Oggi a Salerno si è svolto il primo seminario di "La Città in Crescita", progetto promosso da diversi stakeholder nazionali e locali, grazie al supporto di Fondazione Banco di Napoli per l’Assistenza all’infanzia, per attivare e mantenere reti che possano divenire “Comunità Educanti” nell’ambito del Sistema Integrato zero-sei. L’obiettivo dell’iniziativa, in poche parole, è quello di proporre servizi sempre più rispondenti ai reali bisogni del territorio coinvolgendo già nella fase di elaborazione tutti gli attori territoriali interessati, attivando così processi di empowerment che coinvolgano la comunità nel suo insieme. Il seminario "Tuscan Approach e poli educativi 0-6" curato da Arianna Pucci, Pedagogista dell’Istituto degli Innocenti di Firenze, segna il primo passo concreto di questo percorso. Abbiamo chiesto a Pucci di spiegarci meglio questo tema e raccontarci il proprio punto di vista sullo zero-sei. Qui è disponibile l’elenco di tutti i seminari previsti dal progetto.
Lei oggi parlerà di “Tuscan approach”? Ci spiega meglio di cosa si tratta?
Ho conosciuto di recente la realtà del Consorzio La Rada e da subito ho potuto apprezzare il grande impegno del Consorzio per lo sviluppo del lavoro di rete sia all’interno, fra le cooperative consorziate, che con gli altri soggetti istituzionali del territorio, primo fra tutti il Comune di Salerno, per la co-progettazione dei servizi e degli interventi. Anche il Tuscan Approach racconta di una rete di esperienze, pubbliche e private, che operano nel contesto della Regione Toscana. Si tratta in questo caso di servizi educativi per l’infanzia che sono anche talvolta molto tra loro diversi, ma tuttavia contengono degli elementi comuni che ne costituiscono tratto identitario. Questi elementi li consideriamo le condizioni irrinunciabili per garantire la qualità delle esperienze che offriamo ogni giorno ai bambini e alle famiglie, e sono: la governance, la formazione del personale, l’organizzazione dello spazio, il curriculum flessibile e aperto al possibile, la partecipazione ed educazione familiare.
Qual è il suo punto di vista sull’attuale stato di attuazione della riforma sullo zero-sei nel nostro Paese?
Il decreto 65/2017 rappresenta senz’altro una tappa importante verso l’affermazione del diritto all’educazione di tutte le bambine e tutti i bambini a partire dalla nascita. Alcune novità introdotte dalla riforma non hanno tuttavia ancora piena attuazione e fra le più significative segnaliamo: la persistenza dei nidi nel novero dei servizi a domanda individuale, l’assenza di un ciclo di studi universitari specifico per gli educatori/insegnati, l’incertezza sui finanziamenti statali nel medio lungo termine. Tuttavia, leggiamo positivamente questa rinnovata attenzione sul tema nel paese sia da parte del decisore politico, che nei tanti contesti – come quello odierno – in cui si creano occasioni di incontro e di confronto sui progetti che – ci auguriamo – potranno mettere a valore le esperienze già in corso.
Quali sono a suo avviso gli aspetti su cui occorrerebbe intervenire prioritariamente affinché lo zero-sei diventi un elemento di forza per il sistema educativo italiano?
La riforma 0-6 si inserisce in un quadro di realtà nel quale, per quanto riguarda lo 0-3, i servizi sono ancora insufficienti e diffusi in maniera disomogenea nel Paese. E anche là dove i servizi ci sono non sempre riescono ad essere effettivamente accessibili alle famiglie, perché continua ad esserci una retta da pagare che non tutti possono permettersi. Diversa invece la situazione della scuola dell’infanzia che è generalizzata, presente ovunque e prevalentemente gratuita per le famiglie, ma che soffre del calo delle nascite ed è, già oggi, programmata per garantire un’offerta maggiore rispetto alla domanda. Servirebbe quindi di ragionare davvero in maniera integrata, coordinando la programmazione dei servizi e una distribuzione più equilibrata delle risorse economiche, sia a livello centrale che a livello territoriale e locale.
Questo approfondimento è parte del Focus ZeroSei