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lavoro

Il 12 novembre si è svolto a Parigi il secondo summit dei leader europei sulla disoccupazione giovanile. Dal vertice sono arrivate rassicurazioni circa l'impegno dei diversi Paesi membri e dell'Unione per contrastare un fenomeno che, seppur con intensità diverse, sta ormai attraversando tutta Europa.
La legge Biagi, approvata dal Parlamento esattamente dieci anni fa, ha segnato un punto di svolta decisivo per il mercato del lavoro italiano. La mancata attuazione di parte della riforma, che mirava a un mercato del lavoro più dinamico e omogeneo, ha creato una dualizzazione del sistema a tutto svantaggio delle fasce economicamente più vulnerabili.
In Germania le ore lavorate per addetto sono in media 1.413 all’anno, molto meno che in Grecia (2.032) e in Italia (1.750). Il prodotto per ora lavorata è tuttavia molto più alto che nei quattro Pigs, uno dei più alti dell’area Ocse. La Grande Recessione ha colpito anche la Germania, ma la ripresa è già cominciata e la disoccupazione è al 5%. Qual è il segreto di questo invidiabile successo?
Il 7 agosto la Camera ha finalmente approvato il disegno di legge contenente le misure urgenti per la promozione dell'occupazione, in particolare quella giovanile, e della coesione sociale. Gli obiettivi? Aumento delle assunzioni a tempo indeterminato, miglioramento del funzionamento del mercato del lavoro e del sistema di tutele per i lavoratori.
Alti tassi di inattività, bassa fertilità, povertà fra i minori ai massimi in Europa: questo circolo vizioso affligge da almeno due decenni il nostro Paese. Una vera e propria trappola da cui è urgente uscire per imboccare il cammino di una crescita non solo women-friendly, ma anche capace di valorizzare competenze e talenti oggi trascurati e discriminati.