Il 19 giugno Piero Fassino e Chiara Appendino si sfideranno al ballottaggio delle elezioni amministrative per diventare il prossimo sindaco di Torino. Fassino, alla guida di una coalizione di centrosinistra, il 5 giugno scorso ha ottenuto il 41,8% dei voti; la Appendino, candidata del Movimento 5 Stelle, ha invece ricevuto il 30,9%. Tra i due c’è una distanza di 10 punti che tuttavia – anche a fronte dell’alto numero di candidati sindaco (19) e di liste (34) che hanno partecipato al primo turno – non permette di sbilanciarsi sul risultato finale.
Al di là delle previsioni, quel che appare certo è che la seconda parte della campagna elettorale torinese è stata vissuta con crescente intensità dagli schieramenti in campo. Entrambi i contendenti, infatti, non si sono risparmiati critiche, anche dure, su molti dei temi attorno ai quali è ruotata la competizione degli ultimi giorni. Esemplari in tal senso sono state affermazioni, repliche e contro-repliche su questioni quali la tenuta del welfare cittadino, le problematiche legate al lavoro e la lotta alla povertà, che a più riprese hanno acceso gli animi dei due candidati e dei loro sostenitori.
Nel tentativo di andare oltre le polemiche e fare chiarezza su tematiche così importanti per la vita del capoluogo piemontese, abbiamo chiesto a Fassino e Appendino di concederci un’intervista in cui esporre la propria visione su diversi aspetti legati alle politiche sociali. Nonostante le ripetute richieste inviate al suo staff, Chiara Appendino non ha finora risposto alla nostra richiesta (che resta ovviamente valida). Piero Fassino ci ha invece concesso una lunga intervista che vi proponiamo di seguito.
Signor Sindaco, negli ultimi anni la situazione sociale di Torino, complice il perdurare della crisi economica, è andata via via aggravandosi. Come valuta l’attuale condizione della città?
La portata della crisi che ha attraversato il nostro Paese non ha certo risparmiato Torino. Lo si è visto nell’andamento del mercato del lavoro, nel tasso elevato di disoccupazione giovanile e l’ho toccato con mano nel mio lavoro quotidiano di Sindaco. Tuttavia, una differenza c’è. Torino è provata ma non piegata dalla crisi. La società torinese ha reagito, la crisi l’abbiamo guardata negli occhi e l’abbiamo sfidata giocando la scommessa di una città che nella crisi si trasforma e crea le energie e le opportunità per rinascere. Ed è per questo che sono convinto che Torino, con una amministrazione in grado di assicurare governabilità e di coniugare solidarietà e sviluppo, se pure provata dagli anni di crisi, sia nelle condizioni di agganciare la ripresa economica di cui vediamo i primi segnali a livello nazionale, senza lasciare indietro nessuno e con la consapevolezza che mantenere la coesione sociale della nostra comunità è una condizione imprescindibile anche per far ripartire processi di sviluppo economico, in quanto servizi, vivibilità, sicurezza sociale e diminuzione dei conflitti rendono più attrattivo un territorio.
In questi cinque anni quali sono state le misure più incisive messe in campo dal Comune per fronteggiare i crescenti rischi e bisogni cui sono soggetti i cittadini torinesi?
Le questioni più rilevanti che il sistema di welfare della nostra Città ha dovuto affrontare negli ultimi 5 anni sono state la necessità di mantenere alto il livello di coesione sociale, facendo fronte all’accentuarsi della domanda di servizi assistenziali da parte della popolazione in condizioni di fragilità.
Ma, e voglio dirlo con forza, il sistema di welfare di Torino esprime livelli di offerta superiori alle medie nazionali e in questi 5 anni di amministrazione è stata anche una delle poche città d’Italia che, nonostante la situazione di particolare criticità e le minori risorse di cui oggi dispongono gli enti locali. Non solo ha difeso e mantenuto il sostegno e l’assistenza a adulti, famiglie e bambini in difficoltà, anziani e persone disabili, ma ha rafforzato un robusto sistema integrato fondato sulla sussidiarietà circolare tra sistema pubblico, mondo economico e società civile, in grado di offrire ogni anno oltre 500 tipologie di risposte sociali e sociosanitarie per circa 100.000 cittadini, fatto con interventi a favore di 13.000 famiglie con problemi abitativi, 7.000 minori, 9.000 anziani e 6.000 persone disabili. E tutto ciò è avvenuto in un quadro di riduzione delle risorse pubbliche che ha visto il bilancio dei Comuni – dallo Stato ai Comuni sono arrivati 16 miliardi in meno negli ultimi 8 anni – stretto nel combinato disposto di patto di stabilità/ristrutturazione del debito/ tagli dei trasferimenti.
Inoltre va detto che Torino è una delle poche città in Italia che prevede in modo stabile un sostegno al reddito per nuclei familiari fragili. Nel 2015 la spesa complessiva della città è stata di 6,3 milioni di euro, suddivisa tra reddito di inserimento sociale per famiglie con componenti abili e in età da lavoro e reddito di mantenimento per nuclei familiari di anziani over 65 e/o con persone disabili. Grazie a queste risorse, ad esempio, nel 2015 sono stati aiutati 3.000 nuclei per un totale di 4.800 persone. A fronte della crisi, inoltre, abbiamo aumentato in questi anni gli interventi e la spesa dedicata a sostegni economici a favore delle famiglie con componenti in età da lavoro, che è passata da circa 1,7 milioni di euro del 2011 a più di 3,3 milioni nel 2015.
Il nostro “sistema Torino” è un sistema integrato che ci vede collaborare con oltre 700 soggetti del terzo settore tra cooperative, associazioni di promozione sociale, fondazioni, associazioni di tutela e tutta la rete del volontariato. Questo ci ha consentito di rispondere a bisogni essenziali delle persone in povertà estrema e/o senza dimora attraverso molteplici strumenti: centri di accoglienza notturna, mense benefiche e punti di ristoro diurni e serali – che distribuiscono oltre 130.000 pasti l’anno -, bagni pubblici, lo sviluppo del piano Invernale che prevede l’aumento delle opportunità di accoglienza diurna e notturna e degli interventi di strada, l’ambulatorio sociosanitario e gli ambulatori dentistici con il lavoro integrato con enti del terzo settore.
Non si può inoltre dimenticare che la città ha garantito l’attivazione della Sperimentazione della Nuova Carta Acquisti (di cui Percorsi di secondo welfare aveva analizzato i risultati all’inizio dello scorso anno, nda). Con questa misura nazionale, rivolta a nuclei familiari con figli minori, Torino ha coinvolto 951 nuclei familiari con sostegno economico e specifici progetti personalizzati per 476 nuclei. La nostra città è stata l’unica città insieme a Catania che ha utilizzato tutte le risorse a disposizione (3.800.000 euro). Vorrei poi ricordare gli interventi “ordinari” per i minori: nell’ultimo anno sono stati circa 7.000 i minorenni che hanno beneficiato di interventi sociali attraverso affidamenti familiari, inserimenti in centri diurni, strutture e accoglienze residenziali, educativa e progetti territoriali, tirocini formativi, interventi di sostegno alla genitorialità.
C’è poi il tema della fragilità abitativa. Nel corso della consiliatura abbiamo introdotto, anticipando la legge nazionale, il “Fondo Salvasfratti” che ha consentito ad alcune centinaia di famiglia – 142 nel biennio 2014-2015 – di evitare lo sfratto. E ancora, attraverso fondi, azioni e politiche del Comune, abbiamo ampliato l’accoglienza temporanea per famiglie sfrattate (488 persone nel 2015) in residenze di social housing, nelle progettualità specifiche condivise con Compagnia di San Paolo e Ufficio Pio. Abbiamo poi previsto l’incremento della rete di risorse del Terzo Settore e il lavoro integrato con ATC. E c’è l’attività di Locare, l’agenzia nata per favorire l’incontro tra domanda ed offerta nel mercato privato della locazione che, nel quinquennio 2010-2015, ha consentito di trovare una soluzione abitativa a 1.469 famiglie. Peraltro, e senza presunzione, ritengo che gli ultimi dati del Ministero degli Interni, che registrano su Torino un calo degli sfratti per morosità del 74,46%, siano non solo il segnale di una ripresa economica, ma anche il frutto delle nostre politiche, visto che il dato nazionale si attesta sul meno 16,58% .
Nell’ambito del socio-sanitario abbiamo difeso, anche in una dialettica forte con la Regione impegnata nel piano di rientro della sanità, gli interventi domiciliari a favore di persone anziane o con disabilità attraverso buoni servizio, assegni di cura, servizi di tregua, pasti a domicilio, affidamenti familiari, cure familiari, telesoccorso e accompagnamenti. Ogni anno circa 9.000 anziani – di cui 4.500 non autosufficienti – e 2.000 persone con disabilità usufruiscono con vari livelli di intensità di prestazioni domiciliari da parte della Città, in un sistema che vede coinvolti circa 3.000 lavoratori e lavoratrici. In questo campo abbiamo poi incrementato la residenzialità per gli anziani, passando dai 2.800 posti letto del 2011 ai circa 4.300 circa nel 2016 – e ogni anno integriamo la retta per circa 1.500 anziani torinesi.
Anche a fronte dell’esperienza maturata in questi anni, ritiene sarebbe auspicabile coinvolgere maggiormente i privati, sia profit che non profit, per migliorare l’impatto delle politiche sociali elaborate dal Comune?
Come ho detto, insieme alle organizzazioni del terzo settore, alle cooperative, alle imprese, ai sindacati, alle associazioni di tutela, alla ricca e preziosa rete del volontariato abbiamo costruito in questi anni un modello culturale di intervento fatto non solo di contributi economici o di servizi, ma di complementarietà di visioni ed interventi, di costruzione di reti e di relazioni di comunità. E’ un modello che intendiamo rafforzare anche alla luce del cosiddetto “paradosso del welfare” evidenziato in tutta la sua crudezza dalla perdurante situazione di fragilità economica degli ultimi otto anni a livello nazionale. Da un lato la crisi economica conduce ad un crescente bisogno di tutele sociali mentre, dall’altro, riduce le risorse a disposizione del welfare pubblico, mettendo in discussione la capacità del sistema nel suo complesso di rispondere in maniera adeguata all’emergere di nuovi bisogni.
Penso, e mi impegno in tal senso se verrò riconfermato alla carica di Sindaco, che occorrerà lavorare alla costruzione di meccanismi operativi in grado di ricuperare fonti di finanziamento privato in una logica di interesse pubblico, di valorizzare l’apporto del privato sociale, delle Fondazioni e del non profit per ricondurre i sistemi di secondo welfare che già oggi esistono all’interno di un “sistema locale di servizi di welfare”.
Vogliamo rafforzare un sistema di servizi di welfare che attraverso lo sviluppo del sistema di accreditamento e di un uso controllato dei “buoni servizio“ sia in grado di mettere a disposizione incentivi concreti per comportamenti che vengono riconosciuti come socialmente positivi. In questa logica gli incentivi previsti nella legge di stabilità per promuovere il welfare aziendale in termini di crescita del “benessere organizzativo” e di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro nel quadro di un miglioramento complessivo della produttività e delle condizioni di lavoro, possono costituire un primo passo.
Si sente spesso parlare della cosiddetta white economy come un volano di sviluppo capace di dare nuovo impulso all’economia del Paese. Pensa che a Torino ci sia spazio per dare vita a sperimentazioni in tal senso?
Penso che tutte le attività riconducibili al benessere della persona abbiano grandi potenzialità di sviluppo e possano generare rilevanti effetti moltiplicativi sul resto dell’economia. Nella Città di Torino, che ha scelto di sviluppare negli anni un robusto sistema di servizi sociali e socio-sanitari incentrato sulla sussidiarietà tra soggetti pubblici, del privato e del privato sociale, già oggi sono attivi circa 15.000 posti di lavoro, pari a circa il 10% della popolazione lavorativa, attraverso un modello di integrazione di risorse in cui spesso la spesa pubblica fa da volano alla spesa privata e nel quale il solo livello di investimento strutturale del privato ha superato i 100 milioni di euro.
In questa logica si inserisce anche il progetto del Parco della Salute e della Scienza, un polo all’avanguardia che sorgerà nell’area industriale dismessa Avio-Oval, vicino al Lingotto, che viene così riqualificata e resa un nuovo polo direzionale della città, ospiterà anche un polo di ricerca avanzato per collaborare costantemente con i più innovativi centri internazionali e concentrerà nella sua area attività e strutture presenti nei quattro ospedali della Città della Salute: Molinette, Sant’Anna, Regina Margherita e CTO, generando lavoro non solo nelle aree in trasformazione, ma anche nel settore della white economy.
Se al ballottaggio del prossimo 19 giugno verrà confermato alla carica di sindaco, quali nuovi provvedimenti intende sviluppare per migliorare la condizione della città e, in particolare, contrastare le forme più gravi di emarginazione?
Intanto proseguirò in continuità con quanto già fatto, lavorando soprattutto per sviluppare un sistema di welfare in grado di integrare servizi e politiche sociali e abitative con politiche e servizi per il lavoro. Incrementerò per questo del 20% le risorse del bilancio comunale destinate alle politiche sociali e abitative.
Consapevole che l’assenza e la perdita della casa costituisce spesso l’elemento terminale dei percorsi di impoverimento e di marginalizzazione per interi nuclei familiari, utilizzerò le risorse aggiuntive che la Città ha ottenuto con il PON Metro ed il PON Inclusione – circa 16 milioni di euro – sia per contrastare la povertà che per superare la povertà abitativa e consentire ai nuclei ed ai singoli più fragili di accedere a una abitazione a costi per loro sostenibili attraverso percorsi integrati e un “budget di inclusione“, complementare agli strumenti “ordinari” attivati dal Comune, ma anche per integrare i servizi e rivedere le modalità di erogazione con un assetto coerente alle linee guida per l’applicazione del SIA (Sostegno Inclusione Attiva) e del disegno di legge delega sulle norme relative al contrasto alla povertà.
In questo senso il lavoro trasversale dovrà essere particolarmente intenso nel costruire occasioni di lavoro per quella fascia di adulti non in grado di entrare o stare in un mercato del lavoro competitivo o per inserire le persone in difficoltà in attività retribuite che portano beneficio alla comunità, così come abbiamo fatto nella esperienza di “reciproca solidarietà” del lavoro accessorio che, coinvolgendo le persone in difficoltà economica in attività retribuite che apportano benefici alla comunità, ha favorito la riattivazione delle relazioni, il rafforzamento del senso di appartenenza alla comunità locale e la restituzione delle opportunità offerte.
Sul tema delle politiche abitative implementerò inoltre l’utilizzo del patrimonio comunale per perseguire con determinazione una destinazione d’uso volta a rispondere all’emergenza abitativa, con soluzioni sia temporanee che definitive, utilizzando metodologie e procedure innovative e sperimentali – come concessioni e comodati pluriennali e auto recuperi. Costruiremo quindi azioni di promozione e sostegno all’housing sociale, all’offerta e messa a disposizione di abitazioni “low cost” e di residenze temporanee per portare a sistema in modo trasversale nuove politiche per l’abitare e risorse patrimoniali anche a sostegno delle famiglie.
Metteremo inoltre a sistema una rete fitta, efficiente, operativa ed integrata di servizi in modo tale che famiglie, anziani, persone in difficoltà economica, abitativa o lavorativa non debbano rivolgersi a tanti servizi diversi ma trovino in ogni zona della città punti di accesso in grado di dare risposte complessive ai bisogni anche nuovi delle persone e delle famiglie. Favoriremo in questa logica l’iniziativa delle organizzazioni del terzo settore e private nell’offerta e nella gestione dei servizi mediante il sistema di accreditamento. Per questo sarà necessario, poter sviluppare, anche attraverso un dialogo con il Governo, procedure amministrative che consentano l’ingaggio forte delle reti sociali del territorio ad integrazione del sistema pubblico, per l’avvio di opzioni di politiche economiche e fiscali in grado di sostenere economicamente la domanda di servizi e gli interventi di carattere sociale, per il coinvolgimento dei privati nella gestione dei servizi sociali e socio-sanitari, anche al fine di individuare modalità innovative e di salvaguardia della qualità dei servizi. Rafforzeremo infine la funzione di tutela e promozione della salute sia in termini di prevenzione per le fasce più deboli della popolazione, sia in termini di percorsi integrati socio-sanitari a livello cittadino, in attuazione dei LEA, ottimizzando il potenziale di spazi e servizi da mettere a disposizione della comunità locale, valorizzando gli investimenti da parte di soggetti economici privati che già hanno permesso di dotare questa Città di una fitta rete di strutture residenziali che raccolgono minori, disabili e anziani non autosufficienti.
Lavorerò insomma per coniugare politiche di welfare, del lavoro e di cittadinanza condivise per garantire a Torino il futuro di qualità che si merita.