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Primo Welfare

Con il termine “primo welfare” ci riferiamo al sistema tradizionale di protezione sociale organizzato e gestito dallo Stato tra fine Ottocento e inizio Novecento per rispondere a rischi e bisogni sociali dei cittadini. Per questo esso è spesso indicato anche come “Welfare State” o “Stato Sociale”

Il primo welfare include una serie di politiche pubbliche e programmi “essenziali” – come pensioni, assistenza sanitaria, tutele contro la disoccupazione, istruzione, politiche per la famiglia, politiche abitative, etc. – che intendono garantire il benessere dei cittadini attraverso la redistribuzione delle risorse e la fornitura di servizi.

Il primo welfare rappresenta quindi la base del sistema di protezione sociale. Su di esso si innestano le evoluzioni e le integrazioni del secondo welfare, che coinvolge attori non-pubblici (Terzo Settore, aziende, corpi intermedi…) per rispondere ai rischi e bisogni in una logica sussidiaria e integrativa rispetto alle politiche pubbliche tradizionali.

Di seguito i nostri articoli in cui approfondiamo dinamiche e esperienze realizzate nel perimetro del primo welfare.

Una maggiore conoscenza finanziaria può aiutare le famiglie a prevenire la vulnerabilità e il rischio di esclusione, ma non basta. Serve un reddito che permetta di avere condizioni di vita degne e che consenta alle famiglie di accantonare risorse, così da poterle utilizzare al meglio, con competenza finanziaria, per il proprio benessere.
Il portale OpenPNRR offre nuove informazioni oltre 260mila progetti finanziati con i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma restano lacune e incongruenze a causa della scarsa trasparenza dello Stato.
Bilanciare vita e lavoro è un bisogno sempre più avvertito ma ancora molto difficile da soddisfare adeguatamente in Italia. A tratti sembra qualcosa di raro ed eccezionale, soprattutto per alcune categorie.
Con l’attribuzione del lavoro produttivo agli uomini e di quello riproduttivo alle donne, la società ha “risolto” il problema della cura scaricandolo quasi completamente sulle donne, ingabbiate in un ruolo che sin da piccole le mortifica e le opprime. Ma cambiare si può e dipende molto anche dagli uomini, oltre che dalle leggi.
Come funziona una “scuola senza voto”? Perché un professore dovrebbe valutare attraverso dei riscontri descrittivi? E, soprattutto, questo metodo funziona? Tre docenti hanno risposto a queste e altre domande, sfatando alcuni miti legati alla valutazione educativa
Una ricerca del Collegio Carlo Alberto, in collaborazione con la Fondazione Ufficio Pio e la città di Torino, mette in luce come la scarsa informazione, la cultura familiare e le difficoltà economiche influiscano sulla bassa frequenza nei servizi per la prima infanzia nel nostro Paese.