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Il concetto di finanza a impatto sociale trae origine dall’avere come obiettivo il perseguimento di un risultato sociale misurabile, capace di generare ritorno economico per gli investitori. In altre parole, le scelte di investimento non sono più determinate esclusivamente da valutazioni di rischio e di rendimento, ma si inserisce una “terza dimensione”, rappresentata dall’impatto sociale, cioè dalla capacità dell’investimento stesso di sostenere contemporaneamente processi di sviluppo, di innovazione e di inclusione sociale, risultando quindi in grado di reperire risorse aggiuntive per sostenere interventi sperimentali di innovazione che, altrimenti, non verrebbero finanziati.

Si tratta di un “ecosistema” che offre spazio per l’azione di numerosi soggetti: investitori istituzionali, fondazioni filantropiche d’impresa e fondazioni bancarie, intermediari finanziari, mondo della cooperazione sociale, Cassa depositi e prestiti. In questo contesto particolare interesse hanno suscitato i social impact bond/pay for success, quale strumento per le pubbliche amministrazioni al fine di realizzare, attraverso la partnership pubblico-privato, progetti a contenuto sociale, retrocedendo all’investitore privato parte dei risparmi realizzati grazie all’investimento stesso.

Il workshop “Investimenti a impatto sociale: analisi e opportunità”, organizzato da Itinerari Previdenziali e Assoprevidenza lo scorso 22 giugno a Roma, ha confermato non soltanto come gli investitori istituzionali siano ormai pronti a recepire tali strumenti, ma anche come intorno a questo filone della finanza, seppure ancora alle prime battute in Italia, si stiano consolidando quella vitalità e quella massa critica tali per farlo decollare e sviluppare ulteriormente, sul piano degli strumenti, delle potenzialità del mercato e dei player. L’evento, parte del ciclo di workshop "Welfare e investimenti a 360 gradi" – a seguito dei quali vengono predisposti dei Quaderni di approfondimento come il recente “Il Welfare come motore dell’economia: domiciliarità e servizi alla persona” curato anche da Percorsi di secondo welfare – è stato un’occasione per approfondire la tematica ponendo particolare attenzione agli aspetti maggiormente significativi per gli investitori istituzionali ai fini della decisione circa l’inserimento di social impact investment nel portafoglio.


I contenuti del workshop 

Ideale punto di partenza del pomeriggio di lavoro è stata la riflessione di Giuseppe Guerini, Consigliere di Social Impact Agenda per l’Italia, l’associazione che raccoglie l’esperienza dell’Advisory Board italiano della Social Impact Investment Taskforce, ne promuove il network nazionale, monitora i progressi effettuati e l’attuazione delle raccomandazioni sviluppate a livello europeo. Nel suo intervento ha affermato come “non solo è possibile coniugare business e sociale, ma è necessario. Si tratta ora di sperimentare quali siano gli strumenti più adatti per farlo e come diffondere tali pratiche”.

Lo stimolo è stato raccolto da Manfredo Carfagnini, Presidente Fondo Pensioni Personale BNL/BNP Paribas Italia, il quale sempre in riferimento al binomio business-sociale ha sostenuto che “l’obiettivo degli investitori istituzionali è anche quello di rivolgere l’attenzione ad investimenti che producano ricadute in ambiti per loro interessanti e che siano coerenti con quelle che sono le loro finalità. La novità è che in questo filone oggi possono strutturarsi operazioni che non presuppongono la rinuncia al rendimento”. Prioritari, in questo processo, risultano la mitigazione del rischio, la realizzazione di rendimenti e la predisposizione di un sistema di governance adeguato; quest’ultima, è una leva fondamentale per uno sviluppo affidabile di questo segmento di investimenti.

“Specialmente in una fase di crisi come quella attuale”, ha rimarcato Felice Damiano Torricelli, Presidente di ENPAP, in procinto di lanciare un set di progetti che coinvolgano gli psicologi iscritti e che possano essere finanziati tramite Social Impact Bond con risorse della Cassa “proprio questi strumenti possono risultare vincenti per tutti: gli psicologi che saranno coinvolti da questa operazione, il sistema di welfare, gli investitori e gli attori che sottostanno al modello”.

Il mercato, dal canto suo, si sta sviluppando rapidamente di fronte all’interesse crescente degli investitori. E insieme ad esso, anche gli attori che ruotano intorno a questo mondo: tra questi, Borsa Italiana che, come ha sottolineato Alessandra Franzosi, Head of Pension Funds & Asset Owners Institutional Investors, si è attivata da un lato nel facilitare il dialogo tra investitori ed emittenti di questi prodotti e dall’altro alto, nell’accompagnare i grandi cambiamenti industriali.

Provando a quantificarne l’aggregato, nello scorso anno come riferito da Marco Gerevini, Consigliere Delegato della Fondazione Housing Sociale di Fondazione Cariplo, a livello globale sono stati investiti 15 miliardi di dollari (di cui circa $18,6 mld in housing sociale) tramite impact investment, attraverso strumenti sia tradizionali (contributi pubblici, incentivi fiscali, redditi generati, donazioni, prestiti, equity) sia innovativi (microfinanza/microcredito, crowdfunding, charitable bonds, social bonds). A riprova della validità di tali investimenti, uno studio del 2014 di Cambridge Associates ha confrontato 51 fondi di private investments che perseguono obiettivi di finanza sociale con un benchmark di 700 fondi tradizionali che operano negli stessi Paesi e settori, scoprendo che nel periodo 1998-2010 l’Impact Investment Benchmark ha registrato un rendimento medio del 6,9% rispetto all’8,1% dei fondi tradizionali. Nel panorama italiano, dove la finanza sociale tende ancora a rivolgersi per lo più verso strumenti finanziari tradizionali, ad andare per la maggiore sono i settori della famiglia, dell’inclusione sociale e dell’housing sociale, e proprio in quest’ultimo ambito la Fondazione Housing Sociale di Fondazione Cariplo gioca un ruolo di primissimo piano in Italia e non solo.

In tendenziale stagnazione tanto in Italia quanto nel resto del mondo, dove si segnalano circa 50 esperimenti per poco meno di 80 milioni di dollari investiti, appare la diffusione dei Social Impact Bond, come ha affermato Davide Dal Maso, Partner di Avanzi, nel corso della sua relazione che si è focalizzata sull’analisi dei SIB.

Il workshop si è chiuso con una interessante tavola rotonda alla quale hanno partecipato, tra gli altri, i sostenitori dell’intera iniziativa: UBI Banca, Quadrivio Capital SGR e Oltre Venture, i quali hanno illustrato i rispettivi approcci agli strumenti di investimento ad impatto sociale, le strategie di mercato seguite in questi anni e le esperienze maturate, testimoniando ancora una volta come la chance di coniugare obiettivi sociali e ritorno economico sia una scelta perseguibile, concreta, reale, e soprattutto, appealing per i tanti investitori che l’hanno già intrapresa.


Riferimenti

I materiali del workshop