello specifico il kit si compone di 7 parti.
Comunicazione
Il kit di riuso riporta le “Linee guida per la comunicazione di un progetto di smart working” che contengono indicazioni utili, strumenti e proposte di attività per:
- progettare la Strategia di Comunicazione e definire un Piano di Comunicazione;
- indicazioni e strumenti per le attività di Comunicazione Interna;
- indicazioni e strumenti per le attività di Comunicazione Esterna;
- un esempio di campagna di comunicazione integrata e rivolta a target di dipendenti e dirigenti pubblici e alla collettività
Formazione
Il kit di riuso propone un approccio formativo basato sull’e-learning, centrato sulla progettazione, realizzazione e distribuzione di:
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10 video-lezioni della durata massima di 30 minuti, finalizzate ad approfondire il contesto normativo, l’approccio e l’applicazione dello smart working nel settore pubblico;
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8 video-pillole della durata di massimo 5 minuti finalizzate ad affrontare gli aspetti pratici e operativi e a rafforzare le soft skills per lavorare in modo smart.
Per supportare le Amministrazioni nel monitoraggio e nella valutazione dell’andamento e dei risultati del progetto di smart working, il kit di riuso mette a disposizione:
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un cruscotto di riferimento contenente criteri quantitativi e qualitativi per il monitoraggio e la valutazione della sperimentazione di smart working;
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quattro tracce di survey di valutazione da erogare per monitorare l’andamento nelle diverse fasi del percorso progettuale;
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un file di calcolo che consenta a ciascuna amministrazione di elaborare più facilmente gli indicatori sintetici di andamento del progetto sulla base del sistema di monitoraggio impostato;
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una guida all’utilizzo del file di calcolo.
Il kit intende fornire un framework degli spazi fisici a cui ispirarsi in un progetto di smart working e che possa guidare la progettazione degli interventi. Il kit di riuso a tal fine contiene:
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indicazioni sull’individuazione dei criteri di riprogettazione degli spazi, dal glossario dei termini alla misurazione degli spazi e degli edifici oltre che i principi generali di pianificazione;
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tipi differenti di work setting direttamente utilizzabili da enti di diversa natura.
Il kit intende poi fornire un framework di strumenti, hardware e software, nonché di servizi necessari per rendere efficace questa nuova modalità di organizzazione del lavoro. Il documento affronta i diversi ambiti di intervento suddividendoli in tre diversi livelli di implementazione:
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Must: livello minimo, senza il quale non si ritiene si possano avviare efficacemente iniziative di smart working;
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Should: livello auspicabile che permetterebbe una gestione migliore;
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Could: livello che garantirebbe il massimo di efficacia.
Il kit di riuso intende fornire un framework per la valutazione delle performance organizzative e contiene:
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una Checklist di avvio e gestione del processo di smart working;
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una Case History sulla gestione di gruppi di lavoratori smart.
Il kit intende fornire indicazioni utili per la predisposizione dei principali documenti necessari per regolamentare l’iniziativa di smart working. In particolare, sono stati realizzati i seguenti documenti:
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Schema di Disciplina: framework che definisce i principi generali e il regolamento della nuova modalità di lavoro;
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Schema di Accordo Individuale: documento che deve essere obbligatoriamente redatto in forma scritta, firmato dalle parti e comunicato sul portale dei servizi del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.