Un Veneto a macchia di leopardo quello sui servizi all’infanzia 0-3 anni, ma tenuto insieme dall’esigenza comune di fare rete, di creare sinergie tra le realtà esistenti che troppo spesso non si conoscono, non si parlano, chiedendo tuttavia all’unisono un maggiore coinvolgimento delle famiglie (con focus su quelle straniere), le quali paradossalmente già domandano di essere più partecipi delle attività dei figli, e di ritrovarsi di più anche tra genitori. È la fotografia complessiva scattata dal progetto Paidia dopo la mappatura di oltre 70 organizzazioni attive negli ambiti territoriali sociali di Bassano del Grappa (VI), Carmignano di Brenta (PD) e Spinea (VE), Comuni partner del progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile con il bando nazionale Comincio da zero.
Servizi all’infanzia, tra luci e ombre
La mappatura restituisce luci e ombre. Meno del 10% dei servizi è esternalizzato, segno della volontà degli enti promotori di mantenere il controllo diretto sulla qualità del servizio erogato. Quasi il 50% dei servizi è di ispirazione religiosa, effetto dell’ampia presenza di servizi privati che caratterizza il Veneto più delle altre regioni italiane. Sono in prevalenza strutture di piccole dimensioni, che accolgono tra i 18 e i 30 bambini e bambine, con conseguenti problemi di sostenibilità finanziaria, anche se la piccola dimensione favorisce l’inserimento di bambini e bambine nei primi mesi di vita.
Circa il 20% dei servizi è operativo nel week-end e il 40% nel mese di agosto, segno del tentativo di stare al passo con i tempi che cambiano e con la riorganizzazione del mondo del lavoro, ma anche della mancanza di soluzioni per quei genitori che lavorano nei fine settimana. Infine, oltre il 70% delle strutture dichiara di collaborare con altre organizzazioni del territorio, segnale della ricerca di arricchire sempre di più l’offerta.
Questo è il quadro che emerge da una ricerca condotta nel Padovano, nel territorio di Spinea e nel Bassanese, dove i partner di Sumo Società cooperativa sociale nel progetto Paidia hanno avviato un’azione di mappatura dei servizi locali presenti, tra strutture e interventi, per creare un database-catalogo, organizzando inoltre dei tavoli di confronto e di lavoro.
Pandemia, volontariato e reti: la situazione del Bassanese
Stefania Fabbro, coordinatrice servizi educativi della Fondazione Pirani Cremona, che dal 1950 agisce a Bassano sui temi dell’infanzia, nel Bassanese ha fino ad ora mappato 48 servizi e attività 0-3 anni istituzionali, dunque accreditati nel rispetto dei requisiti richiesti dalla Regione Veneto. Tra questi compaiono nidi, nidi integrati, centri infanzia, micronidi, nidi in famiglia; poi vi sono le realtà non accreditate ma solo autorizzate da Ulss, come nel caso di due ‘baby parking’, e una rete di professionisti che offrono i loro servizi a famiglie e istituzioni locali.
Dalla ricerca emergono anche alcune tendenze. La pandemia sembra pure aver avuto un impatto negativo sull’autonomia dei bambini e delle bambine, che risulta essere ancora poco sviluppata quando i bambini afferiscono al primo anno della scuola dell’infanzia. Gli addetti ai lavori hanno registrato infatti come conseguenza della chiusura obbligata dei servizi nel periodo pandemico, una generale regressione nello sviluppo psicofisico dei bambini e nella loro capacità di autonomia.
Nidi: un servizio chiave per il contrasto alla povertà educativa
Un altro aspetto riscontrato in questo territorio è la consistente presenza del volontariato e in particolare di associazioni di madri, come Spaziomamma a Cassola, oltre ad alcune farmacie amiche dell’allattamento. “É importante che le madri possano sentirsi sostenute” ci spiega Stefania Fabbro “e dobbiamo farlo sapere a più donne possibili”. Fabbro tra le esperienze positive incontrate segnala anche quella della cooperativa Color, con l’iniziativa parlattando, ma anche di “siti interessanti come esseremammaabassano, nato come gruppo Facebook nel tentativo di fare rete”. Per la coordinatrice è questo il vero punto: “le realtà ci sono, basta drizzare le antenne, fare ricerca, conoscerle e poi promuoverle, creando sinergie.
La mappatura rileva quindi che il Bassanese non presenta tanto una mancanza di progetti o servizi, ma che lo sforzo da fare è quello di sostenere azioni di rete per far circolare maggiormente le informazioni, raggiungendo più famiglie possibili. Non solo. “Dialogando con questi servizi per la mappatura ritengo che nemmeno la formazione sia carente, ma che di nuovo la criticità sia la mancanza di rete da creare con tavoli trasversali“. E proprio in risposta a questa esigenza, grazie al progetto Paidia, si stanno organizzando dei tavoli che al momento hanno deciso di concentrarsi su come il nido possa essere anche il luogo accogliente del bisogno della fragilità genitoriale, soprattutto per i bimbi che non lo frequentano, elaborando una rete pure all’esterno per rispondere a questa specifica esigenza.
La ricerca nel Bassanese ha evidenziato anche tra le necessità dei genitori una maggiore volontà di essere coinvolti nel “fare” per i bimbi riscontrando un po’ di solitudine genitoriale che chiede aiuto. Il Covid ha generato fatiche inaudite, sia per le famiglie che per gli educatori soprattutto nel loro quotidiano Ora l’obiettivo generale del progetto per il territorio del Bassanese è raggiungere la val Brenta, dove ci sono tante famiglie straniere con tanti bambini e dove è ancora più importante fare rete
Professionisti, formazione e nuove sinergie: evidenze sul Padovano
Nel Padovano si riscontra molta disparità tra Comuni ricchi di servizi e quelli che invece hanno bisogno di essere potenziati perché non riescono a rispondere alla domanda, con genitori costretti a sconfinare portando i figli nei nidi di altri Comuni. La ricerca in questo territorio è stata svolta da Marta Tosetto, educatrice per lo sviluppo di comunità, per il partner del progetto Jonathan Cooperativa Sociale, e ha permesso di incontrare 32 realtà su 8 Comuni 1. Oltre a strutture come nidi, nidi integrati, sezioni primavera, asili nido comunali, nidi in famiglia, la ricerca ha rilevato l’attività di numerosi professionisti operanti sugli 0-3 anni: osteopati, logopedisti, naturopati, dietisti, fattorie didattica e asili nel bosc, corsi di massaggio infantile, pedagogisti, associazioni di doule, riflessologi.
Al termine della mappatura per rispondere ai bisogni del territorio emersi dalle interviste, è stato organizzato un tavolo dedicato al tema della formazione del personale. A questa iniziativa hanno partecipato 10 servizi con l’obiettivo di creare una rete in questo specifico ambito al fine di raccogliere bisogni comuni in ambito formativo, e capire come ottimizzare le risorse del progetto a disposizione per la formazione, con un accordo tra servizi. Su questo specifico ambito infatti, gli educatori richiedono di essere formati su bisogni educativi speciali (BES), disabilità, malattie metaboliche, per riuscire a captarli precocemente.
Dagli incontri sono emersi poi diversi altri temi. Oltre a quello economico sui finanziamenti sempre in testa, le competenze professionali da valorizzare, come gli educatori che sono anche psicologi e che dunque potrebbero offrire, ad esempio, percorsi rivolti ai genitori. E poi il confronto tra operatori, anche di servizi diversi, nonché il coinvolgimento delle famiglie straniere. “In termini generali” spiega Tosetto “abbiamo i capito che non ci si deve concentrare per forza sul dato demografico, perché non corrisponde necessariamente ad una domanda più grande dell’offerta; quindi non vanno aumentati i posti ma incrementata la qualità dell’esistente“.
“Il tavolo successivo” aggiunge “sarà quello per fare rete e quindi stimolare la progettualità, e questa volta ci saranno anche i professionisti, oltre ai comuni di Fontaniva, Carmignano e Grantorto“. Lo scopo è creare sinergia tra servizi nei singoli Comuni, con sguardo alla possibilità per i professionisti di lavorare a livello intercomunale. “I tavoli in questo senso si rivelano decisivi” conferma la referente “perché il dialogo tra più realtà è un valore aggiunto che favorisce non competizione ma collaborazione e sostenibilità, con l’opportunità di creare una banca dati di risorse collettiva, che vorremmo elaborare anche con i professionisti“. Una forte necessità di fare rete è emersa tra le realtà esistenti nel Padovano soprattutto da chi gestiste le cosiddette sezioni primavera, ovvero dei mini nido all’interno della scuola d’infanzia. Proprio per questo, “prossimamente nascerà un tavolo anche tra sezioni primavera”, annuncia Tosetto.
Per restare al presente, un interessante aspetto, che forse in parte spiega perché domanda e offerta non s’incontrino sulle necessità reciproche, è che se da un lato viene richiesto un maggiore coinvolgimento generale delle famiglie, e dall’altro quest’ultime richiedono a loro volta supporto educativo alle strutture, poi alla fine le serate preparate apposta per i genitori vanno deserte: mamma e papà non si presentano. “Serve arrivare ai genitori con un sostegno educativo e pedagogico di qualità” conclude Tosetto “É fondamentale ricreare la comunità educante, quindi con la presenza dei professionisti e dei servizi in rete, e della famiglia, facendo cerchio attorno al bambino”.
La mappatura di Spinea e i prossimi passi di Paidia
Infine, il territorio di Spinea, nel veneziano, dove la mappatura è solo da poco stata avviata da l’Associazione la Villa Incantata. Qui per ora si registra soprattutto una forte gravitazione attorno al Comune capoluogo, che se da un lato rappresenta una risorsa per il territorio di Spinea e dintorni, dall’altro lato funge anche da freno per lo sviluppo di servizi locali, malgrado la prossimità con le famiglie sia un fattore chiave per il successo di questo tipo di servizi.
Nel frattempo, il progetto Paidia continua con le altre attività in programma. Si sta per concludere il corso di formazione per conduttori e conduttrici di Nidi in Famiglia, con il coinvolgimento del partner ISRE (mettere nome preciso) in esito al quale si prevede la creazione di nuovi servizi domestici.
A breve saranno inoltre comunicati i finalisti dell’iniziativa “Call for projects 0-3 anni”, gestita direttamente da Sumo, capofila del progetto che nel corso del 2024 accompagnerà 6 realtà locali ad avviare iniziative innovative grazie a contributi economici per un valore complessivo di oltre 50.000 euro.
Note
- San Martino di Lupari, Gazzo, San Giorgioin Bosco, Grantorto, Tombolo, Carmignano di Brenta, Fontaniva, Piazzola sul Brenta