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Ogni mese Secondo Welfare cura un’inchiesta per Buone Notizie del Corriere della Sera, in cui si approfondiscono i cambiamenti sociali nel Paese e le loro conseguenze sul sistema di welfare. Nel numero dell’8 marzo 2022 ci siamo dedicati all’analisi del “bando borghi”, il finanziamento destinato alla restaurazione e al ripopolamento dei piccoli borghi italiani. Di seguito, Lorenzo Bandera propone una riflessione sulla necessità di dotare i piccoli Comuni di competenze che permettano di sfruttare al meglio le risorse offerte dal PNRR; qui, invece, Paolo Riva spiega il contenuto del “Bando borghi” e le prospettive di cambiamento che il finanziamento potrebbe portare ai piccoli comuni.

Il Piano di Ripresa e Resilienza rappresenta l’opportunità di ridisegnare un Paese più sostenibile e meno diseguale, in grado di colmare gap strutturali che da anni frenano crescita e sviluppo. Il dibattito pubblico tuttavia sembra essere focalizzato soprattutto su procedure (traguardi, target, indicatori), tempistiche (i vari step previsti dall’UE) e modelli di governance (cabine di regia e ripartizione del potere tra centro e periferia) per gestire le risorse, mentre restano ai margini questioni “di senso” altrettanto importanti. Ad esempio, che idea di comunità vogliamo realizzare col PNRR? Quali stakeholder vanno coinvolti per ideare e implementare i progetti? Abbiamo le competenze che servono per gestirli prima, durante e dopo l’erogazione delle risorse?

Una questione di competenze

Nelle ultime settimane quest’ultimo quesito, per fortuna, ha iniziato a porsi con insistenza. Diversi osservatori hanno sottolineato come le competenze necessarie per ideare, realizzare e portare a compimento i progetti del PNRR sembrano mancare in molti enti pubblici territoriali. A causa del blocco degli organici e dei vincoli di spesa numerose amministrazioni, soprattutto quelle medio-piccole, paiono infatti in affanno.

A destare l’attenzione è stato soprattutto il “Bando borghi” del Ministero della Cultura pensato per evitare lo spopolamento e rilanciare i borghi storici con meno di 5.000 abitanti. Dunque piccoli Comuni dove, in tema di personale competente, la questione si fa senza dubbio più complessa.

Il Governo negli ultimi mesi ha cercato di affrontare il tema selezionando 1.000 esperti per supportare le amministrazioni locali alle prese col PNRR ma, anche per le lungaggini burocratiche, il loro contributo per ora sembra ininfluente.

Il ruolo delle Fondazioni

È quindi interessante notare come a muoversi su questo fronte siano alcune realtà filantropiche. Le Fondazioni di origine bancaria, in particolare, hanno colto i problemi di molti enti locali e si sono organizzate per sostenerli nello sviluppo del know how che gli serve; in primis per la preparazione, scrittura e presentazione delle proposte progettuali.

Il caso esemplare è quello della Compagnia di San Paolo, che a novembre ha varato un bando da 6 milioni di euro rivolto alle PA del Nord-Ovest. In Lombardia, invece, la Fondazione Cariplo ha sottoscritto un’intesa con la Regione, Anci e Unioncamere per individuare e accompagnare, proprio nell’ambito del citato bando, il borgo a cui andranno 20 milioni di euro. Ma iniziative simili sono assunte anche dalle fondazioni di molti altri territori: da Cuneo a Modena, da Padova a Firenze, passando per Rovigo, Lucca, Siena e Forlì.

Con queste azioni le fondazioni intendono fornire agli enti locali le competenze necessarie perché le macchine amministrative siano in grado di accompagnare i processi legati al PNRR. Senza di esse la grande mole di risorse stanziate dall’Europa rischia di andare sprecata, configurando l’ennesima occasione persa per il Paese. Cosa che non possiamo permetterci, soprattutto in questo momento storico così incerto.

Ma è indubbio che tali competenze saranno fondamentali anche in prospettiva futura: se adeguatamente trasmesse (e recepite) potrebbero rappresentare la base su cui sviluppare processi maggiormente condivisi, partecipati e in grado di garantire una crescente coesione sociale.

 

 

Questo articolo è stato pubblicato su Buone Notizie del Corriere della Sera l’8 marzo 2022 ed è qui riprodotto previo consenso dell’autore.