Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza destina complessivamente 48 miliardi di euro alla digitalizzazione (circa il 25% delle risorse di tutto il PNRR). Una parte di essi sarà utilizzata per rendere più efficiente la pubblica amministrazione: il Dipartimento per la trasformazione digitale stima in circa 6 miliardi di euro gli investimenti in questo ambito.
Secondo i dati analizzati da OpenPolis, saranno soprattutto i Comuni a beneficiare di questi investimenti: a questi enti locali dovrebbero arrivare circa il 95% delle risorse. La restante parte andrà invece alle scuole (3,5%) e a “una miriade di altre componenti della Pa a livello locale” come agenzie regionali, camere di commercio, ordini professionali, comunità montane, aziende sanitarie e ospedaliere (1,5%).
OpenPolis segnala come finora le risorse destinate agli enti locali per la digitalizzazione ammontino a circa 1,78 miliardi. Un dato non in linea con quanto dichiarato dal Dipartimento che parla di una cifra superiore ai 2 miliardi. Il disallineamento sarebbe dovuto al fatto che “alcune amministrazioni pur risultando beneficiarie degli investimenti hanno successivamente deciso di rinunciarvi“.
Questo potrebbe essere legato a un problema di competenze (noi ne avevamo già parlato qui, qui e qui). È infatti possibile che “le PA locali non siano in grado di adempiere alle numerose e complesse procedure richieste dal Pnrr per accedere alle risorse” e che “vista l’enorme mole di adempimenti burocratici di cui occuparsi, i responsabili di alcuni enti abbiano deciso di tirarsi indietro“. Inoltre le rinunce potrebbero essere collegate al fatto che l’importo assegnato non sia sufficiente a coprire l’intero costo del progetto – “in questo caso l’ente beneficiario che non sia riuscito a sopperire ai fondi mancanti si è visto costretto a rinunciare” – o alla concomitante vittoria di altri bandi non parte del PNRR.