Nelle ultime settimane in molti hanno segnalato i ritardi nell’implementazione della Garanzia Giovani (GG) in Italia, denunciando il facile rischio di un cortocircuito. Il rallentamento nella messa in opera del programma europeo che dovrebbe cercare di fornire una prima, puntuale e rapida risposta al fenomeno dei Neet non appare comunque una peculiarità del nostro Paese.
Nel corso del Consiglio europeo di fine giugno, la cancelliera Angela Merkel ha espresso le sue preoccupazioni in merito allo stato dell’arte nella realizzazione della Garanzia Giovani, mentre venerdì 11 luglio gli esperti nazionali si sono incontrati a Bruxelles per discutere assieme su come poter accelerare l’implementazione dell’iniziativa.
I ritardi sono ovviamente imputabili a numerosi fattori che in parte variano da Paese a Paese. Nel loro complesso, le diverse posizioni possono essere schematicamente ricondotte alla contrapposizione tra chi, come i solerti funzionari europei, ravvisa nei documenti presentati dai governi nazionali la mancanza di chiarezza su come verranno spesi i soldi e chi, come il presidente del Comitato economico e sociale europeo, Henri Malosse, denuncia le eccessive rigidità della burocrazia brussellese.
Al di là dell’attribuzione delle colpe, nei primi sei mesi del 2014 l’unico piano operativo approvato dalla Commissione europea è stato quello della Francia. Il governo transalpino partiva da una situazione di relativo vantaggio, avendo già avviato nel corso del 2013 un programma nazionale chiamato "Garantie jeunes", che però presenta caratteristiche distinte rispetto al quasi omologo programma di derivazione europea battezzato "Garantie pour la jeuneusse".
La Garantie jeunes nazionale costituisce infatti una misura strategica del piano pluriennale contro la povertà e per l’inclusione sociale: per ora interessa dieci "aree-pilota" individuate a livello dipartimentale, ma a partire dal 2016 sarà esteso a tutto il territorio nazionale, prevedendo a regime un target di 100.000 giovani (fino all’autunno 2014, i giovani coinvolti saranno invece solo 10.000). Il programma si sostanzia nell’offerta di un servizio di accompagnamento intensivo, al fine di favorire, passo dopo passo, l’inserimento sociale e non solo lavorativo di giovani Neet in situazione di grave difficoltà. Tale servizio è gestito dalle cosiddette missions locales, un network di 450 uffici, autonomi rispetto ai servizi per l’impiego, e presenti sul territorio fin dall’inizio degli anni Ottanta. Al di là dell’assistenza mirata, i giovani coinvolti nel programma potranno beneficiare anche di un’indennità mensile di circa 433 euro al mese (cifra simile al contributo previsto dal nostro servizio civile), a cui si sommano anche gli aiuti economici relativi alle spese di alloggio.
La Garantie jeunes è comunque solo una delle misure del più ampio intervento denominato Garantie pour la jeunesse che prevede un finanziamento europeo di circa 620 milioni di euro di cui indicativamente 65% gestito direttamente dello Stato e 35% dalle regioni (per una panoramica d’insieme sui diversi strumenti volti a favorire l’occupazione giovanile in Francia si rinvia al sito ministeriale). A differenza della Garantie jeunes, la Garantie pour la jeneusse ha una dimensione territoriale più ampia, dal momento che interessa 13 delle 27 regioni francesi (ovvero quelle che presentavano nel 2012 un tasso di disoccupazione giovanile superiore al 25%), anche se la Commissione ha accettato che il 10% delle risorse possa essere destinato a interventi in tre dipartimenti (Bouches-du-Rhône, de la Haute-Garonne et de Seine-Saint-Denis), che, pur facendo parte di regioni dove la situazione complessiva del mercato del lavoro giovanile appare più favorevole, versano in condizioni di difficoltà.
Una peculiarità rispetto all’Italia è che il governo francese non ha previsto alcuna specifica registrazione tramite portale web dedicato per accedere alla Garantie pour la jeunesse: il primo contatto con i Neet (il cosiddetto repérage) avviene grazie all’intervento di una pluralità di soggetti che già operano sul territorio quali le missions locales e gli uffici del servizio nazionale per l’impiego (Pôle emploi), così come i Centres d’Information et d’Orientation e le piattaforme per la lotta alla dispersione scolastica del Ministero dell’educazione nazionale.
Nonostante la recente approvazione del piano operativo avvenuta ai primi di giugno, la Commissione europea non ha lesinato critiche all’approccio seguito fino ad ora dalla Francia. In particolare, l’accento è stato posto sulla previsione di un numero ancora troppo limitato di giovani oggetto di intervento entro i fatidici 4 mesi (solo 166.000 disoccupati di lungo periodo, a fronte dei 674.000 under venticinquenni registrati presso i servizi per l’impiego), e sull’assenza di una strategia complessiva volta a "catturare" i Neet non ancora registrati. Allo stesso tempo, la Commissione ha segnalato i rischi connessi all’eventuale scarso coordinamento tra le cosiddette missions locales e il Pôle Emploi, ovvero la rete dei servizi pubblici all’impiego.
Per quanto riguarda altri Paesi, sempre secondo quanto riportato dalla Commissione europea, Bulgaria, Croazia, Irlanda, Polonia e Svezia, stanno procedendo all’implementazione dell’iniziativa, in attesa che i loro piani operativi vengano adottati. Negli altri Stati membri (in totale parliamo di 20 Paesi), l’attuazione della Garanzia giovani sembra incerta o solo agli inizi.
Ad esempio, in Spagna – che con 1.887 milioni di euro rappresenta il principale Paese beneficiario dell’iniziativa1 – è stato da poco adottata (Decreto legge reale n. 8 del 4 luglio 2014) la disciplina del cosiddetto Sistema nacional de Garantía Juvenil, ovvero la declinazione spagnola della GG, che va a inserirsi nella più ampia Estrategia de Emprendimiento y Empleo Joven lanciata nel 2013 dal governo Rajoy. A differenza dell’Italia, l’accesso principale al programma avviene tramite un unico portale web nazionale, che è stato attivato solo lo scorso 7 luglio. Non sembrano invece previsti altri punti virtuali di accesso, ad esempio tramite i portali delle Comunità autonome, mentre è interessante notare come ben metà del cospicuo budget della GG spagnola sarà gestito dallo Stato (la parte restante dalle stesse Comunità autonome). Il caso italiano, dove il 93% delle risorse per la GG è in mano alle regioni italiane e poco meno del 7% allo Stato, prende dunque le distanze non solo dalla Francia, ma anche da uno Stato "quasi-federale" come la Spagna.
Al fine di registrarsi online e godere dei benefici connessi, i giovani devono possedere i seguenti requisiti:
a. avere un’età compresa tra i 16 e i 25 anni (fino ai 30 anni in caso di disabilità uguale o superiore al 33%);
b. devono essere cittadini spagnoli, di altri Stati membri o appartenenti allo Spazio economico europeo o in possesso di nazionalità svizzera. Sono altresì ammessi cittadini extracomunitari con regolare permesso di soggiorno;
c. essere residenti in qualsiasi città o altra area della Spagna;
d. non devono aver lavorato o frequentato un percorso formativo negli ultimi 30 giorni o un percorso educativo negli ultimi 90 giorni.
La registrazione consente al giovane di poter accedere a una pluralità di misure (circa un centinaio) in cui si sostanzia la Garanzia giovani spagnola, anche se, a un prima analisi, ampio spazio sembra essere riservato alle incentivazioni al lavoro. L’impresa che assumerà il giovane regolarmente iscritto al programma potrà ad esempio godere di uno sgravio sulle contribuzioni sociali (la cosiddetta Tarifa joven) della durata massima di sei mesi e d’importo variabile a seconda del tipo di contratto di assunzione del giovane (da 300 euro al mese per un contratto a tempo pieno e indeterminato, a 225 euro o 150 euro al mese per un part-time a tempo indeterminato a seconda del fatto che la giornata di lavoro sia equivalente al 75% o al 50% della giornata del lavoratore fulltime). Ulteriori forme di agevolazione sono inoltre previste per altri tipi di contratto lavorativo o di attività formativa.
Margarita León e Joan Subirats hanno denunciato sulle colonne de El Pais i limiti delle politiche per l’occupazione giovanile realizzate in Spagna (e non solo). Il difficile accesso al mercato del lavoro spagnolo da parte dei giovani costituisce un problema strutturale da circa 30 anni, nonostante sia stato in parte mascherato dalla bolla immobiliare. A detta dei due autori, tale situazione è dovuta a diversi fattori tra cui la presenza di istituzioni "paralizzate e paralizzanti", ovvero la carenza di servizi e di interventi redistributivi volti a favorire l’occupazione giovanile, e di politiche obsolescenti, poco duttili e pensate con riferimento a un contesto economico e sociale che non esiste più. Citando Bauman, è come se al fine di colpire il bersaglio – i.e. trovare un posto di lavoro di qualità – si continui a utilizzare semplici e vetusti missili balistici, quando in realtà occorrono armi "intelligenti", capaci eventualmente di deviare la loro traiettoria in volo, cercando di intercettare l’obiettivo spesso mobile dell’opportunità lavorativa. Per questo, concludono León e Subirats, occorrerebbe non limitarsi a investire sugli incentivi al lavoro, che forse possono anche conseguire nel breve periodo qualche apparente risultato dal punto di vista statistico, ma che rischiano di "voltare le spalle" ai reali problemi connessi all’assenza di lavoro e alla precarietà lavorativa . Al contrario, è importante riflettere sulle cause profonde che hanno alimentato e continuano ad alimentare la situazione di crisi e declino, anche con riferimento alle peculiarità dei differenti territori. Si tratta di una strada impervia che richiede investimenti di medio-lungo periodo rivolti non semplicemente alla "gioventù", intesa come astratta e uniforme entità, ma a interventi mirati su quei giovani, e le loro famiglie, che scontano gravi problemi di inserimento sociale e lavorativo, e alla lotta contro l’abbandono scolastico.
E l’italia?
Sul nostro Paese ritorneremo in successivi articoli, proseguendo con l’analisi dell’implementazione della Garanzia giovani e di altre politiche del lavoro. Venerdì scorso, 11 luglio, è stato approvato il piano operativo della GG italiana ed è in arrivo la prima, ancora limitata, tranche di finanziamenti (11 milioni di euro). All’avvio della Presidenza europea, l’Italia è dunque il secondo Paese ad avere potenzialmente le carte in regole. Niente più scuse dunque per i migliaia di "Telemaco" in cerca di qualche buona opportunità.
1Tale cifra fa riferimento all’allocazione dei fondi Yei e Fse per gli anni 2014-15, così come previsto dai rispettivi regolamenti. Il governo spagnolo ha inoltre deciso di allocare un’ulteriore quota del Fse, portando l’insieme dei finanziamenti europei dedicati alla Garanzia giovani a circa 2,33 miliardi di euro, ai quali si sommano i finanziamenti nazionali per un totale di circa 2,8 miliardi di euro.