Dedicare una quota significativa del Fondo Next Generation EU al rafforzamento dei servizi educativi e scolastici per i bambini tra 0 e 6 anni e degli interventi a sostegno della genitorialità. È questa, in estrema sintesi, la proposta avanzata dall’Alleanza per l’infanzia – a cui aderisce anche il nostro Laboratorio – in collaborazione con la rete EducAzioni e contenuta nel rapporto “Investire nell’infanzia: prendersi cura del futuro a partire dal presente”. La proposta si articola in quattro punti che riguardano: 1) i servizi educativi 0-2 anni; 2) le scuole dell’infanzia; 3) le professionalità impiegate nei servizi e le condizioni di lavoro; 4) l’attuazione dei “Poli per l’infanzia”. Li presentiamo nel dettaglio di seguito.
I servizi educativi (0-2 anni)
Rispetto alla fascia 0-2 anni, l’obiettivo è quello di garantire un posto pubblico nei servizi educativi (in primis i nidi d’infanzia) ogni 33 bambini in tutto il territorio nazionale. Tali servizi (che possono essere gestiti direttamente dalla pubblica amministrazione o da altri enti autorizzati al funzionamento) dovrebbero essere finanziati dalla fiscalità generale e diventare gratuiti entro tre anni.
Per garantire una copertura di questo tipo, ai 159.849 posti oggi disponibili secondo l’Alleanza è necessario aggiungerne 298.848. Considerando che i costi medi sostenuti dalle amministrazioni per la creazione di un posto al nido ammontano a circa 16.000 euro servirebbero quindi 4,8 miliardi di euro (in conto capitale). Una cifra, questa, che potrebbe derivare dalle risorse di Next generation EU. Si tratta tuttavia di una cifra ampiamente superiore rispetto a quanto fino ad ora si è visto nelle proposte sull’uso delle risorse europee. A queste risorse andrebbe aggiunta una cifra stimata in circa 2,7 miliardi di spesa corrente annua che deve essere sostenuta dalla fiscalità generale. Infine, per arrivare a garantire la gratuità di questi servizi occorrerebbe aggiungere 1 miliardo e 325 milioni di euro l’anno, ovvero la spesa complessiva per utente oggi sostenuta dalle famiglie e dai Comuni.
Le scuole dell’infanzia (3-5 anni)
Rispetto alla scuola dell’infanzia la proposta dell’Alleanza è di garantire una copertura del 95% per il tempo pieno e la parziale gratuità nell’accesso al servizio (anche per quanto riguarda i costi delle mense scolastiche). Inoltre, la scuola dell’infanzia dovrebbe favorire l’integrazione dei bambini di cittadinanza non italiana. Attualmente il tasso di frequenza scolastica dei bambini dai 3 ai 5 anni è pari al 91,4% della popolazione residente in questa fascia di età. Tale percentuale tuttavia sale al 94% nel caso di bambini di cittadinanza italiana e scende a circa l’80% quando i bambini sono stranieri. Un bambino su dieci fra quelli iscritti alla scuola dell’infanzia non beneficia del tempo pieno e la spesa media annuale pro-capite per la mensa scolastica è pari a 735 euro.
Il costo stimato per arrivare a una generalizzazione del tempo pieno nella scuola per l’infanzia è di circa 120 milioni di euro l’anno. Questa cifra tuttavia andrebbe ulteriormente incrementata per garantire la parziale gratuità dei servizi di refezione scolastica.
Profili professionali e condizioni di lavoro
L’aumento dei tassi di copertura dei servizi educativi e per l’infanzia andrebbe accompagnato dal mantenimento (e in alcuni contesti dall’innalzamento) delle professionalità richieste a chi lavora in questo settore e da condizioni di lavoro adeguate rispetto ai salari, ai contratti di lavoro e alla sua organizzazione.
È quindi necessario investire risorse aggiuntive per assunzioni e percorsi di formazione integrata, e intervenire sui limiti alle assunzioni attualmente imposti agli enti locali. Sul piano contrattuale invece, tenuto conto dell’introduzione dell’obbligo della qualifica universitaria per gli educatori dei servizi per l’infanzia, sarebbe opportuno adeguare i sistemi di classificazione dei contratti collettivi (attualmente diversificati a seconda dell’ente che eroga il servizio) e promuovere la valorizzazione (in termini di inquadramento e di retribuzione) di questa figura professionale all’interno di tali contratti.
Integrazione del sistema 0-6 e Poli per l’infanzia
Infine, secondo l’Alleanza è necessario dare piena attuazione ai Poli per l’infanzia, previsti dal Dlg. 65/2017 come ambiti di coordinamento di tutti i servizi educativi per la fascia 0-6, collocando al loro interno anche i centri per bambini e famiglie (CBF).
Secondo quanto previsto dalla normativa, i Poli per l’infanzia dovrebbero accogliere, in un unico plesso o in edifici vicini, o comunque entro un unico coordinamento, più strutture educative e di istruzione rivolte a bambini fino a sei anni. Nel quadro di un percorso educativo integrato, i Poli dovrebbero poi potenziare la ricettività e favorire la continuità sia all’interno del ciclo 0-6 (e quindi tra servizi di base e integrativi) sia nel passaggio tra il segmento 0-2 e le scuole dell’infanzia, come anche nella transizione alla scuola primaria. Considerando il ruolo che svolgono i CBF (sia rispetto alla tutela del benessere dei singoli bambini e delle loro famiglie sia rispetto alla riorganizzazione integrata degli interventi rivolti all’infanzia) l’Alleanza per l’infanzia e la rete EducAzioni propongono di sostenere la creazione dei CBF proprio all’interno dei Poli per l’infanzia.
Guardare alle risorse europee
Per dare seguito a queste proposte sono necessari investimenti rilevanti. Il Rapporto, come segnalato più sopra, indica i fondi europei come una grande opportunità in questo senso. Gli investimenti proposti dall’Alleanza garantirebbero un rilancio del sistema educativo 0-6 ma porterebbero anche a crescita economica e sviluppo sostenibile. Per esempio, nell’immediato queste misure garantirebbero la creazione di posti di lavoro qualificati nel settore dell’educazione e dell’istruzione; la rete educAzioni stima che l’aumento dell’offerta nei servizi educativi 0-2 anni avrebbe un impatto diretto sul fronte occupazionale creando 42.600 posti di lavoro a tempo pieno. Nel lungo periodo, invece, l’accesso a un’educazione e a un’istruzione di qualità fin dalla primissima infanzia sarebbe garanzia di una riduzione delle disuguaglianze e quindi una maggiore coesione sociale. Una prospettiva che, anche a fronte della situazione degli ultimi mesi, si spera possa diventare quanto prima realtà.
Riferimenti
Investire nell’Infanzia: prendersi cura del futuro a partire dal presente