A partire dalla seconda metà di febbraio nel Cuneese inizierà la sperimentazione di una nuova figura professionale che si propone di cambiare la geometria delle cure domiciliari in Piemonte. Si tratta dell’infermiere di famiglia e di comunità, che aiuterà gli anziani a vivere autonomamente nel proprio domicilio il più a lungo possibile, offrendo loro supporto nelle attività della vita quotidiana, nella promozione dell’inclusione sociale, nella prevenzione degli incidenti domestici, nell’assistenza nelle terapie e nel monitoraggio dei vari indicatori di salute.
A tutti gli anziani over 65 residenti nei territori della sperimentazione – Val Maira e in Val Grana – sarà associato un infermiere di famiglia e comunità, che effettuerà una valutazione complessiva dei bisogni di ogni singolo assistito, mediante una check-list standard integrata grazie alla collaborazione con il medico di famiglia e, se presenti, uno o più familiari. In base alle necessità evidenziate saranno quindi stabilite delle visite a domicilio periodiche da parte dell’infermiere. Ad essere interessati dall’iniziativa saranno sia gli anziani con patologie o non autonomi sia quelli in salute, in modo da avviare una mappatura realistica dei bisogni della popolazione con più di 65 anni. Il numero di infermieri coinvolti verrà definito in base alle caratteristiche del territorio (dispersione, isolamento, viabilità) e alle attività che si deciderà di effettuare, ma non sarà in ognu caso superiore a 500.
Il progetto sarà realizzato nell’ambito del programma Interreg 2014-2020 Spazio Alpino, che vede coinvolti attori nazionali, regionali e locali nella realizzazione di iniziative a carattere transnazionale per lo sviluppo sostenibile ed inclusivo dell’area alpina. Il programma europeo, che coinvolge diverse regioni di Italia, Francia e Germania, oltre all’intero territorio di Austria e Slovenia, si inserisce nella più ampia strategia di Europa 2020. La Regione Piemonte, come ente capofila, collaborerà con istituzioni pubbliche sanitarie e accademiche degli altri Paesi coinvolti per verificare la fattibilità dell’infermiere di famiglia come supporto agli anziani, mettendo a disposizione della sperimentazione un budget complessivo di 2 milioni di euro.
Antonio Saitta, assessore alla Sanità, ha affermato che ci si aspetta che il modello produca riduzione della spesa sanitaria, grazie alla diminuzione dei ricoveri ospedalieri evitabili, e in generale al ricorso ai servizi sanitari, ma soprattutto il miglioramento della qualità della vita degli anziani. “Per questo fin dall’inizio svilupperemo un modello di studio di popolazione impostato alla valutazione di efficacia. Il territorio delle valli cuneesi verrà confrontato con altre zone limitrofe in base a diversi indicatori di risultato: mortalità, ricoveri ospedalieri, istituzionalizzazioni, indicatori di qualità della vita, e verrà effettuata un’analisi economica del risparmio in termini di costi diretti e indiretti”.