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Primo Welfare

Con il termine “primo welfare” ci riferiamo al sistema tradizionale di protezione sociale organizzato e gestito dallo Stato tra fine Ottocento e inizio Novecento per rispondere a rischi e bisogni sociali dei cittadini. Per questo esso è spesso indicato anche come “Welfare State” o “Stato Sociale”

Il primo welfare include una serie di politiche pubbliche e programmi “essenziali” – come pensioni, assistenza sanitaria, tutele contro la disoccupazione, istruzione, politiche per la famiglia, politiche abitative, etc. – che intendono garantire il benessere dei cittadini attraverso la redistribuzione delle risorse e la fornitura di servizi.

Il primo welfare rappresenta quindi la base del sistema di protezione sociale. Su di esso si innestano le evoluzioni e le integrazioni del secondo welfare, che coinvolge attori non-pubblici (Terzo Settore, aziende, corpi intermedi…) per rispondere ai rischi e bisogni in una logica sussidiaria e integrativa rispetto alle politiche pubbliche tradizionali.

Di seguito i nostri articoli in cui approfondiamo dinamiche e esperienze realizzate nel perimetro del primo welfare.

Flaviano Zandonai, membro del Comitato Scientifico della Fondazione Easy Care, ci propone alcuni dati sull’utilizzo dell’Indennità di Accompagnamento da parte di cittadini con problematiche legate alla Long Term Care.
Le organizzazioni del “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza” hanno scritto una lettera aperta al Presidente Draghi e ai Ministri Orlando e Speranza, affermando che “è arrivato il momento del Sistema Nazionale Assistenza Anziani”.
Il ripensamento e miglioramento del welfare aziendale è uno dei tasselli fondamentali per intervenire sul problema della denatalità in Italia. Ce ne parla Paolo Riva in questo articolo.
I dati raccolti da Excursus+ indicano come nel mese scorso siano stati pubblicati solo 9 bandi per un totale di 340 milioni di euro, con un netto rallentamento rispetto ad aprile.
Le politiche per i giovani devono saper guardare lontano, promuovendo il loro benessere in senso ampio. Su Buone Notizie del Corriere della Sera la nostra Chiara Agostini indica alcuni esempi da cui partire.
Il gender gap nel settore informatico, digitale, delle tecnologie e della formazione nelle materie STEMè ancora troppo ampio. C'è bisogno di intervenire per raggiungere la parità di genere.