Qualche mese fa vi avevamo raccontato del ruolo che i gruppi di lavoro a maglia e a uncinetto hanno assunto all’interno di molte biblioteche che ospitano e rilanciano in forme diverse questo genere di attività, confermandosi così luoghi preziosi per lo sviluppo del welfare socio-culturale.
Nel presente contributo rivolgiamo l’attenzione verso la biblioteca civica di Vimercate, in provincia di Monza e Brianza, dove dall’11 luglio al 10 settembre 2021 è possibile visitare una piccola mostra – Una coperta per ricordare – che espone in 23 quadri 74 mattonelle realizzate a uncinetto o a maglia durante il lockdown dello scorso anno. Si tratta di una iniziativa che consente di tematizzare elementi interessanti.
Di seguito vi proponiamo un’intervista alla persona che ha curato l’allestimento della mostra e a seguire alcune brevi considerazioni sul binomio biblioteche-uncinetto.
Intervista a Loretta
Loretta Piazza è utente della Biblioteca civica di Vimercate e nel corso del primo lockdown ha promosso un gruppo di lavoro a uncinetto e a maglia. Con il supporto dello staff della biblioteca ha poi curato l’allestimento della mostra.
Come è nata l’attività di lavoro a uncinetto alla base della mostra?
L’idea è nata lo scorso anno quando durante il lockdown abbiamo cercato in qualche modo di coinvolgere le persone tirando fuori le vecchie arti. Tutto è partito dal fatto che molto spesso in casa magari si aveva ancora qualche gomitolo, qualcosa di avanzato, cose che non si potevano utilizzare per confezionare un prodotto finito e non si poteva però neppure uscire di casa per comprare dei gomitoli nuovi. E allora è scattata la voglia di recuperare la manualità appresa dalle nonne, capacità che magari erano state dimenticate, come l’uncinetto e la maglia. E creando delle mattonelle.
La mostra espone alcuni dei lavori realizzati?
Sì, la proposta di lavorare alla realizzazione di mattonelle nasce dal fatto che si tratta di piccoli oggetti realizzati per passatempo, con cura e creatività, di solito realizzati con avanzi di filato. Le mattonelle sono molto colorate e ciascuna ha il suo stile. Possono essere all’uncinetto o ai ferri, e – una volta cucite insieme – consentono di creare una composizione multicolore… una granny square, la nostra coperta per ricordare.
Quando è nata l’idea della mostra?
L’idea della mostra è nata in realtà un anno dopo, quando a fronte di tutte le mattonelle realizzate, abbiamo pensato di creare la coperta. All’iniziativa hanno partecipato alcune persone con la speranza di coinvolgerne anche altre, per riuscire a confezionare insieme la coperta. L’obiettivo della biblioteca è anche quello di offrire uno spazio alle persone interessate a lavorare all’uncinetto in gruppo.
Quindi c’è un progetto?
Sì, ci sono delle persone già capaci che vogliono venire qui per ritrovarsi e lavorare insieme alla creazione della coperta, favorendo la socializzazione. Oppure portare avanti eventualmente dei corsi per chi non è capace. Si costruiscono occasioni per un caffè, un thè, due chiacchiere. Però intanto si continua a lavorare e a fare comunità al tempo stesso, ecco questa l’idea che ci ha portate a questo progetto.
Chi ha promosso la mostra?
Io ho lanciato l’idea l’anno scorso, durante il periodo del lockdown, però poi la biblioteca mi ha coinvolta. Coltivo la passione per l’uncinetto e tutto è partito come una cosa molto leggera, molto semplice, senza nessuna finalità. L’idea della mostra è venuta successivamente alla biblioteca.
Lei è una dipendente della biblioteca?
No, io sono volontaria, cioè non proprio una volontaria, sono una utente. Ho lanciato questa iniziativa e la biblioteca l’ha intercettata attraverso un mio post sui social, nello specifico una persona che lavora in biblioteca mi ha contattata e ha deciso di propormi di creare qualcosa di nuovo. L’idea della mostra invece è della biblioteca, sono state loro, Concetta, Giulia, Roberta, dipendenti della biblioteca, io ho semplicemente contribuito all’allestimento, poi contribuirò nel realizzare un Knit Cafè.
La coperta che comporrete che significato ha?
Il significato della coperta è la socializzazione, il ritrovarsi per fare un qualcosa insieme, un elemento di interesse e di passione comune. L’unione delle singole mattonelle che vanno a formare la coperta rappresenta un simbolo di rinascita, il desiderio di ripresa che vogliamo comunicare a tutti. Abbiamo passato un periodo difficile, tutti in casa, ma ognuno ha confezionato la sua granny square aspettando il momento dell’incontro, durante il quale realizzeremo insieme la coperta, frutto dell’unione di tutte le mattonelle.
Come è nato il gruppo delle persone che hanno lavorato durante il lockdown?
Abbiamo cercato di contattare le persone mettendo il post su Facebook l’anno scorso, durante il primo lockdown di marzo-aprile e molte hanno visto il mio post o lo hanno visto condiviso tramite altri profili. Abbiamo cercato persone che fossero interessate effettivamente ancora a quest’arte e che fossero già capaci, per chiedere la loro disponibilità a realizzare le mattonelle.
Quante persone sono state coinvolte?
Siamo un piccolo gruppo. Le persone che hanno effettivamente partecipato alla realizzazione delle granny square sono tredici, ognuna poi ha contribuito a realizzarne una, due, tre… Siamo partite da loro, con la speranza che anche altre persone possano interessarsi e partecipare, offrendo il proprio contributo, producendo altri riquadri, facendo sì che la coperta diventi sempre più grande.
Le persone che hanno partecipato all’iniziativa hanno età diverse e si conoscono tra di loro?
Sono persone di età diverse, con interessi diversi. Tutte donne, che non si conoscono fra loro. Ci sono persone di Vimercate, di Biassono, della provincia di Bergamo, quindi anche di paesi diversi…
Come facevate a rimanere in contatto?
Le persone che hanno partecipato si sentivano tramite telefono. Non abbiamo fatto una pagina Facebook, non tutte le persone usano i social. Ho tenuto i contatti chiamando per telefono… In alcuni casi le persone si conoscevano, erano vicine di casa o si frequentavano perché amiche. Chi ha partecipato aveva voluto proprio il mio numero di telefono, ci sentivamo per concordare le attività e stabilire quali erano le dimensioni delle mattonelle e poi come raccoglierle…
Qual è il messaggio della mostra?
Questa mostra è un punto di arrivo ma anche un passaggio e un rilancio. Si tratta di un evento semplice, che vuole esprimere sia fiducia, sia volontà di ripresa. Una prima uscita pubblica, in vista delle attività che proporremo.
La biblioteca ha intenzione di proseguire questa attività una volta che la mostra sarà conclusa?
La biblioteca ha intenzione di organizzare un Knit Cafè o dei corsi per offrire un’occasione di incontro a chi ha partecipato. I Knit Cafè praticamente sono dei bar, abbastanza famosi prima del lockdown, dove i gestori mettevano a disposizione un angolo del locale in cui le persone potevano incontrarsi, portando con sé i materiali, tra cui gomitoli, schemi, etc. In questi luoghi si lavora tutte insieme favorendo la socializzazione e nel frattempo si consuma un caffè, un aperitivo, a seconda del momento della giornata. Alcuni sono rimasti attivi per come è stato possibile, altri hanno chiuso per via delle difficoltà che ha incontrato il settore della ristorazione.
Noi vorremmo riproporre la stessa cosa qui, in biblioteca, non puntando tanto sulla parte bar, perché siamo in uno spazio diverso, ma puntando sulla socializzazione, invitando chi sa lavorare a uncinetto e a maglia a ritrovarsi con un appuntamento fisso. Abbiamo anche in mente di proporre dei corsi per chi vuole imparare, vorremmo coinvolgere l’associazione Fahrenheit 451 – Amici della Biblioteca di Vimercate che gestisce corsi per il tempo libero a Vimercate e già collabora con la biblioteca. Vedremo come sarà possibile organizzare le attività in presenza nel rispetto delle normative anti Covid-19. Una – o più soluzioni – le troveremo.
Alcune considerazioni
Sollecitati dall’intervista a Loretta Piazza abbiamo annotato alcune riflessioni sulle dinamiche scaturite da una proposta definita – il lavoro a uncinetto in una situazione avversa – considerando come è osservabile il venire alla luce di una capacità propositiva e di attivazione da parte di una utente e una disponibilità a collegare e rilanciare una nuova opportunità da parte della biblioteca. Si salda così l’occasionalità (serendipità) con cui si sono intrecciati interesse per l’uncinetto, lock-down, proposte lanciate sui social, con la capacità di favorire – attraverso il rilancio della biblioteca locale – la capacità di azione manifestata da una utente (si è trattato di una sorta meta-agentività).
A proposito del lavorare a uncinetto
Il lavoro a uncinetto e a maglia raccoglie l’interesse di persone diverse, e ammette forme di partecipazione anche con intensità e coinvolgimento variabili. Le persone hanno la possibilità di scegliere in autonomia quante risorse personali, in termini di tempo e impegno, destinare al lavoro creativo in biblioteca, calibrando di volta in volta il diverso grado di partecipazione. Le modalità di coinvolgimento – come è emerso nel corso dell’emergenza sanitaria – per abilitare la partecipazione devono prendere le mosse dalle concrete possibilità personali di attivarsi. Così grazie alla possibilità di modulare l’impegno e di abbassare la soglia di adesione (si poteva stare in connessione attraverso il telefono, non erano richieste particolari abilità digitali), il lavoro a uncinetto e a maglia si è trasformato in un’attività investita di significati esistenziali: rinascita, ripartenza, risposta simbolica alla fase di pandemia causata dal Covid-19.
L’intervista documenta lo stato nascente di una iniziativa, un avvio costruito sulla base di un’intuizione formulata come attività minimale (la costruzione di mattonelle a uncinetto) e per questo accessibile, che fa dell’interesse per l’uncinetto una occasione per attivarsi e non perdere la speranza. L’esperienza intercettata, sostenuta e promossa dalla biblioteca di Vimercate dà l’idea di un processo in progress, graduale, e documenta lo sforzo da parte della biblioteca di aprirsi e trasformarsi in uno spazio di partecipazione sociale. La biblioteca assume un ruolo di regia capacitante se coglie l’attimo offerto dalle condizioni di contesto avverse e dalla disponibilità ad impegnarsi manifestata da una utente, mettendo a disposizione mezzi e modalità semplici, accessibili, facilitanti ma soprattutto coinvolgenti.
Biblioteche agenzie di cultura locale
Le biblioteche hanno un ruolo nel promuovere cultura locale. Nelle biblioteche si possono organizzare microeventi che danno valore alle esperienze che nascono nella comunità e che trovano spazio per venire presentate. Si tratta di iniziative circoscritte, non necessariamente complesse dal punto di vista realizzativo e dei costi, iniziative di facile fruizione e che esprimono un messaggio di condivisione, valorizzano esperienze, produzione ed espressione della cultura locale.
Se, come nel caso della biblioteca di Vimercate, le biblioteche possono allestire un (anche piccolo) spazio espositivo, riconfigurano la loro azione e amplificano le possibilità di interazioni sociali. Un progetto circoscritto, a bassa intensità e dai costi contenuti, fa intravedere la possibilità di realizzare macroazioni, capaci di intercettare e catturare campi di interesse e rilanciando sotto forma di proposte, iniziative che indicano un tracciato evolutivo e valorizzano campi di interesse e aspirazioni delle persone che co-promuovono e fruiscono delle proposte culturali.
Capacità di azione: intrecci e rilanci
Il racconto dell’esperienza indica un ulteriore spunto di riflessione che riguarda l’intreccio degli approcci abilitanti messi in gioco da soggetti diversi grazie e attraverso un riconoscimento reciproco di opportunità.
Le biblioteche possono assumere il ruolo di agenti, capaci di cogliere intuizioni occasionali per offrire eventi inattesi, capaci di incuriosire e animare. Alcune di esse esprimono questa capacità, non necessariamente con piani operativi strutturati, ma con incisività, cogliendo occasioni e disponibilità, provando a costruire nuove modalità di ingaggio alla partecipazione. Quando le biblioteche rilanciano e amplificano interessi espressi da chi fruisce dei servizi, alimentano la capacità di immaginare e agire per costruire a più mani opportunità individuali e collettive interessanti e ingaggianti.
La promozione della pratica, del lavoro a uncinetto o a maglia, proposta in un momento di crisi quale è stato il primo lock-down sanitario, si è rivelata una ricerca di supporti, disponibilità e collaborazioni. Si tratta di un intreccio di agentività (individuale, di gruppo, istituzionale), che ha la capacità di essere azione immediata e significativa per chi la promuove prendendovi parte e un’azione propositiva e trasformativa per la carica di progetto che propone e avvia.
A proposito dell’attività di lavoro a uncinetto, possiamo considerare come essa abiliti in più modi sia la capacità di azione individuale (attività creativa pratica), sia la propensione collaborativa: costruire un oggetto composito (la coperta) esito del contributo di molte persone, creando un manufatto visibilizzabile e riconoscibile, dal significato superiore alla somma delle parti. L’assemblaggio e l’esposizione della coperta fa pensare ad una ritualità di riconoscimento e di affermazione: a fronte di un valore d’uso minimale, il valore simbolico risulta elevato.
Per approfondire
- Ahearn L. M., (2001), “Agentività / Agency”, in Duranti A., Culture e discorso. Un lessico per le scienze umane, Meltemi, pp. 18-23.
- Carr P. L. (2015), Serendipity in the Stacks: Libraries, Information Architecture, and the Problems of Accidental Discovery, College and Research Libraries.
- Frangi E., Maino G., (2021), Uncinetto e biblioteche: c’è molto più di quel che si possa pensare, Percorsi di Secondo Welfare.
- Rasetti M. S. (2017), Come portare la biblioteca fuori sé, Editrice Bibliografica.
- Rasetti M.S. (2015), Come costruire una rete di alleanze in biblioteca, Editrice Bibliografica.