Quella della rigenerazione urbana è una dimensione importante per lo sviluppo sociale delle aree in cui questa avviene e proprio per questo Secondo Welfare se ne occupa da molto tempo.
In questo quadro vi vogliamo raccontare di Badia Lost & Found, una realtà che opera a Lentini, in provincia di Siracusa, con l’obiettivo di restituire il territorio alla sua comunità attraverso diverse attività. Lo ha fatto e lo fa, come dice il suo nome, a partire dal quartiere di Badia recuperando beni della cultura, sia tangibili che immateriali, idealmente un po’ come accade coi bagagli perduti.
Il segno più evidente di questa azione, che dura informalmente da 10 anni e che dal 2017 ha assunto una forma cooperativa, è il Parco Urbano d’Arte che si compone di 44 opere d’arte diffuse sui muri delle case della città. Un pezzo importante di un’esperienza di rigenerazione urbana nata dal basso che, grazie ad attori del secondo welfare, ha messo in atto azioni significative su un territorio dove mancavano strategie pubbliche per il recupero di beni culturali e spazi abbandonati, che così sono stati invece resi alla collettività. E che ora si stanno allargando anche ad altre aree della Sicilia. Nell’articolo che segue vi raccontiamo come, anche attraverso le voci di alcuni dei suoi protagonisti.
Da gruppo informale a realtà strutturata intorno a Palazzo Beneventano
Lentini è un paese di circa 25.000 abitanti della provincia di Siracusa. Qui nel 2014 si forma un gruppo informale ed eterogeneo di studenti e professionisti legati dal desiderio di dedicarsi all’attivazione di un luogo simbolo del proprio territorio: il quartiere Badia. Negli anni seguenti il gruppo si impegna nella realizzazione di eventi culturali sul territorio, assumendo anche una forma più definita come presidio lentinese dell’associazione nazionale Italia Nostra1
Il 2016 segna un punto di svolta: la concessione d’uso di Palazzo Beneventano al gruppo associativo, per tre mesi, affinché possa realizzare le proprie attività di promozione culturale. In quel momento lo spazio è una “cattedrale nel deserto”. L’immobile, di proprietà comunale dal 1976, benché di ampissime dimensioni e dotato di locali che potrebbero essere usati per molteplici usi pubblici è infatti collocato in un’area inadatta per le sue potenzialità ed è utilizzato in maniera subottimale. Dagli anni Ottanta è stato dapprima adibito a canile comunale e, per un brevissimo periodo, ad asilo nido, diventando successivamente deposito per la nettezza urbana. Tra il 2003 e il 2010 avvengono diverse ristrutturazioni importanti, finanziate anche attraverso risorse europee, per affrontare il decadimento della struttura, mentre negli anni seguenti si registrano solo blandi interventi di rifacimento, non sempre portati a termine, che ne impediscono un utilizzo sensato.
Quei tre mesi sono costellati di eventi, perché nelle intenzioni del gruppo c’è tutta la volontà di avere riconfermata la concessione. La otterrà, occupandosi della programmazione culturale all’interno dell’immobile nel corso dei due anni successivi. Il luogo riaperto al pubblico registra un numero di accessi e visite elevatissimo, iniziando a diventare teatro principale della vita culturale del paese.
In questo periodo l’attività di sperimentazione da Palazzo Beneventano si estende al quartiere: la struttura apre le sue porte al territorio, e così fa anche l’associazione lentinese di Italia Nostra. Nel 2017 sviluppa il progetto “Badia Lost & Found” con la finalità di facilitare una serie di itinerari urbani, ossia di passeggiate guidate tra le vie del Parco Urbano d’Arte – murales che riempiono i muri delle case e che sono realizzate grazie al coinvolgimento dei proprietari di quegli stessi muri – attorno al tema della rigenerazione urbana e delle pratiche sperimentali dell’arte attraverso la didattica. L’opera “U beni veni ra’ terra” dell’artista Giuseppe Gusinu, realizzata sulla superficie di un palazzo dell’800 della Salita Puccetti e raffigurante un elemento simbolo della città, inaugura il museo a cielo aperto che si sviluppa nel quartiere Badia, in cui le tele dei dipinti non sono altro che le mura dei palazzi. Ad oggi il Parco raccoglie più di 40 opere, che è possibile ammirare percorrendo le strade del territorio e per il tramite degli itinerari urbani realizzati dalla cooperativa, in cui – attraverso lo strumento dello storytelling artistico – sono narrate le tradizioni e le storie di Lentini e dei suoi dintorni, dei suoi miti, dei suoi personaggi, e delle sue leggende. Le opere sono realizzate da singoli artisti oppure da collettivi; in alcuni casi sono frutto di laboratori artistici che vedono la compartecipazione dei cittadini residenti.
Nel 2018 subentra una nuova amministrazione, che riconferma la concessione con un Protocollo d’Intesa che nei fatti resta molto precario ma non riduce l’impegno dell’associazione. Anzi, l’esperienza a Palazzo Beneventano fa maturare nel gruppo la decisione di affermare i propri connotati e di esplicitare la natura territoriale della propria attività, che nasce in Badia e a Badia si rivolge. È l’anno in cui si costituisce informalmente un gruppo di soci di Italia Nostra che decide di tramutare l’esperienza di volontariato in un’esperienza professionale. Il nome scelto è quello di una delle principali iniziative svolte fino a quel momento: Badia Lost & Found. Mentre il presidio lentinese di Italia Nostra continua ad esistere, Badia si rende autonoma dall’associazione nazionale, decidendo di “emancipare i volontari in una risorsa umana che vuole proiettarsi in una dimensione occupazionale della cultura, dare una dignità lavorativa al tempo pieno che non è più il tempo libero del volontariato”, spiega Giorgio Franco, fondatore e attuale direttore della cooperativa.
I percorsi si intrecciano e vanno avanti fino al 2018, quando l’associazione decide di fare un ulteriore passo in avanti: partecipare a un percorso formativo e di accompagnamento biennale, candidando il proprio centro culturale a Badia al Bando Culturability 2, sostenuto dalla Fondazione Unipolis e dall’allora Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Seppur selezionati tra i 15 progetti finalisti su 351 candidati, la vittoria le è preclusa poiché la struttura su cui si incentra l’attività dell’associazione, Palazzo Beneventano, non è oggetto di un accordo pubblico-privato che riconosca la cooperativa come ente gestore dell’immobile. Ciononostante, l’attività dell’associazione prosegue, continuando a proporre itinerari urbani, laboratori con le scuole, visite per gruppi informali o di tour operator e residenze d’artista3.
Gli anni della pandemia e il legame sempre più forte col quartiere
Durante la pandemia, il 10 giugno 2020, Badia Lost & Found diventa una cooperativa con la missione di rendere redditiva la cultura e far sì che le conoscenze e le competenze maturate grazie all’azione su Palazzo Beneventano e il quartiere Badia possano essere usate come risorse per generare opportunità lavorative, sia per i soci che per altre persone che attorno al gruppo gravitano in occasione dei vari appuntamenti culturali.
Come evidenzia Giorgio Franco, “non si trattava più di tempo libero, non più di eventi effimeri, ma di realtà che seminano una redditività e proiettano lo stato dei luoghi in una sostenibilità e una cura costante”. Questa scelta deriva anche da un mutato atteggiamento delle istituzioni verso l’azione culturale nel quartiere. Dal 2016 il Comune di Lentini ha visto infatti il succedersi di tre amministrazioni: se con le prime due il gruppo aveva mantenuto un legame – seppur flebile – con Palazzo Beneventano, grazie all’ottenimento di concessioni e alla stipula di Protocolli d’Intesa per l’utilizzo del bene, con la terza il filo con quel luogo si spezza del tutto4. L’amministrazione rifiuta la proposta di uno speciale partenariato pubblico-privato con la cooperativa, segnando la separazione formale del destino dell’immobile da quello di Badia Lost & Found.
Pur venendo meno la legittimazione all’uso del bene da parte dell’amministrazione, gli abitanti di Badia continuano a riconoscere alla cooperativa il ruolo crescente di “sentinella” del territorio. Negli anni infatti questa ha cercato di ascoltare e aiutare i cittadini, ad esempio registrando la percezione di insicurezza a causa della poca illuminazione e trovando una soluzione con la costruzione di un “percorso di luce” in grado di illuminare le opere del Parco Urbano dell’Arte.
Ed è proprio durante gli anni della pandemia che il legame tra le parti si salda. Tra le altre cose, le persone in stato di necessità iniziano a rivolgersi alla cooperativa per bisogni riguardanti il pagamento delle bollette e gli aiuti alimentari, ritrovando in Badia Lost & Found un valido soggetto facilitatore con le realtà dei servizi territoriali. Il rapporto di fiducia si anima della reciproca considerazione. Inoltre, quando Palazzo Beneventano è oggetto di atti vandalici, piccoli furti e manomissioni, gli abitanti di Badia lo segnalano alla cooperativa. E ancora, nelle fasi di riapertura dopo l’emergenza, la cooperativa realizza itinerari turistici e laboratori urbani di street art, porta movimento in un quartiere periferico, ri-anima le strade di un’area della città lasciata alla polvere e all’incuria.
In quel periodo complesso “il quartiere ha capito che la Badia Lost & Found non era solo un insieme di persone che organizzano eventi culturali, ma una realtà a disposizione della comunità” sottolinea Cristina Pulvirenti, vice-presidente della cooperativa.
L’esempio generativo nel sud-est siciliano
Ad oggi, l’operato di Badia Lost & Found ha messo in luce la possibilità di rendere la cultura sociale e redditiva, dedicata al territorio e condivisa con le persone che abitano quei luoghi.
La realizzazione del Parco Urbano dell’Arte ha infatti innescato processi di riproduzione5nell’intera area del sud-est siciliano, facendo ottenere alla cooperativa richieste di consulenza sulla rigenerazione urbana da parte di Comuni limitrofi ma anche di accompagnamento da realtà associative e cooperative che intendono rivitalizzare i propri territori mediante la street art, gli itinerari urbani e la realizzazione di eventi culturali accessibili. Ne è un esempio il mosaico realizzato all’ingresso del Comune di Mazzarrone (provincia di Catania), prodotto ultimo di un progetto di arredo urbano e riqualificazione condotto da Badia Lost & Found insieme a un’associazione locale che intende costituirsi come cooperativa e che ha chiesto la consulenza dell’organizzazione lentinese per assumere la gestione di un centro culturale di proprietà comunale e renderlo un centro polivalente. Un altro caso è quello di Melilli, Comune della provincia siracusana, dove la Giunta Municipale ha affidato a Badia Lost & Found la promozione e la valorizzazione del Carnevale Storico e il suo inserimento nell’elenco del Patrimonio Immateriale della Regione Sicilia, insieme alla promozione della tradizionale Festa del Santo Martire Sebastiano in ambito regionale e nazionale. Oppure ne è ancora un esempio la collaborazione con il Comune di Licodia Eubea e con il GAL Natiblei per la realizzazione di un evento sulle eroine nella località catanese.
La cooperativa ha inoltre instaurato relazioni con altre realtà che nella regione si occupano a vario titolo dell’attivazione dei luoghi e delle città attraverso la cultura, perché, come ci ha spiegato Alessandro Pennisi, responsabile dell’area creativa di Badia Lost & Found, in una Sicilia in cui chi vuole rimanere è consapevole delle difficoltà, non si può fare altro che collaborare. Qui infatti questa spinta competitiva è minata alla sua radice, e anzi si traduce in un movimento estensivo che apre i processi rigenerativi e incentiva la cooperazione anche tra realtà geograficamente distanti tra loro.
Di cosa ci parla Badia Lost & Found
Il caso della cooperativa lentinese è esemplificativo di una rigenerazione urbana dal basso che indica, come scrive Ylenia Sina in questo articolo del progetto ABNE pubblicato su Slow News, “i processi di riuso e riqualificazione di spazi, quartieri o territori, che non sono pianificati da politiche pubbliche in capo alle istituzioni, ma realizzati da gruppi più o meno informali. Si tratta quasi sempre di processi che rispondono ai bisogni delle persone che li mettono in atto”. Fin dalle sue origini, da quando il gruppo informale di studenti e professionisti del settore si dedicava in forma volontaria all’organizzazione di rassegne di eventi culturali accessibili e partecipati, l’orizzonte di Badia Lost & Found è stato quello di operare per una restituzione alla collettività di beni, sia tangibili che immateriali, della cultura. Un po’ come si fa, appunto, in aeroporto con i bagagli smarriti.
In questo senso, l’esperienza lentinese è interessante per varie ragioni, annoverabili a diversi ordini di grandezza.
In primo luogo, la tramutazione del gruppo associativo in cooperativa sociale segna il passaggio da uno stato di partecipazione sporadica alla vita culturale del paese a uno di impegno strategico e di cura intenzionale. Inoltre, semina per permettere il fiorire di opportunità occupazionali ed economiche, non sono per i soci della cooperativa, quanto anche per i soggetti che con essa collaborano, dagli artisti e professionisti di vario genere, fino alle imprese locali per la fornitura dei materiali e alle strutture ricettive dell’area per ospitare gli artisti o i gruppi di turisti in visita.
In secondo luogo, l’esperienza di Badia Lost & Found si colloca nel solco di quello che viene definito come welfare socio-culturale, ossia di un sistema “in grado cioè di tenere insieme le diverse e numerose declinazioni della cultura con la tutela del benessere complessivo della persona al fine di permetterne un empowerment solido e continuativo”. Questo avrebbe potuto ulteriormente concretizzarsi con la costituzione di un partenariato speciale pubblico-privato per la gestione del bene di Palazzo Beneventano che, benché sia poi sfumata, rappresenta un punto importante che definisce le ambizioni dell’organizzazione. In generale, l’esperienza sul quartiere Badia, con il suo centro nevralgico nel Palazzo Beneventano, ha visto un coinvolgimento della comunità locale nella programmazione culturale della cooperativa e alla sua disponibilità per la realizzazione dei murales e degli itinerari urbani che conferma il carattere collaborativo dell’iniziativa.
In terzo luogo, in questi quasi dieci anni di attività a Lentini, Badia Lost & Found si è radicata nel territorio tanto da essere considerata presidio civico e propulsatrice della vita culturale del paese. Dato il suo successo, ha catalizzato l’interesse dei Comuni limitrofi, divenendo d’esempio per chi vuole recuperare luoghi dimenticati e valorizzare le aree interne attraverso le forme artistiche. Ha preso posto, però, anche tra la pletora di soggetti che, in più parti della regione siciliana, collaborano per realizzare un cambiamento nel proprio territorio utilizzando la cultura come strumento.
È in questo senso che la cultura diventa il tramite per il quale passa la riappropriazione simbolica e materiale dei luoghi. Come ci ha detto Giorgio Franco, così “ la cultura diventa sociale”. Cosa che la cooperativa Badia Lost & Found contribuisce attirando lo sguardo su beni fisicamente presenti e assenti dall’abitare urbano quotidiano, restituendo bagagli di memorie e regalando esercizi di immaginazione.
Per approfondimenti:
- Comunicato Stampa, Conferenza Lentini Patrimonio Immateriale. Presentazione, studi e catalogazione della “Festa di Sant’Alfio”, Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino.
- Di Salvo G., Lentini, Preview di Around the sun, un progetto della Cooperativa “Badia Lost & Found”, Radio Una Voce Vicina, 28 dicembre 2021.
- Italia Nostra, Palazzo Beneventano di Lentini: segnalazione per la lista rossa, Italia Nostra, 17 gennaio 2019.
- Redazione, La scommessa di creare lavoro al Sud attraverso l’offerta culturale: il caso Badia Lost & Found, 97100 Magazine, 30 novembre 2020.
- Redazione Art Vibes, Badia Lost and Found – Lentini: arte e rigenerazione urbana, Art Vibes, 12 gennaio 2018.
- Tommasini A., Street Art e riqualificazione. Il caso di Badia Lost & Found a Siracusa, Artribune, 15 dicembre 2020.
Note
- L’associazione Italia Nostra opera sul territorio nazionale da più di 65 anni con l’obiettivo di tutelare, promuovere e valorizzare il Patrimonio culturale nostrano, salvandolo dallo stato di abbandono e di degrado in cui versa. Da ormai 10 anni raccoglie segnalazioni di beni comuni o paesaggi in abbandono o bisognosi di tutela, siti archeologici meno conosciuti, centri storici, borghi, castelli, singoli monumenti in pericolo. Palazzo Beneventano nel 2018 viene inserito all’interno della “Lista rossa dei beni culturali in pericolo” per volontà del presidio locale dell’associazione nazionale con l’intento di riappropriarsi del luogo a partire da un intervento di bonifica svolta dallo stesso gruppo, che come detto già dal 2016 – mediante autofinanziamento – curava e gestiva il luogo. Il quegli anni, infatti, i locali di Palazzo Beneventano, oggetto di un intervento di manutenzione e ristrutturazione, erano al centro di un contenzioso fra la ditta incaricata dei lavori di rifacimento e il Comune di Lentini, di fatto ostacolando l’avanzare e il completamento dei lavori stessi.
- Bando finanziato dalla Fondazione Unipolis, realizzato in collaborazione con l’allora Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT, oggi MiC, Ministero della Cultura), e aventi come enti partner Avanzi, Fondazione Fitzcarraldo e make a cube. I bandi di Culturability erano volti a sostenere luoghi culturali di nuova generazione in tutta Italia, nati attraverso processi di riattivazione dal basso e attivazione comunitaria.
- I programmi di residenze per artisti consentono a questi ultimi di vivere per alcuni periodi (da giorni a mesi, anni) in un ambiente diverso dal proprio luogo di domicilio abituale, per immergersi in progetti creativi insieme ad altri artisti. In questo caso, Badia Lost & Found organizza dei soggiorni nel territorio lentinese per permettere agli artisti e alle artiste che realizzeranno i murales di pernottare in paese tutto il tempo necessario a realizzare l’opera.
- Per approfondimenti sul caso si vedano pure questo e questo contributo pubblicati su Le vie dei Tesori.
- A questo proposito, nell’ultimo anno la cooperativa è stata invitata – in quanto “caso di successo” – a partecipare con un contributo alla realizzazione del Manuale NEBULA “Dos and Don’ts” (consigli sul cosa fare e cosa non fare) all’interno del progetto NEBULA Erasmus+, con l’obiettivo di fornire una sorta di “manuale di istruzioni” per giovani imprenditori che vogliono investire nel settore della rigenerazione urbana. Oltre ad aver narrato gli episodi più significativi della storia del quartiere Badia e dei molteplici eventi realizzati a Lentini, i soci hanno evidenziato anche le criticità incontrate lungo il percorso, che spaziano dalla mancata costruzione di un partenariato pubblico-privato con l’amministrazione comunale, alle episodiche resistenze locali a determinate iniziative.