La tecnologia può rendere le città più vivibili e più sicure: ma deve essere imposta dall’alto o nascere dalle proposte dei cittadini? E’ da questa presparte l’articolo di Federico Guerrini per La Stampa. In una recente conferenza svoltasi a Londra – Re.Work – Future Cities Summit – esperti, ricercatori e architetti hanno sviscerato ogni aspetto di quella che con un’espressione ormai forse abusata è stata etichettata come “smart” city.
Da una parte la città pensata da e per i cittadini, con iniziative dal basso verso l’alto, in cui la tecnologia gioca un ruolo importante ma non viene imposta e gestita dai governi o dalle amministrazioni municipali: nasce dalle innovazioni che rivoluzionano il mercato e i servizi pubblici. Dall’altra parte c’è il modello della pianificazione, del controllo, degli investimenti pubblici, in cui primeggia l’Unione Europea che ha stanziato 15 miliardi di euro per il solo periodo 2014-2016, nell’ambito del programma Horizon 2020.
Le Smart City sono un pericolo per la democrazia?
Federico Guerrini, La Stampa, 21 gennaio 2015
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