Se la scuola è lo spazio privilegiato di crescita e formazione della persona, nel nostro Paese esistono ancora forti limiti nello sviluppo di condizioni ideali per il raggiungimento di questo obiettivo. La scuola italiana, infatti, ad oggi non sembra essere capace di offrire a studenti e studentesse strumenti e opportunità per acquisire competenze necessarie alla formazione individuale. Spesso, anzi, cristallizza le disuguaglianze sociali.
I problemi della scuola e l’impatto della pandemia
Questa situazione risulta evidente guardando ai tassi elevati di dispersione e abbandono scolastico. Dal 2011 al 2020 il nostro Paese ha ridotto dal 18% al 13% il tasso di abbandono scolastico, ma nonostante questo non è comunque riuscito a rientrare nella soglia massima europea del 10%. Nel 2020 secondo i dati Eurostat tale tasso era tra i più alti in Europa, dopo quello di Spagna, Malta e Romania.
Non completare gli studi è un grosso limite per lo sviluppo personale, soprattutto per studenti e studentesse che provengono da situazioni socio-economiche più svantaggiate. Come emerge nel report di Secondo Welfare “Contrastare le disuguaglianze educative: partecipazione studentesca e orientamento scolastico”, anche l’emergenza sanitaria che abbiamo vissuto negli ultimi due anni ha reso ancora più complicato il quadro educativo.
La pandemia ha di fatto evidenziato problemi strutturali del nostro sistema scolastico. La didattica a distanza, in particolare, ha acuito il deficit di apprendimento, portando a un aumento di casi di ansia, depressione e disturbi dell’alimentazione. A livello di percorsi di studi, il rischio di abbandono scolastico è peggiorato proprio a causa delle modalità di didattica adottate in pandemia, che hanno anche ampliato il divario economico a sfavore delle famiglie più povere.
Le nuove generazioni, però, se accompagnate da politiche solide che ne valorizzino i percorsi, speranze e attitudini possono essere una risorsa fondamentale per l’Italia e, in generale, per le società europee. È a partire da questo presupposto che in Trentino-Alto Adige è stato realizzato un progetto particolarmente interessante.
CiEffe e le risorse europee
Consulenza e Formazione (CiEffe) è un ente che opera nelle provincie di Trento e Bolzano per prevenire e affrontare situazioni di dispersione scolastica e fallimento formativo. CiEffe, in particolare, intende creare un ponte tra i fondi europei e regionali e le necessità delle scuole, al fine di affrontare problemi che come detto sono cresciuti nel corso del tempo.
CiEffe è infatti un ente accreditato al Fondo Sociale Europeo (FSE), grazie alle cui risorse è in grado di farsi carico di progetti di intervento a livello finanziario, amministrativo, e di responsabilità. Come riporta il sito della Commissione Europea, “il FSE investe sulle persone, riservando speciale attenzione al miglioramento delle opportunità di formazione e occupazione in tutta l’Unione europea. Suo ulteriore obiettivo è avvantaggiare le persone in condizioni di maggiore vulnerabilità e a rischio di povertà“.
In questo senso, come ci ha spiegato Daniela Bonomini, direttrice di CiEffe, “le scuole hanno sempre più bisogno di un sostegno per gestire le classi”. Il disagio crescente, come è emerso anche nel nostro report, è stato influenzato anche dalla pandemia: “la formazione a distanza ha penalizzato tantissimo chi non aveva gli strumenti o non aveva la famiglia alle spalle”.
L’esperienza di Y.E.S.
Per questo, proprio grazie a risorse Fondo Sociale Europeo e della Provincia autonoma di Bolzano, nel 2020 è nato Y.E.S., Youth Empowerment at School programma socio-pedagogico, ad oggi attivo, che coinvolge 9 istituti scolastici in un progetto di rete.
Nella pratica si tratta di un percorso in cui la sensibilizzazione contro il rischio di dispersione scolastica costituisce la macro cornice dell’intervento. Vengono operati progetti di contrasto alla dispersione, interventi e prestazioni di servizi socio pedagogici rivolti a tutta la popolazione scolastica. Nello specifico, vengono organizzati veri e propri laboratori didattici esperienziali, attività che, come sottolinea Bonomini, “aiutano soprattutto a sviluppare quelle life skills fondamentali per la crescita, per lo sviluppo, per la comunicazione e la relazione”. Sono insiemi integrati di misure, e comprendono sia proposte rivolte alle singole persone che alle classi.
L’affiancamento individuale può avvenire durante le lezioni “tradizionali”, o fuori dall’orario di lezione per svolgere i compiti. Oppure, talvolta l’educatore o l’educatrice si accorda con la famiglia e con la scuola per andare a prendere il ragazzo o la ragazza a casa e invitarlo a venire: “Lo supporta anche a fare banalmente un percorso di 500 metri per andare a scuola“, racconta Bonomini.
Le attività proposte ai gruppi, invece, solitamente escono dall’alveo delle materie scolastiche. Seguendo un progetto educativo, vengono coinvolte figure esterne come chef, educatori teatrali, o ingegneri informatici, con l’intento di creare uno spazio stimolante e di crescita individuale. Ai laboratori sono presenti anche figure psicopedagogiche, che seguono i ragazzi e le ragazze osservandoli anche in dinamiche di gruppo differenti rispetto alle ore scolastiche di routine.
“Y.E.S. è un progetto di 12.000 ore composto in linea di massima da un 70% di supporto personale formativo e da un 30% di attività di sensibilizzazione e laboratori didattici” spiega ancora la direttrice di CiEffe. Per affrontare il fenomeno della dispersione scolastica, l’idea è quella di creare degli spazi dove studenti e studentesse in difficoltà vengano, da un lato, aiutati nel percorso scolastico, dall’altro, affiancati per vivere la scuola come un ambiente stimolante al di là delle ore di lezione. Studenti e studentesse che hanno più problemi “sono quelli che non hanno la famiglia alle spalle, e quindi le nostre figure tante volte suppliscono all’assenza della famiglia”.
Un percorso condiviso
Interessante è anche la modalità operativa con cui è concepito YES. Le proposte specifiche vengono pensate attraverso una micro-progettazione, dove giocano un ruolo fondamentale la collaborazione con i e le dirigenti scolastici e i feedback di studenti e studentesse. La partecipazione studentesca è un elemento importante anche nelle fasi conclusive del percorso, in cui vengono organizzati momenti di restituzione chiamati “diffusione dei risultati”, eventi allargati anche alla comunità, alle varie classi, al corpo docenti e anche ai genitori in cui ragazzi e ragazze giocano un ruolo centrale.
Con l’aumento della domanda e il consolidamento dell’esperienza, CiEffe ha constatato che l’intervento in contrasto alla dispersione e all’abbandono scolastico andrebbe ampliato. Bonomini spiega come non sia sufficiente agire nelle fasce di età dove il problema inizia a presentarsi, ma è necessario “rivolgersi anche a bambini e studenti delle scuole primarie”.
Preparare le nuove generazioni ad affrontare le molteplici sfide future che riguardano il Paese e il suo sistema di welfare è infatti una chiave fondamentale per sviluppare una società più giusta e inclusiva.