Ogni mese Secondo Welfare cura un’inchiesta per Buone Notizie del Corriere della Sera in cui approfondisce i grandi cambiamenti sociali in atto nel nostro Paese. Il 14 dicembre 2021 abbiamo approfondito il tema della cura agli anziani e, in particolare, delle riforme necessarie per affrontare il rischio di non autosufficienza. Di seguito Franca Maino riflette sulla necessità di ripensare i servizi a partire dal livello locale, puntando allo sviluppo di un vero e proprio platform welfare; qui invece Paolo Riva descrive come e quanto stia invecchiando l’Italia e quali misure potrebbero essere messe in campo per affrontare questo cambiamento epocale.
La pandemia, oltre ad acuire problemi noti, ha messo a disposizione del nostro welfare fondi ingenti, aprendo la possibilità di realizzare una modernizzazione del sistema e affrontarne le sfide più urgenti. Tra queste ci sono l’invecchiamento e l’assistenza continuativa agli anziani.
Un sistema inadeguato
L’attuale sistema di long term care (LTC) si caratterizza per un ampio gap tra bisogni e risorse disponibili, è organizzato per silos erogativi separati (sanità e assistenza in primis), è basato su un target principale (anziani non autosufficienti e privi di risorse) ma trascura le nuove fragilità che si manifestano dai 70 anni e che necessiterebbero di essere prese in carico precocemente per ritardare la perdita dell’autonomia, il rischio solitudine e comorbilità. Inoltre alimenta disuguaglianze tra chi è in grado e chi no di affrontare di tasca propria spese sempre più elevate a causa delle inefficienze del welfare pubblico.
Il PNRR prevede alcune linee di finanziamento per gli anziani non autosufficienti ma fondi modesti per prevenire la perdita dell’autonomia e l’infragilimento. Tuttavia il Governo si è impegnato a riformare la LTC e oltre 40 organizzazioni (tra cui Secondo Welfare, ndr) si sono riunite in un Patto che intende elaborare proposte, interloquendo con i Ministri di riferimento, per non perdere l’opportunità di attuare tale riforma.
In questo quadro la sfida più grande è comprendere che l’anziano ha bisogno di “care” già prima che l’età diventi un problema e/o la sua malattia cronica. In questo senso serve mettere al centro i bisogni, costruendo una filiera di servizi sempre più integrati che necessitano di nuove figure professionali e, quindi, incentivano nuove opportunità lavorative.
Azioni territoriali di rete: verso un platform welfare
Questa sfida non può essere risolta con le sole risorse pubbliche e con i servizi tradizionalmente offerti. Si tratta di agire nei territori con una forte attivazione di attori in rete, assicurando che la regia dei processi rimanga in mano ai Comuni e che la co-programmazione garantisca un adeguato equilibrio nel ricorso alle competenze del Pubblico e del privato.
È ormai tempo di guardare alla “rivoluzione” dei modelli di servizio e di consumo in atto in tutti gli ambiti della nostra vita – alimentazione, intrattenimento, turismo – muovendo verso un “platform welfare” che permetta di informarsi, acquistare e in parte consumare utilizzando strumenti digitali e multicanale che aggreghino domanda e offerta: tema affrontato in un recente volume curato con Francesco Longo per Egea. Sul fronte della domanda si proverebbe a superare la situazione in cui ogni famiglia, sola con il proprio bisogno, va alla ricerca di soluzioni individuali mentre l’offerta si svilupperebbe intorno a servizi professionali ad alto valore aggiunto rivolti alla generalità dell’utenza e competitivi rispetto al lavoro in nero.
Sono processi che andrebbero accompagnati da nuove logiche di affidamento e contrattualizzazione dei servizi, passando dal finanziamento degli input (numero di operatori e di ore) a un finanziamento erogato in base agli effettivi risultati conseguiti, misurati secondo l’impatto sociale generato. Aggregazione e ricomposizione sociale diventerebbero le leve per la costruzione di un nuovo welfare per gli anziani, sempre che si disponga di piattaforme efficienti e si sia capaci di generare una sufficiente massa critica di beneficiari.
Questo articolo è stato pubblicato su Buone Notizie del Corriere della Sera il 14 dicembre 2021 ed è qui riprodotto previo consenso dell’autrice.